Il collettivo di hacker ha violato la piattaforma online della multiutility che gestisce l'impianto di Uguzzolo: "Abbiamo anche sottratto 800 megabyte di informazioni sensibili". La società: "Nessun dato è entrato in possesso dei contestatori"
L’inceneritore di Parma finisce nel mirino di Anonymous. Il collettivo hacker ha violato il sito di Iren, la multiutility titolare della realizzazione e gestione dell’impianto di Uguzzolo, sottraendo circa 800 megabyte di informazioni sensibili. L’attacco è stato rivendicato con una nota pubblicata per alcune ore sulla pagine web di Irenemilia, e sul blog italiano degli attivisti informatici (dove si trovano anche i link che rimandando ai dati riservati (per ora non scaricabili).
“Anonymous esprime la sua totale contrarietà ai vostri immondi progetti” si legge nel testo. “A voi che guardate a tutto ciò che esiste come un bene dà vendere o dà comprare in nome del vile profitto economico diciamo: mai una massa di banconote potrà sostituire la bellezza della natura incontaminata, mai il vostro sporco denaro cancellerà la necessità della protesta contro lo sfruttamento dell’uomo e del pianeta. Chiediamo che sia dato il diritto al cittadino di volere o meno impianti come gli inceneritori, di non vedere deturpata la propria terra, di non respirare aria irrimediabilmente inquinata, di non compromettere la qualità della vita delle generazioni future. Vogliamo e pretendiamo l’immediata chiusura dell’inceneritore! Riprendiamoci il diritto di decidere”.
Meno di dieci giorni fa, il 1 agosto, era arrivata la notizia della decisione del Tar di accogliere la richiesta della multiutility Iren, di sospendere il provvedimento con cui la Provincia e il Comune avevano imposto lo stop dell’impianto a inizio luglio. Un’istanza presentata dalla società in attesa che il tribunale amministrativo discuta nel merito la questione dell’agibilità del forno di Ugozzolo su cui si è basato lo stop dell’attività imposto dai due enti locali. I giudici hanno condannato l’amministrazione comunale Cinque stelle a pagare 2 mila euro per le spese legali e hanno fissato il 9 ottobre l’udienza in cui analizzeranno il travagliato iter a singhiozzo che ha portato prima all’accensione e poi allo spegnimento dell’impianto alle porte della città, tra richieste di permessi, perizie, pareri positivi e negativi dati da Provincia e Comune alla multiutility.