Intervista al Mattino del presidente del collegio che ha giudicato il Cavaliere. Lui smentisce le frasi sulla sentenza, ma il quotidiano conferma. Il Pdl attacca, Ghedini invoca il Csm: "Fatto gravissimo. Riflessi su sentenza". Ma fonti della Cassazione replicano: "Intervista non inficia. Verdetto emesso"
“Nessuna fretta con Silvio Berlusconi, era doveroso salvare processo da prescrizione“. Parola del presidente della sezione Feriale, Antonio Esposito, che il 1° agosto ha confermato la condanna del Cavaliere per frode fiscale. Ma a far discutere non sarà questa riflessione contenuta in una intervista al Mattino, ma il ragionamento – già smentito via agenzia – in cui la toga avrebbe sostenendo che il leader del Pdl non poteva non sapere del meccanismo della frode che lo porterà a scontare un anno. Il giudice, finito nel mirino dei giornali vicini a Berlusconi, fa anche sapere che si difenderà “nelle sedi opportune” dagli attacchi subiti. Ma il Pdl insorge contro lui e contro un’affermazione che nel colloquio appare tra virgolette. L’avvocato Ghedini invoca il Cms: “Fatto gravissimo. Riflessi sulla sentenza”. Ma fonti della Cassazione dicono no a questa ipotesi; l‘intervista “non inficia, né cambia la decisione sul processo Mediaset”. I giudici della Suprema Corte rilevano come il verdetto “è già stato emesso e sancito con la pubblica lettura del dispositivo in aula al termine dell’udienza”.
L’intervista del presidente Esposito al quotidiano il Mattino: “Berlusconi sapeva”. Silvio Berlusconi non è stato condannato “perché non poteva non sapere”, ma “perché sapeva”. Insomma un giudizio di merito ancor prima che sia passata la buriana sul verdetto, a due giorni dalla manifestazione di piazza del Pdl di domenica con il Cavaliere che si dichiara innocente, e da un giorno dall’incontro Brunetta-Schifani con Napolitano. Nell’intervista il giudice sottolinea che non c’è stata “fretta nel processo. Abbiamo solo attuato un doveroso principio della Cassazione, quello di salvare i processi che rischiano di finire in prescrizione”. Ma alla domanda del giornalista se esista un principio giuridico secondo cui si può essere condannati in base al presupposto che l’imputato “non poteva non sapere”, la toga risponde: “Assolutamente no, perché la condanna o l’assoluzione di un imputato avviene strettamente sulla valutazione del fatto-reato, oltre che dall’esame della posizione che l’imputato occupa al momento della commissione del reato o al contributo che offre a determinare il reato. Non poteva non sapere? Potrebbe essere una argomentazione logica, ma non può mai diventare principio alla base di una sentenza”. Insomma il giudice ha risposto, parlando in astratto e senza riferimento al processo Mediaset, ma il colloquio riguardava la frode fiscale contestata a Silvio Berlusconi e non un altro imputato. Il sillogismo quindi è stato automatico. Alla domanda come si giunge alla condanna il giudice spiega: “Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio o Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. È un po’ diverso dal non poteva non sapere”.
La smentita del giudice: “Passaggio completato inventato”. Ma il giudice fa arrivare una smentita e anzi proprio in riferimento all’ultima risposta il magistrato bolla il passaggio come “‘completamente inventato”. Esposito smentisce anche “di aver pronunziato, nel colloquio avuto con il cronista – rigorosamente circoscritto a temi generali e mai attinenti alla sentenza, debitamente documentato e trascritto dallo stesso cronista e da me approvato – le espressioni riportate virgolettate: ‘Berlusconi condannato perché sapeva non perché non poteva non sapere'”. E fa sapere che “il testo dell’intervista da pubblicare, inviatomi dal giornalista del Mattino dopo il colloquio telefonico, è stato manipolato”. Ma il direttore del Mattino, Alessandro Barbano, su Radio1 ha confermato tutto e ha spiegato che il quotidiano ha una registrazione della conversazione.
