Le cifre fornite dal sottosegretario dell’Aringa parlano chiaro: esiste in Italia una pletora di pensioni d’oro che sono una offesa ai milioni di cittadinie che devono vivere con pensioni da fame. Il trattamento più alto erogato dall’Inps, tocca quota 91.337,18 euro al mese. Scorrendo la “top ten” previdenziale fornita dal sottosegretario, c’è un salto fra il primo e il secondo posto, che si ferma a 66.436,88 euro. Ancora uno scalino per arrivare ai 51.781,93 e ai 50.885,43 euro del terzo e quarto posto. Poi la situazione si stabilizza, con i restanti “classificati” dal quinto al decimo posto che restano nella fascia dei 40mila euro, esattamente da 47.934,61 a 41.707,54. Il sottosegretario non è sceso più in basso dei 40.000 euro al mese – forse per non mettere in imbarazzo qualche notissimo volto politico – ma la realtà è che c’è molta gente che ha 10.000 euro al mese di pensione. Vi sono decine di migliaia di pensioni da nababbi che determinano una enorme spesa previdenziale.

Si tratta quindi di intervenire sia per ragioni morali sia per ragioni economiche e di giustizia sociale. Economiche e di giustizia sociale perché spostare alcuni miliardi di euro dalle tasche dei ricchi a quelle dei pensionati che non arrivano a fine mese ha un effetto positivo sia sul piano dell’uscita dalla crisi che su quello della giustizia sociale, della riduzione delle diseguaglianze. Noi proponiamo di mettere un tetto a 5.000 euro alle pensioni d’oro, ricavando per questa via miliardi di euro da utilizzare per aumentare le pensioni più basse.

Chi dice che questo non è possibile perché la Corte ha bocciato il contributo di solidarietà varato dal governo Monti o non sa o è in malafede. Il contributo di Monti è stato bocciato perché faceva un prelievo fiscale alle sole pensioni più alte. Questa norma era palesemente incostituzionale e quindi è stata bocciata: infatti non è possibile aumentare il carico fiscale – a parità di reddito – per una sola categoria. E’ del tutto evidente che il governo Monti aveva scelto volutamente questa strada sbagliata per farsi bocciare il provvedimento; il governo ha fatto la bella figura e i ricchi non hanno pagato: cane non mangia cane.

La strada corretta è quella di modificare il calcolo delle pensioni utilizzando le ingenti cifre che si possono recuperare tagliando le pensioni più alte per aumentare le pensioni più basse. Mentre un prelievo fiscale sulle sole pensioni d’oro è incostituzionale, una redistribuzione solidaristica all’interno del sistema pensionistico pubblico non solo è pienamente legale ma ne invera la ragion d’essere. Noi proponiamo quindi di modificare radicalmente il calcolo delle pensioni che sono dovute al versamento di contributi milionari al fine di determinare nei fatti un tetto massimo per le pensioni a 5.000 euro al mese e di utilizzare le risorse ricavate per aumentare il rendimento delle pensioni più basse. Misura semplice, che il governo può fare in 10 minuti, senza aver bisogno del consenso della Merkel.

Si tenga anche presente che sul tema si raccontano un mucchio di falsità. Ad esempio la deputata Bergamini – che ha avuto il merito di fare l’interrogazione da cui sono emersi questi dati – sostiene che questo scandalo deriva dal sistema a ripartizione. La Bergamini si guarda però bene dal dire che con il sistema contributivo così fortemente voluto e sostenuto dalla destra, la situazione è destinata a peggiorare e non a migliorare.

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