Politica

Liberarsi di Berlusconi. E del governo Letta

Non è facile liberarsi di Silvio Berlusconi, l’attempato ma ancora arzillo leader politico che incarna alla perfezione il capitalismo dei magliari che sta distruggendo l’Italia. La sua forza principale non risiede peraltro tanto in sé, nei suoi pur troppi soldi, nelle squallide centinaia di figuranti affittati a qualche euro, un panino o una bibita che hanno manifestato a suo favore domenica a Roma. La sua forza principale risiede nelle forze politiche che dovrebbero contrastarlo. A cominciare da coloro che si ostinano a proseguire l’esperienza di un governo assolutamente inutile e anzi dannoso. Mentre è probabile che prossime elezioni con una legge elettorale democratica e Berlusconi ai domiciliari o ai servizi sociali, il PdL subirebbe un inevitabile ridimensionamento, costoro si ingegnano ad ogni modo per garantirgli un futuro decisivo nelle nostre vite.

Liberarsi di Berlusconi è invece un passo necessario, anche se non sufficiente, per dare un futuro all’Italia. La sua fine politica significherebbe infatti un duro colpo per le pratiche che ci hanno portato a questo punto. Evasione fiscale, lavoro nero, connivenza con le mafie, subalternità nei confronti di tutti i poteri forti possibili, spregio per lo Stato di diritto. Senza questo piombo berlusconiano (e non solo) sulle ali, l’Italia potrà riprendere il suo volo, facendosi valere in sede europea e internazionale e ponendo precisi argini al potere della finanza internazionale che sta distruggendo il pianeta. E chiedendo una netta trasformazione dell’Europa, da strumento delle lobby capitalistiche e finanziarie ad alleanza fra Stati e popoli orientata a conseguire il benessere dei cittadini realizzandone i diritti.

Anche la destra potrebbe trovare dei rappresentanti finalmente all’altezza. Ad esempio Matteo Renzi. E la sinistra potrebbe per converso ritrovare se stessa. Perfino Berlusconi potrebbe cominciare una nuova vita, svolgendo finalmente un’attività socialmente utile e non nociva, ad esempio accettando la proposta che gli ha fatto Mario Capanna. Si tratterebbe insomma di un passaggio essenziale e virtuoso.

Proprio per questo però, è meno facile di quanto si sarebbe potuto credere. Pur condannato, Silvio continua ad esercitare il suo malefico potere di condizionamento. Anzi, si aggrappa con le unghie e i con i denti al governo Letta perché sa che solo in questo modo potrà ritardare la sua fine.

Non si può addirittura scartare l’ipotesi che qualcuno sia all’opera, negli oscuri anfratti di qualche palazzo, per salvarlo dalla condanna. L’ipotesi della grazia pare improbabile. Come scrive Domenico Gallo, “la grazia a Berlusconi non sconfesserebbe soltanto la giurisprudenza della Corte costituzionale, delegittimandone la funzione di garanzia, ma inciderebbe direttamente sul principio supremo della divisione dei poteri, in quanto Berlusconi verrebbe sottratto dal dovere dell’osservanza della legge penale, che grava su indistintamente su tutti i cittadini, proprio in funzione del suo ruolo di potere”. Altrettanto  improbabile l’ipotesi di un’amnistia nella quale venisse fatto artatamente rientrare il pure grave reato per il quale il nostro è stato condannato. Una sorta di amnistia ad personam. Un grave rischio è invece quello di una “riforma” della giustizia per mettere la museruola ai giudici nell’ambito dell’esecrabile progetto di devastazione della Costituzione repubblicana che costituisce la principale ragione d’essere del governo Letta-Napolitano. Ma chissà che altro saranno in grado di inventarsi pur di salvare B. Occorre vigilare.

Occorre inoltre mettere  in cantiere una grande manifestazione per ottobre che abbia al suo centro due parole d’ordine: via il governo Letta! Basta con Silvio Berlusconi!

Su questa base le forze sociali e politiche sane che conta ancora questo Paese in via di disfacimento dovrebbero trovare un accordo per una legge elettorale democratica (ricordiamo che ad ottobre si pronuncerà anche la Corte costituzionale sul porcellum e che l’unica cosa che avrebbe dovuto fare il governo Letta e non ha fatto è stata la riforma elettorale, per effetto dei veti incrociati e dei ricatti berlusconiani), nuove elezioni, un governo di salute pubblica che ci consenta di uscire dalla crisi mediante un cambiamento preciso a livello anche europeo, la confisca dei patrimoni illecitamente acquisiti, la redistribuzione del reddito, un piano di investimenti pubblici per l’occupazione e il risanamento ambientale e sociale dell’Italia. 

Riusciremo a interrompere l’insano abbraccio che sta mandando in malora il Paese?