Studioso raffinato, giurista e magistrato, Paolo Maddalena ha una lunga frequentazione con le più alte istituzioni. Oggi è vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, dopo averne fatto parte per anni e averla presieduta.
Che ne pensa della riforma dell’articolo 138 della Costituzione?
Da un lato mi pare un gesto poco ortodosso nell’ambito del rispetto delle istituzioni quello di discettare senza avere informazioni certe. Vorrei leggere un testo, avere qualcosa di scritto.
Però un’idea ce l’ha, no?
Devo premettere che nella commissione c’è un ottimo costituzionalista, Massimo Luciani, che conosco e di cui ho molta stima e fiducia. Ora, lui mi ha detto di non comprendere il “fuoco amico” sul lavoro che sta facendo. Eppure, mi assicura, stanno lavorando senza intaccare la Carta, senza stravolgerla.
Ma allora che la toccano a fare se il loro intervento è così ininfluente?
Modificare il doppio passaggio fra Camera e Senato, un certo eccesso garantista risalente al dopoguerra, sono cose di cui si potrebbe anche parlare. Ma modificare la procedura per la revisione della Costituzione è ben altro. Non comprendo il motivo: perché lo fanno? Vogliono per caso modificare in fretta tutta la Costituzione? Secondo me si nasconde una riserva mentale.
Eppure ci dicono che è cosa di poco conto.
Non è affatto cosa di poco conto. Anzi. Ci dicono che poi c’è l’istituto del referendum: è solo fumo negli occhi. E poi si vuol aggirare l’opinione pubblica. In realtà la modifica dell’articolo 138 non ha una spiegazione logica: stava tanto bene così come stava. E mi nascono i dubbi perché accorciare i tempi come vogliono per modificare la Costituzione significa permettere colpi di mano.
Ma in termini di diritto questa revisione è legittima.
Certamente. Ma la Corte Costituzionale ha sancito che vi sono principi costituzionali che sono immodificabili. Tanto per fare un esempio: non è che un domani si potrà dire “l’Italia è una monarchia”, oppure “è un’oligarchia”. Ecco, fra questi principi includo anche il procedimento di revisione. Per cambiare la Costituzione ci vuole una cosciente partecipazione dei cittadini. Anzi questa partecipazione va tutelata. Negli atti della Costituente si parla di tutto ciò in maniera molto chiara.
I Costituenti parlavano anche di larga condivisione, che è ben altra cosa dalle larghe intese.
Questo Parlamento non ha l’autorità morale per cambiare la Costituzione. Sono d’accordo con quanto ha dichiarato Settis al Fatto : sono “nominati” e non eletti. Col porcellum non è possibile formare una costituente, l’unica e vera fu quella del ’46 e ’47. E poi non capisco anche un’altra cosa: fatto salvo che il Parlamento sia moralmente e politicamente legittimato, perché il lavoro di discussione per cambiare la Costituzione viene tolto ai parlamentari e dato a una commissione? Anche questa è una distonia.
Napolitano nel suo mandato ha sempre difeso la Costituzione, l’ha richiamata più e più volte considerandola come fosse quasi un testo sacro delle nostre istituzioni. Perché oggi non si erge a garante come ha sempre fatto?
Conosco personalmente il Presidente della Repubblica per motivi professionali, visto il mio incarico alla Corte Costituzionale. Ho sempre avuto l’impressione che Napolitano abbia fatto bene in molte occasioni. Ora credo che sia preoccupatissimo per l’ordine sociale, per il risultato delle elezioni e l’instabilità di governo. Perciò obtorto collo ha dovuto mediare. Ma è una cosa atroce: se c’è qualcuno che merita di esser mandato via a calci per aver perseguito solo i suoi interessi personali questo è l’esponente a capo della destra – e basti pensare alle leggi ad personam che abbiamo dovuto esaminare in Camera di Consiglio alla Corte Costituzionale.
Ma il silenzio di Napolitano, quindi la tenuta della legislatura, val la pena rispetto alla questione?
Ognuno agisce come crede. Io sono combattivo: mi esporrei in prima persona per tutelare la Costituzione. Non starei in silenzio come Napolitano, che reputo uomo di tutto rispetto: avrà i suoi motivi, che però a mio avviso potrebbero anche essere sbagliati. Sono sicuro che lui ritenga che siano giusti. Del resto bisogna dargli ragione sul fatto che non c’è alternativa a questo governo, e se si va a rielezione col porcellum non si farebbe un passo avanti. Ma piuttosto che la riforma costituzionale bisognerebbe procedere a una nuova legge elettorale.
Twitter @filonio
Da Il Fatto Quotidiano del 1 agosto 2013