Secondo il centro studi, una crisi governativa impedirebbe la rimodulazione di tre imposte fondamentali quali l'Imu, l'Iva e la Tares. E gli italiani si ritroverebbero costretti a pagare tutto e subito
Agli italiani, forse, conviene tifare per le ‘larghe intese‘. Almeno a guardare al portafoglio e a sentire l’avvertimento della Cgia di Mestre, secondo cui una caduta immediata dell’esecutivo Letta potrebbe valere 7 miliardi di tasse in più. La crisi governativa, infatti, non permetterebbe la rimodulazione di tre imposte – Imu, Iva e Tares – che minacciano di colpire duramente le tasche dei cittadini.
La Cgia ricorda che entro la fine dell’estate il governo deve definire l’applicazione di tre importantissime imposte: Imu, Iva e Tares. Certo, la Cgia non considera il problema politico interno alla maggioranza, ancora ben lontana dal trovare un accordo sul superamento dell’Imu, invocato da Berlusconi ma ritenuto “inutile ed iniquo” dal ministro dell’economia Saccomanni. In ogni caso, ecco quali sarebbero gli scenari secondo il centro studi se il governo dovesse cadere nelle prossime settimane.
Imu: i proprietari della prima casa dovranno versare entro il 16 settembre la prima rata Imu e a dicembre il saldo. Anche i proprietari di terreni, fabbricati rurali e alle unità immobiliari appartenenti alle cooperative a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale saranno chiamati al pagamento dell’imposta. Pertanto, ai 4 miliardi di Imu relativi all’ abitazione principale se ne aggiungono altri 770,6 milioni di euro.
Iva: dal 1° ottobre è previsto l’aumento dell’aliquota ordinaria Iva che salirà dal 21 al 22%. Per i soli tre mesi di quest’anno saremmo chiamati a pagare un miliardo di euro in più.
Tares: è previsto che la nuova imposta sull’asporto rifiuti dia un maggior gettito, rispetto al 2012, di 1,94 miliardi di euro. Un miliardo è dovuto dalla maggiorazione prevista dalla nuova tassa per la copertura dei servizi indivisibili dei Comuni: pertanto, i contribuenti pagheranno 0,3 euro al metro quadrato. I restanti 943 milioni di euro sono stati stimati quale aggravio minimo corrispondente alla differenza tra il costo del servizio di smaltimento rifiuti (derivante dal bilanci dei Comuni) e il gettito Tia/Tarsu contabilizzato l’anno scorso. Si ricorda che il gettito della Tares deve assicurare l’ integrale copertura del costo di asporto e smaltimento dei rifiuti, obbligo che la Tarsu non prevedeva.