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Iraq, giornata di fine Ramadan: esplodono 10 autobomba. Almeno 60 morti

A Baghdad un ordigno nascosto in un parco giochi affollato da bambini e genitori. La giornata della fine digiuno del 2013 è stata una delle più violente, mentre il Paese rischia di precipitare in una nuova guerra civile. Solo a luglio oltre 1000 vittime

In Iraq il massacro continua. Stasera almeno una decina di autobomba sono esplose quasi nello stesso momento mentre la famiglie stavano festeggiando la fine del Ramadan. Colonne di fumo si sono alzate su Baghdad dai quartieri a maggioranza sciita da nord a sud, da est a ovest. Ma anche alcune zone sunnite non sono state risparmiate. Nelle vie dello shopping, nei mercati affollati, in un parco giochi pieno di ragazzini festanti le deflagrazioni hanno fatto saltare in aria famiglie intere, uomini, donne, bambini. Un paio d’ore dopo, il bilancio provvisorio fornito da medici e poliziotti era di almeno 64 morti e oltre 200 feriti.

I terroristi, presumibilmente uomini legati ad al Qaida che dall’inizio dell’anno hanno intensificato l’offensiva volta a destabilizzare il Paese, hanno colpito nello stesso momento anche un’altra città, Tuz Khurmato, situata a circa 170 chilometri a nord della capitale. Anche qui sono stati dilaniati civili inermi e il fuoco ha distrutto vite innocenti. A Nassiriya invece, nel sud del Paese, sono stati uccisi in un agguato due poliziotti.

Secondo le autorità quella di oggi in Iraq è stata la giornata di fine Ramadan più sanguinosa degli ultimi cinque anni. E Baghdad, la città che fu una delle perle d’Oriente, vive nel terrore: in meno di mezz’ora sono saltati in aria bar, ristoranti, negozi e bancarelle. Le urla dei feriti sono state coperte dalle sirene delle ambulanze e dei mezzi della polizia.

L’ultima ondata di attentati nella capitale risale solo a pochi giorni fa: il 6 agosto c’erano stati 50 morti e decine di feriti. E i conteggi delle vittime sono in continua ascesa: dicono le autorità che solo nel mese di Ramadan sono state ammazzate 800 persone, dopo che luglio aveva chiuso con oltre mille morti, il numero più alto da cinque anni a questa parte.

Secondo alcuni osservatori, le violenze potrebbero ancora aumentare a causa della paralisi politica in cui si dibatte l’attuale governo mentre il Paese non riesce a riprendersi dai tanti anni di guerra che hanno fatto decine di migliaia di vittime e di mutilati. In questa situazione l’estremismo islamico riesce a colpire sempre più spesso, con i jihadisti che si alimentano dello scontento generale contro un governo incapace di garantire anche i servizi più elementari, a partire dalla fornitura costante di elettricità.

Dalle elezioni legislative del 2010 poche leggi sono state fatte e praticamente nessuna è stata realmente applicata. Alla base dell’inefficienza, la continua contrapposizione tra sciiti al potere e sunniti, dominatori negli anni di Saddam Hussein e ora, a guerra persa, inevitabilmente ai margini della vita sociale e politica. Con i curdi a fare da terza “forza”, anch’essa armata, anch’essa determinata a ottenere quanto più possibile in attesa delle elezioni previste per la prossima primavera.