L'uomo si trovava a Santo Domingo. Oltre un anno fa era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm, quando era guidata da Massimo Ponzellini. E' accusato di associazione per delinquere visto che il reato di corruzione, inizialmente contestato, è caduto dopo la remissione della querela da parte della banca
Si è costituito dopo oltre 14 mesi di latitanza Francesco Corallo, il cosiddetto ‘re delle slot machine’, destinatario nel maggio 2012 di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm, quando era guidata da Massimo Ponzellini.
Il 29 maggio 2012, infatti, Ponzellini era finito agli arresti domiciliari accusato, tra le altre cose, proprio di un finanziamento sospetto da circa 150 milioni di euro concesso alla società Atlantis/B-plus – attiva nel settore dei giochi d’azzardo e di cui era titolare Francesco Corallo – per comprare nuove slot machine, in cambio di una mazzetta da oltre un milione di euro girata all’ex presidente di Bpm e la promessa di 3,5 milioni di sterline.
Corallo, che deve rispondere anche di associazione per delinquere, è rimasto latitante per oltre un anno a Santo Domingo. Ieri, come riportano Corriere della Sera e Repubblica, il titolare di Atlantis si è consegnato alle forze dell’ordine all’aeroporto di Roma Ciampino, dopo essere atterrato con un volo privato.
Nell’indagine sulla Bplus, durante una perquisizione svolta a Roma dalla Guardia di finanza nel novembre 2011, un computer venne sottratto dal parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta che, evocando l’immunità parlamentare, si era presentato negli uffici di piazza di Spagna proprio in soccorso dell’amico Corallo. Il titolare della Atlantis, infatti, per evitare la perquisizione dei finanzieri, aveva sostenuto di essere ambasciatore Fao di un paese dei Caraibi. Mentre gli inquirenti verificavano al ministero degli Esteri se la versione di Corallo fosse vera, nei locali di piazza di Spagna erano intervenuti ben quattro avvocati, tra cui anche l’allora deputata di Fli Giulia Bongiorno. A un certo punto si era presentato anche il deputato Pdl Amedeo Laboccetta, che dopo essersi qualificato, aveva rivendicato la proprietà del computer presente negli uffici portandoselo via. Un gesto che gli costerà un’accusa di favoreggiamento anche a seguito delle numerose contraddizioni emerse tra lo stesso Laboccetta e Corallo che aveva rivendicato il possesso del pc da parte di una sudamericana presente nella casa/ufficio di piazza di Spagna al momento della perquisizione.
Nei documenti sequestrati dalla Gdf, si trovarono anche tracce di un conto off shore intestato a James Walfenzao, lo stesso fiduciario della società Printemps che acquistò la casa di Montecarlo in cui viveva Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini.
Ora Corallo sarà interrogato dal gip di Roma. L’interrogatorio di garanzia per rogatoria è stato disposto dal gip di Milano Cristina di Censo, il giudice che l’anno scorso aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Corallo e delle altre persone dell’ambito dell’inchiesta, vicina alla chiusura, dei pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici su Bpm. Fu allora che l’ex presidente della banca Massimo Ponzellini finì ai domiciliari. Corallo risponde di associazione per delinquere in quanto il reato di corruzione, inizialmente contestato è caduto poiché Banca popolare di Milano mesi fa ha rimesso la querela.