La libertà di espressione attraverso l’arte è salva. Almeno per ora.
Lo scorso 16 luglio il tribunale di Madrid ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata dalla “Fondazione Francisco Franco” contro Eugenio Merino, artista madrileno che traspone in sculture iperrealiste il suo sguardo provocatorio sulla società e sulla storia.
«Always Franco» è il titolo dell’istallazione di Merino finita sotto processo.
Nel febbraio 2012 al festival internazionale di arte contemporanea “ARCO” di Madrid, l’artista ha presentato la sagoma del dittatore di origine galiziana in un frigo da bar con i bordi segnati dal logo rosso della bevanda più famosa al mondo.
Il “Caudillo” rinchiuso in una piccola cella frigorifera, come ibernato, caduto in un letargo vivo, quasi presente. Vestito in alta uniforme militare, come si addice al despota che si appresta ad assistere ad una parata di regime, con i piccoli occhi nascosti dietro occhiali da sole, accessorio che segna un distacco e attribuisce “carisma e sintomatico mistero”. Con un logo rosso in risalto a conferire un ruolo contemporaneo, universale ad una presenza che pure fa discutere, che imbarazza.
«E’ un’opera artistica che causa sorpresa per la insolita ubicazione del personaggio storico, al più può considerarsi caricaturale, umoristica» conclude la sentenza numero 150 del tribunale madrileno.
Opera, quindi, che non offende l’onore e la dignità della Fondazione Franco, associazione costituita nel 1976, un anno dopo la morte del dittatore, per “esaltare le virtù politiche e personali del Generalissimo” (articolo 6 dello statuto). La Fondazione chiedeva ai giudici che l’artista fosse condannato a pagare un risarcimento di 18.000 euro e, in via cautelativa, che venisse inibita l’esibizione dell’installazione «Always Franco» in futuri eventi.
La difesa dell’artista ha evidenziato il valore puramente artistico della scultura, con il Caudillo visto come personaggio pubblico che ancora incide sulla società iberica, al punto che la sua immagine è congelata nella mente degli spagnoli.
Il giudice Rocío Nieto Centeno la pensa allo stesso modo.
Così il profilo di Francisco Franco Bahamonde, meglio noto come Francisco Franco, quasi del tutto scomparso dalle piazze e dalle strade delle città, potrà preservarsi come icona in un frigo da bar, di quelli che nelle torride estati rinfrescano lattine colorate e bottigliette di vetro.