Confcommercio lancia l'allarme sui dati del secondo trimestre: "Le aziende che si vedono accogliere le richieste sono scese al 26,9 per cento". E anche la Bce concede sempre meno denaro agli istituti italiani. Le riserve auree di Via Nazionale, intanto, superano i 78 miliardi
Si torna indietro di quattro anni. “Sempre meno aziende si vedono accogliere le richieste di finanziamento, passate dal 29,6% del primo trimestre al 26,9%”, segnala l’Osservatorio sul credito di Confcommercio analizzando i dati del secondo trimestre, sottolineando che “è la percentuale più bassa mai toccata dal 2009”. Crescono, invece, le riserve ufficiali della Banca d’Italia, a cui si può ricorrere per finanziare l’importazione di beni essenziali in caso di crisi o per intervenire sul mercato dei cambi a sostegno della propria valuta, salite nel mese di luglio a 116,538 miliardi di euro, rispetto ai 110,636 miliardi di giugno. L’aumento più marcato riguarda le riserve di oro, salite dai 71,8 miliardi di euro di giugno agli oltre 78 miliardi di luglio.
Un patrimonio enorme, quello di Via Nazionale, che aveva già suscitato l’interesse di Romano Prodi, attaccato ferocemente dal centrodestra perché suggeriva di vendere le risorse per finanziare lo sviluppo, e di Giulio Tremonti, che nel 2009 tentò di tassare le plusvalenze sull’oro di Palazzo Koch, ma fu bloccato dalla Bce di Jean-Claude Trichet. “Siamo sicuri che l’oro sia della Banca d’Italia e non del popolo italiano?”, disse l’allora ministro dell’Economia in Parlamento.
Una cosa, per ora, è certa. Le piccole imprese italiane sono sempre più in crisi. Per Confcommercio si tratta di uno “scenario di forte difficoltà che vede sempre meno imprese rivolgersi al sistema bancario per un finanziamento”. Rispetto a un anno fa, infatti, la quota di imprese si è praticamente dimezzata passando dal 20,8% al 10,8% portando la percentuale effettiva di imprese finanziate ad appena il 2,9%. Sono in peggioramento anche tutti gli indicatori relativi all’offerta del credito, dai tassi di interesse al costo dei servizi bancari, dalla durata del credito alle altre condizioni e garanzie richieste.
Insomma, rileva l’indagine, “l’ulteriore peggioramento nei criteri di concessione e nell’effettiva erogazione del credito alle imprese da parte del sistema bancario italiano, rilevato dai dati e dal sentimento degli imprenditori, conferma la grave situazione di credit crunch (ovvero stretta sul credito, ndr) che continua a penalizzare fortemente le imprese, in particolare quelle di minori dimensioni e quelle del Centro-Sud”.
Difficoltà segnalate anche sui tassi di interesse. Peggiora l’indice riferito al tasso di interesse applicato, con un saldo pari a -50,9, contro -44,4 del periodo precedente. Le imprese che hanno affermato che la situazione è migliorata sono lo 0,7%, quelle che ritengono che la situazione sia rimasta invariata sono il 47,7%, mentre le imprese che riscontrano un peggioramento sono il 51,6 per cento. Le aziende segnalano un peggioramento per quanto riguarda la durata del credito, le condizioni relative alle garanzie richieste dalle banche a copertura dei finanziamenti o degli affidamenti concessi e il costo dei servizi bancari.
Nel mese di luglio sono anche calati i prestiti concessi dalla Banca centrale europea agli istituti di credito italiani. Secondo gli aggregati di bilancio della Banca d’Italia sono scesi a 247 miliardi di euro contro i 255,4 del mese precedente. Si tratta del livello più basso dopo quello registrato a fine febbraio 2012 (194,775 miliardi) quando l’Eurotower ha offerto il secondo dei due finanziamenti a tre anni. Per la stragrande maggioranza (241 miliardi) si tratta di operazioni di rifinanziamento a più lungo termine.