Comincerà dal 10 settembre l’esame della legge, alla Camera, sul finanziamento pubblico ai partiti. La conferenza dei capigruppo ha deciso che il testo sarà all’esame dell’Aula dopo le riforme costituzionali. Nella prossima riunione del 5 settembre – in cui sarà definito meglio l’ordine dei lavori – si stabiliranno le sorti delle leggi su omofobia e diffamazione, “saltate” dal programma di agosto. Il Movimento Cinque Stelle aveva chiesto di esaminare già venerdì 9 agosto la legge sul finanziamento anche con un’eventuale seduta fiume. La proposta, però, non è stata nemmeno messa ai voti in quanto di minoranza. L’Aula di Montecitorio riaprirà dunque i battenti a partire dal 6 settembre e il primo provvedimento ad essere esaminato dall’assemblea sarà il disegno di legge sulle riforme costituzionali. Le commissioni inizieranno a lavorare invece da fine agosto. Il rinvio della discussione sul finanziamento ai partiti è definito un “autogol” da Matteo Renzi. “La casta colpisce ancora – dice il deputato 5 Stelle Riccardo Fraccaro – Pd, Pdl e tutti gli altri partiti si sono messi di traverso all’approdo in aula del ddl sul finanziamento pubblico per tenersi stretto il malloppo”.
Rinviati le misure su omofobia, diffamazione e voto di scambio
Stessa sorte – rinvio a dopo le ferie e senza date precise – hanno i provvedimenti su omofobia, diffamazione a mezzo stampa, mentre al Senato è stata posticipato l’esame finale sulla legge sul voto di scambio. “Avevo chiesto in Commissione Giustizia – dichiara il senatore Pdl Ciro Falanga – di continuare a lavorare anche nel periodo di sospensione dei lavori del Senato, previa autorizzazione del presidente, al fine di licenziare il decreto sul voto di scambio tanto sentito ed atteso dagli italiani. Ma questo provvedimento potrà essere votato soltanto a settembre a causa dei ritardi determinati dal Pd con la richiesta di riapertura dei termini degli emendamenti, nonostante che alla Camera il testo fosse stato votato da tutte le forze politiche all’unanimità. A tale ritardo si è poi aggiunto il diniego del senatore M5S Buccarelli, vicepresidente della Commissione, che si è opposto a tale proposta”.
Nei giorni che mancano prima della pausa (che inizierà venerdì) sarà dato il via libera solo ai decreti sul lavoro e “del fare”. Nell’atmosfera da liberi tutti slitta a data da destinarsi anche l’elezione dei componenti dei consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della Corte dei Conti e della giustizia tributaria. La votazione era inizialmente prevista tra domani e dopodomani, ma in mancanza di un concerto con il Senato (chiamato anch’esso a eleggere i propri rappresentanti negli stessi Consigli), si è andati verso il rinvio.
Di Maio (M5S): “Politica del rinvio: come fregare con i proclami”
La polemica, inevitabilmente, si accende soprattutto sul rinvio del disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti. “A maggio c’era un titolo di giornale in prima pagina che recitava ‘Letta mette a dieta i partiti’ – dichiara il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) – Si riferiva al disegno di legge per l’abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti. Bene: non solo quel disegno non è mai stato votato, ma addirittura è stato rinviato ancora una volta, nonostante l’avremmo dovuta votare venerdì. Questa maggioranza è la ‘scuola politica del rinvio’: come fregare i cittadini con annunci e proclami”. I Cinque Stelle peraltro rilanciano anche su un’altra partita importante per il programma del movimento che punta a trasparenza e tagli agli sprechi: nel giorno in cui la giunta per le immunità del Senato si riunisce per discutere della decadenza dal mandato di parlamentare di Berlusconi, i “grillini” hanno infatti chiesto la procedura d’urgenza per il disegno di legge d’iniziativa popolare che disciplina incandidabilità e incompatibilità. L’esame del testo comincerà in Aula venerdì 9 agosto.
