Tosi contro la Kyenge. Domenica la ministra Cecile Kyenge è in visita a Verona, regno incontrastato del sindaco leghista Flavio Tosi. E qui, dal consiglio comunale scaligero, la Kyenge ha ricevuto lo smacco più grande. Non i soliti insulti razzisti di qualche idiota. Giorni fa, infatti, il consiglio comunale ha approvato una mozione contro la proposta di conferire la cittadinanza italiana in base al principio ius soli, cioè i nati sul territorio nazionale, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.
Nella mozione, dopo i soliti ma in questo momento necessari convenevoli visti i cori razzisti, si “esprime tutta la riprovazione per la degenerazione del dibattito politico in insulti e offese agli avversari politici da parte di esponenti con incarichi pubblici e istituzionali, in primis quelle al ministro per l’integrazione Cecile Kyenge”.
Tutto bene? No, perché qui viene l’affondo: il consiglio comunale “sottolinea che i fattori più importanti per l’integrazione per gli immigrati sono il lavoro, la lingua, l’abitazione, la scuola per i figli, fattori concreti sui quali sono impegnati in prima linea i comuni e non il governo, impegnato su un astratto dibattito sulla cittadinanza attraverso lo ius soli, al quale il comune di Verona rimane fermamente contrario”.
Bocciata, invece, la mozione del Pd che esprimeva “la riprovazione per ogni forma di immotivata e gratuita volgarità, segno di una sottocultura del livore e del pregiudizio sessista”. Una condanna concordata anche con il centrodestra, che poi, però, si smarcava e votava la sua mozione di disapprovazione dello ius soli, assieme ai leghisti. Chi ha, infatti, votato la mozione della maggioranza, a parte il voto scontato dei leghisti, sono stati pure i transfughi del Pdl eletti nella lista Tosi. Proprio quel centrodestra che dovrebbe sostenere a livello nazionale la proposta del ministro Kyenge.
E’ più che probabile che il voto di Verona sia il preludio di quello che succederà a livello nazionale: l’affossamento dello ius soli da parte di quasi tutto il Centrodestra, nonostante i propositi del governo Letta e della ministra Kyenge. La lega ne farà una battaglia campale ed elettorale e costringerà il partito di Berlusconi a seguirla sulla stessa strada. Altro che governo delle grandi intese, semmai delle piccole, anzi delle inesistenti intese di cambiamento.