Polemica in più match tra Andrea Scanzi e il deputato Pdl Mariastella Gelmini, entrambi ospiti di “In Onda Estate”, su La7. Il dibattito è focalizzato sulla sentenza Mediaset che ha condannato Silvio Berlusconi a 4 anni e sulla questione dell’agibilità politica. La discussione è cadenzata dal mantra pronunciato dal deputato Pdl: “Non si può escludere dalla vita politica un leader che alle ultime elezioni ha preso 10 milioni di voti“. E aggiunge: “La legge deve essere uguale per tutti. Non per tutti, tranne che per Berlusconi. Il giudice Antonio Esposito” – continua – “con la sua intervista al Mattino ha contraddetto il contenuto della sentenza che condanna Berlusconi e che assolve Confalonieri, presidente di Mediaset. E’ Esposito stesso che con le sue parole annulla la sentenza“. “E’ una teoria curiosa e bizzarra” – commenta Andrea Scanzi – “Secondo l’on. Gelmini, l’anomalia è la condanna di Berlusconi. Per me invece l’anomalia è Berlusconi in sé“. Il giornalista passa in rassegna le leggi ad personam con le quali il Cavaliere è riuscito ad ottenere l’aministia o la depenalizzazione o la prescrizione dei reati dei quali era accusato. Ma il deputato Pdl insiste: “Non è un paese democratico se 10 milioni di elettori vengono esclusi dal Parlamento. E non è uno Stato di diritto“. Il giornalista replica: “Anche Vito Ciancimino era sindaco di Palermo, poi si scoprì che era mafioso e andò in galera”. Piccata la risposta della parlamentare: “Lei dice cose da querela, non da dibattito politico. Berlusconi non può essere paragonato a Ciancimino“. E ammonisce: “Non sollevi la questione del rapporto stato-mafia, perché il Fatto Quotidiano su quello ha preso una topica pazzesca e ha rischiato di mettere in difficoltà anche il Quirinale“. Poi sentenzia: “E’ chiaro quindi che il Pdl e il Fatto Quotidiano sono proprio su due galassie diverse“. “E meno male”, ribatte Scanzi