Tremila euro per cinque anni di quote non pagate, dal 2007 al 2012. Mentre per gli anni precedenti, tutto è andato prescritto. Si è conclusa così, con un versamento alle casse del Comune di Ravenna, la vicenda del pagamento dell’Imu sulla casa-palestra dell’ex ministro Josefa Idem, a Santerno, nelle campagne ravennati. Almeno per quanto riguarda il fisco locale il caso quindi è chiuso. Restano ancora aperte invece la questione relativa ai presunti abusi edilizi, e l’inchiesta della procura di Ravenna, che a fine giungo, su mandato del pm Isabella Cavallari, aveva aperto un fascicolo senza ipotesi di reato.
A dare notizia del versamento delle imposte è stato il consigliere comunale, Alvaro Ancisi, capogruppo della lista civica d’opposizione “Per Ravenna”. Lo ha fatto attraverso una nota, nella quale si legge che dal 22 luglio scorso l’olimpionica e senatrice del Pd ha anche trasferito la sua residenza anagrafica nell’abitazione di via Argine Destro Lamone 23/A, sempre a Santerno, in cui risiede dal 6 aprile 2007 il marito e allenatore, Guglielmo Guerrini, e che si trova a poche centinaia di metri dal civico 104 di via Carraia Bezzi dove è ubicata la residenza -palestra. La stessa da cui a inizio giugno era partita l’inchiesta giornalistica, che ha portato alle dimissioni del ministro.
“Per i cinque anni che vanno dal 2007 al 2011 compreso – si legge nella nota di Ancisi – la Idem ha appena sanato ogni irregolarità Imu-Ici, versando i circa 3.000 euro alle casse comunali”. Entrando nel dettaglio, per il 2011 per l’immobile di via Carraia Bezzi, l’ex campionessa olimpionica “aveva versato l’Imu come abitazione principale, così come il marito per l’immobile di via Argine Destro Lamone”. L’Imu tuttavia ammette per le persone coniugate una sola abitazione principale. “La Idem quindi si è qui messa in regola con il ravvedimento operoso del 5 giugno scorso”, cioè a tre giorni esatti dal primo articolo in merito, apparso sul quotidiano locale La Voce di Romagna.
Gli accertamenti di Ravenna Entrate, società incaricata dal Comune romagnolo della ricossione dei tributi, si sono fermati al 2007 non potendo. per legge, andare oltre cinque anni. Ma anche per il 2006, continua il consigliere, “Idem avrebbe dovuto pagare per la palestra il 6,6 per mille anziché il 5,3. Prescritto.Nonostante fin dal 2003 l’immobile fosse stato denunciato come abitazione principale, con il pagamento del 5,5 per mille nel 2003, e del 5,3 per mille in seguito”. In sostanza – conclude Ancisi – l’ex ministro “ha dichiarato ininterrottamente, ai fini Ici-Imu, dal 2003 al 2012, correggendosi in tempo nel 2013 per il 2012, che l’immobile di sua proprietà era abitazione principale: una classificazione produttrice di vantaggi fiscali rispetto alle altre, che via via avrebbero dovuto essere applicate, totalmente o in parte”.
Proprio giovedì, l’ ex titolare del dicastero sule Pari opportunità aveva deciso di rilasciare il primo commento, dopo aver abbandonato la carica nell’esecutivo Letta. Rispondendo su Facebook a dei messaggi di solidarietà, si era definita una “ministra lampo”, parlando di “una batosta terribile”.
Il caso era stato sollevato da un un articolo apparso sul quotidiano La voce di Romagna a inizio giugno. Trasformandosi in una vera e propria bufera il 19 dello stesso mese, quando ilfattoquotidiano.it aveva pubblicato i documenti dell’accertamento anagrafico e tributario del ministro.
La vicenda aveva poi seguito due strade parallele. La prima aveva portato all’apertura di un’inchiesta contro ignoti da parte della Procura di Ravenna, e all’avvio degli accertamenti fiscali da parte di Ravenna Entrate. L’altra invece si era sviluppata sul terreno politico, con la campionessa tedesca, nelle vesti di ministro, impegnata a difendere la propria posizione al punto tale di convocare una conferenza stampa a Palazzo Chigi, in compagnia del proprio avvocato. Sei giorni di resistenza, dopo i quali la Idem aveva deciso di cedere alle pressioni mediatiche e politiche di chi, anche all’interno del Pd, le chiedeva un passo indietro, presentando le dimissioni al Presidente del Consiglio, Enrico Letta.