Il debutto per l'esperimento a 5 Stelle del sindaco della città ducale è previsto per il 29 settembre. Il nuovo organo dovrà redigere il regolamento sulla partecipazione a livello decentrato per dare voce alle zone rimaste in silenzio dopo l'abolizione dei quartieri. L'opposizione: "Vogliono delegittimare il consiglio comunale"
Dopo quasi un anno e mezzo alla guida del Comune, i Cinque stelle chiamano i cittadini a partecipare al governo di Parma con la “Giornata della democrazia” e “l’assemblea dei 500”. L’appuntamento è per il 29 settembre e nei fatti si tratta del primo grande esperimento di democrazia partecipata che il sindaco Federico Pizzarotti porta in città dopo mesi di “gavetta” nei quartieri, dove insieme agli assessori ha incontrato gli abitanti ascoltando problematiche e presentando progetti.
Ora il percorso giunge a una svolta con la giornata di fine settembre in cui sarà presentata l’assemblea dei 500: un gruppo di cittadini che avrà il compito di redigere il nuovo regolamento sulla partecipazione a livello decentrato per dare voce alle zone della città rimaste in silenzio dopo l’abolizione dei quartieri, e che avrà quindi un potere consultivo rispetto al consiglio comunale e alla giunta. I componenti dell’assemblea (con età minima fissata a 16 anni) saranno estratti a sorte in parte dalle liste dell’anagrafe tra la popolazione residente e in parte tra quelli che hanno dato la disponibilità a partecipare spontaneamente come singoli o come rappresentanti di associazioni, di movimenti, comitati o partiti politici.
“La Giornata della democrazia rappresenta un punto di arrivo – ha spiegato il vicesindaco Nicoletta Paci – un momento di impegno in prima persona dei cittadini, che saranno chiamati a dare il loro contributo in vista della redazione del nuovo regolamento che norma la partecipazione a livello decentrato”. Ma quella che negli intenti dei Cinque stelle dovrebbe essere la massima espressione della democrazia, non ha suscitato lo stesso entusiasmo nell’opposizione, che nell’assemblea dei 500 vede una delegittimazione degli organi democraticamente eletti.
“L’organismo democratico per eccellenza, che consente di decidere sistematicamente in modo condiviso, esiste già: si chiama consiglio comunale – ha tuonato Roberto Ghiretti di Parma Unita – Le persone che vi siedono non sono lì, come evidentemente pensano molti attivisti del Movimento 5 stelle, perché appartenenti alla “casta”, ma perché espressione diretta del voto popolare”. Molti dei consiglieri di minoranza riconoscono l’importanza di ripristinare un organo di decentramento, ma l’iniziativa dei Cinque stelle ha fatto storcere il naso: si critica la mancata discussione dell’argomento in consiglio comunale e la scarsa chiarezza su come il nuovo organo agirà e quali poteri avrà. Paolo Buzzi, capogruppo PdL, ha sottolineato la differenza tra la democrazia rappresentativa basata sulle consultazioni elettorali e l’assemblea dei 500, che è “un diverso autonomo ed inusuale modello rappresentativo i cui compiti e poteri sono però ad oggi sconosciuti”. Il timore del Pdl è che l’iniziativa “sia l’ennesima sortita demagogica e populista destinata al fallimento dopo che comunque per essa si saranno spesi inutilmente soldi pubblici”.
Polemiche sono arrivate anche dai due parlamentari del Pd Giorgio Pagliari e Patrizia Maestri, che hanno definito la proposta “assolutamente irricevibile. E’ infatti evidente – hanno aggiunto – il tentativo di creare un consiglio comunale parallelo, in nome di una istanza di cosiddetta partecipazione”. L’attacco da Parma vira poi su Roma e anche sul leader del Movimento Beppe Grillo: “Non potremo mai condividere la logica del tanto peggio tanto meglio, della destrutturazione delle istituzioni e della irresponsabilità correlata, cui si ispira con assoluta chiarezza il guru del M5S, con la consapevolezza che, in molti rappresentanti e in molti aderenti a questo movimento, queste posizioni non sono condivise”.
Ancora prima di nascere e di diventare operativa, l’assemblea dei 500 è diventata un vero e proprio caso, ma a chiudere le polemiche ci ha pensato Pizzarotti, che ha rispedito le accuse ai mittenti. “Decidere in modo condiviso sui quartieri dà fastidio ai soliti che sono stati abituati a ‘dirigere’ da dietro le quinte – ha scritto su Facebook il sindaco – L’aria è cambiata, ma alcuni sono ancora abituati a giochetti. Decidere insieme a 500 persone, rappresentanti di associazioni, partiti e semplici cittadini, è un esercizio pratico di democrazia” azioni, partiti e semplici cittadini, è un esercizio pratico di democrazia. Pizzarotti ha anche spiegato che la scelta è stata fatta per allargare la partecipazione: “Molte persone possono essere i portatori di esigenze e idee diverse, che insieme raggiungeranno una sintesi. In altre città si è scelto il consiglio comunale, per scelta dell’amministrazione, mentre noi abbiamo voluto allargare alla più ampia partecipazione. Visti i numeri che abbiamo in consiglio sarebbe stato più facile e veloce, ma per noi parole come “consapevolezza”, “partecipazione” e “senso civico”, hanno un peso. E’ per questo che 500 persone, numero scelto in base a diversi criteri, avranno la responsabilità di ridisegnare il rapporto tra amministrazione e quartieri”.
Infine una stoccata agli avversari che per primi hanno puntato il dito: “Pratiche che in America e Europa sono largamente diffuse, qui sono schernite da persone senza nessuna competenza in materia. Ai sedicenti opinionisti e ad alcuni vecchi manovratori del vapore questo non va giù. Ma noi siamo qui anche per questo”.