Il direttore del Mattino Alessandro Barbano: “Intervista letterale”. ”Posso assicurare a voi e ai miei lettori che l’intervista è letterale, cioè sono stati riportati integralmente il testo, le parole e le frasi pronunciate dal presidente di cui ovviamente abbiamo prova” spiega Alessandro Barbano, direttore del Mattino, intervenuto al programma di Radio1. “Non posso commentare la smentita ma posso commentare, di fronte a qualunque sede, che il presidente Esposito ha pronunciato esattamente le parole con la sintassi e la conseguenza logica con cui noi le abbiamo pubblicate”. “Ovviamente sì”, ha risposto poi Barbano alla domanda se Il Mattino fosse in possesso della registrazione dell’intervista. Quanto ai motivi della smentita, “posso immaginare che il presidente della Cassazione abbia valutato a posteriori che, in qualche modo, spiegare le motivazioni della condanna prima di averla emessa possa avere per lui un ritorno non positivo. Però non è una colpa da attribuire ai giornalisti, ma alla responsabilità e alla maturità di chi parla”.
Il Pdl insorge, Bondi: “E’ un nuovo stile della Cassazione?”. Il partito, che da giorni si è stretto intorno al Capo, fa partire strali feroci nei confronti del presidente degli ermellini: “E’ normale che il giudice Esposito entri nel merito della sentenza della Cassazione con un’intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale? E’ questo il nuovo stile dei giudici della Cassazione? Io credevo che i giudici parlassero attraverso le sentenze, anche se controverse, e che i magistrati fossero ‘la bocca della legge’. Ma vuol dire che mi sbaglio” dice Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, che solo qualche giorno fa aveva evocato un rischio di guerra civile dopo il verdetto. “Al di là dei contenuti, risibili e assai discutibili, l’intervista sul ‘Mattino’ dell’ineffabile presidente della sezione feriale della Cassazione, Antonio Esposito, è gravissima” dichiarata del Pdl Luca d’Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera. “I magistrati, e ancor più i giudici, dovrebbero parlare solo con le sentenze (anche quando ci si vergogna di esse) e questo principio dovrebbe valere oggi più che mai, per non alimentare tensioni ed esacerbare un popolo di milioni di persone che vuole giustamente reagire a quella che ritiene una grave ingiustizia.Auspichiamo che il ministro della Giustizia -conclude D’Alessandro- promuova un’azione disciplinare e prenda immediati provvedimenti nei confronti del giudice Esposito”. Secondo d’Alessandro poi la rettifica del giudice è inutile.
“Come valuterebbe il giudice Esposito il caso di un imputato che si comportasse come ha fatto lui, ovvero, dichiarasse palesemente il falso? Complimenti, signor giudice!” afferma Daniela Santanchè. “Siamo trasecolati di fronte al fatto che il presidente di una sezione della Cassazione faccia interviste ai giornali e pasticci talmente le cose da essere anche costretto a smentirne alcune parti. Giustamente il senatore Bondi – dice Fabrizio Cicchitto – ha ricordato che i giudici dovrebbero parlare solo attraverso le sentenze ma ormai siamo al punto che alcuni magistrati, sapendo che fanno politicacon le loro sentenze allora tanto vale che le difendano sui giornali, in televisione, in attesa di poterle difendere in Parlamento“. “Non entro nel merito delle dichiarazioni rese dal presidente di un collegio penale della Cassazione in merito ad una sentenza, clamorosa per scelte tecniche, non ancora depositata. Entro però, e con decisione, sul metodo – Francesco Sisto, presidente della commissione Affari Istituzionali della Camera – dove è finita la riservatezza, la compostezza, il proverbiale aplomb dei giudici di legittimità?”. ‘Su Twitter anche il commento di un componente del governo: “Siamo al deposito delle motivazioni in edicola. Senza parole” scrive il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello (Pdl).