Il sepolcreto alle spalle dell'altar maggiore della Basilica della Santissima Annunziata verrà aperto per consentire l'esame del Dna dei resti della donna. Le ricerche affidate a Silvano Vinceti, responsabile di una società privata dedita al "marketing del patrimonio culturale"
Il sito internet della Provincia di Firenze annuncia che oggi verrà aperto il sepolcreto che si trova alle spalle dell’altar maggiore della Basilica della Santissima Annunziata. Senza un filo di ironia, lo stesso sito – realizzato e mantenuto con soldi pubblici – spiega che questa divertente esperienza di necrofilia di gruppo dovrebbe servire a trovare “i resti mortali del marito della Monna Lisa, Francesco di Bartolomeo del Giocondo, e dei suoi due figli”. Così continua il comunicato: “Al momento sono in corso gli esami del Carbonio 14 su tre degli otto scheletri ritrovati nella chiesetta del complesso di Sant’Orsola che erano risultati compatibili con l’età in cui è morta Lisa Gherardini, spiega Silvano Vince-ti, responsabile della ricerca e del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali”. “Ai giornalisti e ai foto-cineoperatori – conclude la Provincia – sarà consentito di assistere alle fasi più interessanti dell’apertura della cripta”: insomma, l’Isola dei Defunti. Siamo dunque all’epilogo di una delle storie più incredibili dell’Italia di oggi: una storia che da solo basterebbe a giustificare l’estinzione cruenta delle province. O almeno di quella di Firenze. Giusto un anno fa si apprese che la Provincia aveva finanziato con ben 140.000 euro la ricerca delle ossa di Monna Lisa: un’équipe guidata dal Vinceti avrebbe dovuto scavare all’interno della chiesa di Sant’Orsola, ubicata nel quartiere di San Lorenzo, nel cuore di Firenze.
La notizia era allucinante per almeno quattro motivi: 1) non sappiamo nemmeno se la Gioconda ritragga davvero Lisa Gherardini: figuriamoci a cosa può giovare cercare le ossa di quest’ultima!; 2) in quella chiesa sono state sepolte centinaia, forse migliaia, di monache: tanto varrebbe cercare una piuma dell’arcangelo Gabriele; 3) il complesso di Sant’Orsola, che appartiene appunto alla Provincia, è un buco nero della città: un intero isolato fatiscente e abbandonato, al centro di una dura battaglia tra comitati civici, che lo vorrebbero mettere in sicurezza e recuperare ad un uso sociale, e amministrazioni totalmente incapaci di farne alcunché: l’ultima cosa di cui ha bisogno è il telemarketing dei cercatori della Gioconda ; 4) Silvano Vinceti non è un ricercatore. Già, chi è Silvano Vinceti? Fa impressione che un sito istituzionale si beva e rilanci il nome del “Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali”: un nome creato per dare l’impressione di un ente pubblico (e il Ministero per i Beni Culturali dovrebbe pensare ad una diffida), ma che copre una società privata dedita al “marketing del nostro patrimonio culturale”. Il sito del comitato risulta, da mesi, in manutenzione, ma il web è generoso di notizie sul mitico Vinceti, fondatore degli Ecologisti Liberali (confluiti in Forza Italia nel 2008 con la benedizione di Denis Verdini). In un suo profilo web scrive di se stesso, apparentemente senza ironia: “Si dedica alla ricerca dei grandi misteri del passato … Negli ultimi anni si sta dedicando a Leonardo, ha scoperto le lettere negli occhi della Gioconda, e il numero 72 sotto uno degli archi del ponte che fa da sfondo al paesaggio della Gioconda”. Gioconda che in verità ritrarrebbe, sempre secondo il Vinceti l’amante uomo di Leonardo, il Salai (il cui coccige sarà, immagino, l’oggetto della prossima ricerca). Immancabilmente, questo curriculum da bar di Guerre Stellari cita il più clamoroso ‘successo’ del Vinceti: “il recupero dei resti mortali di Caravaggio” . Nel luglio del 2010, al termine di una ‘ricerca scientifica’ seria come il tunnel dei neutrini sognato dalla Gelmini, Vinceti annunciò infatti al mondo il ritrovamento delle ossa del padre dell’arte moderna: che fecero ritorno a Porto Ercole (sorrette, dallo stesso Vinceti, in un’urna di plexiglass) sul veliero di Cesare Previti.
Ma nonostante (o forse proprio per) questo clima da mascherata grottesca, un’altra amministrazione pubblica ha dato credito a Vinceti: il Comune di Monte Argentario. Nello scorso maggio è stata infatti creata la Fondazione Caravaggio (presidente, ovviamente, Vinceti) che avrà sede nelle ex scuole di Porto Ercole, e che potrà inscenare il proprio marketing nei principali spazi pubblici storici del paese. E piacerebbe sapere quali sono le contropartite del Vinceti: una casa concessa dal Comune gratuitamente (come si dice a Porto Ercole), o solo la licenza di continuare a uccidere il povero Caravaggio sotto una tonnellata di sciocchezze alla Voyager?
Qualche anno fa, l’amministrazione di Monte Argentario aveva chiesto, tra gli altri, anche a me cosa si potesse fare per dare un senso alla memoria della morte di Caravaggio, avvenuta a Porto Ercole il 18 luglio 1610. Risposi che si poteva pensare ad una fondazione che erogasse borse di studio ai ragazzi dell’Argentario che volessero intraprendere ricerche storiche e storico-artistiche, aiutarli a studiare alle università, invitare i massimi studiosi dell’artista e cercare di connettere la ricerca (quella vera) ai cittadini e ai vacanzieri. Ma di fronte alla possibilità di far veleggiare la tibia ‘di Caravaggio’ sulla barca di Previti tutto questo dev’essere sembrato terribilmente noioso.
E vogliamo scommettere che – dopo che Vinceti avrà infallibilmente ‘trovato’ lo scheletro della Gioconda – lo vedremo presiedere anche a Firenze una fondazione “Monna Lisa”? D’altra parte, se conoscenza e democrazia sono strettamente legate, l’Italia del 2013 si merita Silvano Vinceti. Senza sconti.
da il Fatto Quotidiano di venerdì 9 agosto 2013