Nonostante la pubblicazione da parte del quotidiano campano di un estratto della telefonata, il presidente della sezione feriale della Cassazione ribadisce che il giornalista "ha fittiziamente inserito nell’articolo la domanda che, per come risulta dalla registrazione, non è stata mai rivolta". Ecco l'audio della telefonata
Il giudice Esposito insiste, e ribadisce la “manipolazione dell’intervista” pubblicata sul Mattino. Non è bastata la pubblicazione da parte del quotidiano campano della registrazione di un estratto della telefonata fra il giornalista Antonio Manzo e il presidente della sezione feriale della Cassazione Antonio Esposito. Il magistrato, travolto dalla polemica e da una serie di accusa soprattutto da parte del Pdl, continua a sostenere la scorrettezza dell’intervista. Perché – afferma – “per espresso divieto del dottor Esposito, sicuramente risultante dalla registrazione, dovevano essere escluse del tutto domande relative al merito della decisione“.
Ecco l’audio originale della telefonata
La nuova replica del giudice è stata affidata ad una lunga nota, in cui l’alto magistrato ripercorre i passi dell’intervista, parlando di “manipolazione” della conversazione. “Il giornalista, nel riportare nell’articolo pubblicato il colloquio circa il tema generico se un imputato può essere condannato sulla base del principio ‘non poteva non sapere’, ha fittiziamente inserito nell’articolo – scrive Esposito – la domanda che, per come risulta dalla registrazione mandata in onda, non è stata mai rivolta: ‘Non è questo il motivo per cui si è giunti alla condanna? E quale è allora?'”.
“Eseguita – prosegue – questa scorretta operazione di inserire nell’articolo una domanda proprio sul processo, mai, invece, formulata, il giornalista ha, poi, strumentalmente agganciato, e fatto risultare come risposta ad una specifica domanda sul processo mai rivolta, parte del discorso del tutto generico sui ‘non poteva non sapere’; discorso che, per come risulta dalla registrazione messa in onda, è molto più ampio di quanto riportato nell’articolo”. Tant’è che Esposito non ne ricordava “più tutti i particolari anche perché tale domanda e la supposta risposta che non era risposta ad alcuna domanda non erano riportate nel testo dell’intervista concordato per la pubblicazione ed inviato via fax per il benestare, cui era stata espressamente subordinata la pubblicazione”. “E’ facile constatare che, come risulta dalla registrazione mandata in onda, le espressioni attribuite al dottor Esposito, non sono mai state dallo stesso pronunziate – si legge ancora. Si ribadisce ancora la manipolazione del testo dell’intervista, concordato e da pubblicare. È agevole, quindi, constatare – prosegue la nota – come il dr. Esposito, a differenza di quanto, con grandissimo clamore pubblicato dal Il Mattino, non abbia spiegato in alcun modo la sentenza già pronunziata dalla Corte confermativa, in punto di responsabilità della decisione di merito le ragioni della decisioni saranno, come è ovvio e come tutti sanno, spiegate dalla motivazione che verrà redatta”.
L’intervista, che ha scatenato le ire del Pdl, è stata comunque considerata inopportuna dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce. E oggi in un intervento sul Corriere il vice presidente del Csm, Michele Vietti, in un post scriptum conclusivo aggiunge: “Cosa diversa è valutare l’impatto delle proprie dichiarazioni: se proprio non si possono evitare in generale, occorre evitarle sempre sui propri processi”.