Si va definendo il mistero dei messaggi che sembravano aver aperto una nuova pista sull’omicidio di Yara Gambirasio. Si chiama Domenico De Simone, ha 60 anni ed è nativo di Cosenza l’uomo che negli ultimi giorni si è spacciato per ‘Mario‘ e ha sostenuto di essere a conoscenza di fatti legati alla vicenda. Dopo aver scritto sul registro della cappella della struttura ospedaliera di Rho, ed essere tornato a farsi vivo con una missiva e due telefonate alla stessa struttura sanitaria, oggi De Simone è stato fermato dalla polizia a Bergamo, nei pressi della redazione del quotidiano l’ “Eco di Bergamo”, dove si era recato per raccontare la propria versione dei fatti. Interrogato dalle forze dell’ordine, l’uomo è parso in stato confusionale, e ha ridimensionato la portata delle sue rivelazioni, affermando di aver sentito “due donne parlare al Pronto soccorso”. Per la polizia potrebbe anche trattarsi di un mitomane.
“Ho sentito parlare due donne al Pronto soccorso dell’ospedale di Ponte San Pietro: dicevano che Yara aveva perso un braccialetto”. E’ questo il fatto che ‘Mario’, alias Domenico De Simone, ha riferito ai giornalisti del quotidiano bergamasco e agli investigatori in questura. A dire del sessantenne l’episodio avrebbe potuto rappresentare una pista da seguire per gli investigatori che, da due anni e mezzo, stanno cercando l’assassino della tredicenne di Brembate Sopra. De Simone ha anche spiegato di essere stato frainteso e di aver voluto solo attirare l’attenzione su un fatto a lui noto e che, a suo avviso, poteva essere collegato al caso Yara, senza però mai intendere di essere lui l’assassino della tredicenne di Brembate Sopra, e tentando nel contempo di mantenere l’anonimato.
Il suo racconto, secondo gli inquirenti, non rappresenta comunque nessuna svolta nell’indagine per la morte di Yara. Ed ora l’uomo rischia una denuncia per procurato allarme. De Simone è già conosciuto dalle autorità per essere un ex collaboratore di giustizia nell’ambito di un’inchiesta antidroga, e per aver compiuto alcune gesta dimostrative, come quella nel 2000 di incatenarsi davanti alla sede del Comune di Bergamo.