Decreto del fare, il governo finisce ancora sotto
Il Senato ha approvato il decreto “del fare” con 190 voti favorevoli, 67 contrari e un astenuto. Il testo ora torna alla Camera per la terza lettura. I voti contrari sono stati di Lega, Cinque Stelle e Sinistra ecologia e libertà. Il Governo è riuscito nel frattempo ad andare sotto per due volte in poche ore sul decreto. A Palazzo Madama sono passati infatti due emendamenti, presentati da Lega e Pdl sulle norme per l’accesso dei concorsi in magistratura, sui quali l’esecutivo aveva dato parere contrario. Nodo principale: l’accesso ai concorsi anche per chi abbia superato lo stage e il primo anno della scuola di specializzazione per le professioni legale. Le due proposte di modifica sopprimono il comma 12 e 12-bis dell’articolo 73 che si occupa della “formazione presso gli uffici giudiziari”. Il capitolo contenuto nel decreto consente l’accesso, ai laureati in legge con determinati requisiti, a uno stage presso le corti d’appello, i tribunali ordinari, i tribunali per i minorenni, gli uffici e i tribunali di sorveglianza. I due commi, che sono stati soppressi, attribuivano agli stage un “titolo per l’accesso al concorso per magistrato ordinario”. Stesso valore veniva attribuito anche al tirocinio professionale per diciotto mesi presso l’avvocatura dello Stato. Inoltre veniva consentito agli aspiranti magistrati che, alla data di entrata in vigore del provvedimento, svolgono l’attività di formazione professionale negli uffici giudiziari, di accedere allo stage. Le proposte di modifica, approvate dall’aula, sono state presentate dalla Lega nord (prima firmataria Erika Stefani) e dal Pdl (firmato dal presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma). Martedì 6 agosto l’esecutivo guidato da Enrico Letta era “scivolato” nell’aula del Senato su un ordine del giorno al decreto legge del fare firmato sempre dalla Lega, che proponeva l’abolizione della tassazione sui telefonini. E’ stato approvato con 143 voti favorevoli, 118 contrari e 10 astenuti, nonostante l’opposizione del governo.
Il Pdl tenta il blitz sul limite dell’uso dei contanti
Il Pdl aveva tentato il “blitz” anche sul limite all’uso dei contanti. Con un emendamento a firma D’Alì-Bonfrisco si chiedeva infatti di alzare da 1.000 a 3mila euro la soglia per l’obbligo della tracciabilità dei pagamenti. Nonostante i voti del Pdl, che hanno accolto anche con applausi la proposta di modifica, l’emendamento, che aveva ricevuto parere negativo da relatori e governo, è stato respinto. “Ho ritenuto utile al dibattito all’interno del decreto per il rilancio dell’economia promosso dal nostro Governo – ha spiegato Cinzia Bonfrisco – rinnovare la richiesta di modificare il decreto Salva Italia del governo Monti sulla possibilità di elevare il limite a 3mila euro per la circolazione del contante in attesa di un quadro comunitario uniforme per tutti i Paesi dell’area euro”. “Ricordo ad esempio – ha aggiunto la senatrice del Pdl – come tale limite sia di 3mila euro in Francia o di 2.500 in Spagna e come il sistema economico, a partire dalle associazioni del turismo e del commercio, considerino questa norma non utile alla lotta all’evasione e solo dannosa per l’economia. Occorre affrontare questo delicato tema senza cadere vittime di inutili ideologismi e risolvere positivamente l’esigenza delle categorie economiche fondamentali per quel rilancio dell’economia che tutti auspichiamo. Spero che il Governo le ascolti”.
La diretta dal Senato
Ok al taglio dei compensi dei manager pubblici del 25%
Una buona notizia sembra esserci. L’Aula del Senato ha infatti confermato, quasi all’unanimità (261 favorevoli, 3 contrari e 1 astenuto), il taglio ai compensi dei manager delle società pubbliche che non rientrano nel tetto del salva Italia dei 300mila euro, introdotto nel decreto “del fare” dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio.