Ricordate Scratch My Back, il disco di cover da Peter Gabriel interpretato? Ebbene l’operazione, risalente al 2010, volge al suo naturale epilogo proprio nell’anno corrente, grazie alla pubblicazione di I’ll Scratch Yours in uscita prossimamente.
“Grattami la schiena (Scratch My Back) e io gratterò le vostre (I’ll Scratch Yours)”. Ai tempi si pensava che il curioso escamotage potesse servire semplicemente per promuovere l’uscita del disco e invece… tutto si può dire ma non che Peter Gabriel non sia uomo di parola! Lou Reed, David Byrne, Paul Simon – tanto per citarne alcuni – si sono messi a ricantarne “il tratto” coverizzandolo e quindi restituendo il favore.
Ora, tale operazione era così necessaria?
La prima delle due opere all’indomani della pubblicazione fu tiepidamente accolta da pubblico e critica, tanto da scatenare spiacevoli commenti sul fatto che l’artista di Bath, fosse giunto oramai “a fine corsa”. I maligni definirono quelle suite come “musica geriatrica”.
Ecco, prima di “dare aria alla bocca”, sarebbe bastato comprendere che l’opera rivelava la volontà precisa dell’artista di non prendersi troppo sul serio: “Voglio semplicemente cantare canzoni non mie – dichiarò ai tempi – ma vorrei che alla fine gli artisti da me omaggiati facessero lo stesso con le mie canzoni”. Un piacevole divertissement, un modo come un altro per indossare l’ennesima maschera e semmai ricordare ai più che a fine corsa lui difficilmente arriverà: l’opera omnia da lui prodotta sembra in realtà un’autostrada verso il futuro, il cui pedaggio potrebbe chiamarsi eternità.
Ma torniamo al disco. Convincere i mostri sacri succitati ad appartenere, non è esattamente impresa da poco, anche se, di fatto, il miracolo è avvenuto. Ancor prima di ascoltare il risultato nella sua interezza è possibile, in questi giorni, sentire Games Without Frontiers rielaborata dagli Arcade Fire.
La rilettura – a dire il vero – lascia indifferenti, alimentando il sospetto che difficilmente I’ll Scratch Yours raggiungerà l’intensità emotiva della prima parte del lavoro; Scratch My Back, infatti, si avvale di uno studio compositivo senza precedenti, orchestrato da un ensemble musicale pari a una cinquantina di elementi, diretti dal Maestro Ben Foster. Della serie “facciamo pure delle cover ma prima… tabula rasa sia!”.
Non ci credete? Ascoltate allora My Body Is a Cage degli Arcade Fire, già un capolavoro l’originale ma nella versione di Gabriel si toccano quote assai rarefatte. Proseguite ascoltando Heroes, depauperata dell’originaria maledizione, risplende come fosse una “lode all’Inviolato”. Che dire poi di Street Spirit dei Radiohead? Riveduta e corretta assume toni da lamento funebre al quale nulla è possibile aggiungere sennonché… la decisione di Thom Yorke di “non grattare a sua volta la schiena” a Peter resta un vero peccato. Ancor più peccaminoso pensare che la band, magari qualche anno fa, pur di omaggiare un mostro sacro come Gabriel avrebbero fatto carte false ma come si sa, il successo trasforma.
Qualcuno dirà: “Ok ma il disco non è esattamente musica per un’estate al mare”. Se il significato di musica leggera non fosse stato nel tempo travisato dalle masse, sarebbe questa un’operazione concreta ma in un momento storico in cui l’ascolto non richiede attività cerebrale “in modalità on”, ecco che un progetto di tali proporzioni rischia di essere fagocitato sotto l’egida della superficialità.
In ogni caso, restate tranquilli, l’album uscirà alla fine di settembre; perfetto a quel punto per riporre nel cassetto le orribili infradito, dimenticare Get Lucky e favorire nei toni e nei modi, il crepuscolo autunnale.
9 canzoni 9 … grattandosi la schiena
Lato A
Intro • The XX
Tesselate • Alt J
Get Lucky • Daughter
Hurricane • Ms Mr
Lato B
Queen of Denmark • Sinead O’Connor
The Other Side • David Gray
The Same Deep Water As Me • I Am Kloot
Loving the Alien • David Bowie
Game Without Frontiers • Peter Gabriel