Rispunta, sotto nuove spoglie, il progetto del ministro Lupi che risolverebbe buona parte dei problemi di istituti e imprese edili impegnando lo Stato e i risparmi postali dei contribuenti. Anche per alleggerire il fardello dei vecchi prestiti che pesa come un macigno sui conti del credito italiano
Costruttori in difficoltà per il crollo del mattone che rischia di travolgere anche le banche che li hanno finanziati? Nessun problema, dopo le ultime esitazioni Palazzo Chigi è quasi pronto per sfornare la sua soluzione per andar incontro a entrambi. Si tratta di una rivisitazione della norma già proposta dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di Maurizio Lupi quando il decreto Fare e il ddl Semplificazioni erano in gestazione e che prevedeva una modifica sostanziale allo statuto della Cassa Depositi e Prestiti per permetterle di fornire alle banche la liquidità necessaria “per l’erogazione di mutui ipotecari per l’acquisto di abitazioni principali”.
Una proposta che, quindi, avrebbe visto paradossalmente i soldi dei risparmiatori depositati in posta e gestiti dalla Cassa controllata all’80,1% dal ministero delle Finanze e al 18,4% dalle Fondazioni bancarie, ritornare agli stessi risparmiatori dopo un breve transito presso le banche ridotte così al mero ruolo di mediatori retribuiti. La norma ipotizzata era arrivata fino alle ultime bozze discusse in Consiglio dei ministri a giugno, salvo poi scomparire nei testi definitivi. Forse anche alla luce del fatto che qualcuno aveva obiettato che sarebbe stato più semplice e meno oneroso tagliare un passaggio – quello in banca – e permettere alla Cdp di prestare direttamente il denaro ai cittadini senza l’intermediazione bancaria. Magari a condizioni agevolate. Un’ipotesi che però non sarebbe senz’altro piaciuta ai gruppi del credito italiano.
Ai quali invece non dispiacerà affatto l’ultima norma in arrivo via decreto lanciata in questi giorni prima dal Sole 24 Ore e poi dal Corriere della Sera. Quella che prevede per le banche l’emissione entro l’autunno di obbligazioni garantite dalla Cassa Depositi e Prestiti. I soldi raccolti andrebbero a finanziare i mutui alle famiglie e i prestiti alle imprese. O almeno, stando al Corriere, quelle “di costruzione schiacciate dalla crisi”. Questi titoli, continua il quotidiano di Ferruccio De Bortoli in edicola domenica 11 agosto “avrebbero un rendimento non alto, ma sicuro, e potrebbero così attirare l’attenzione anche di altri investitori”. Attenzione confermata non da un esperto di finanza, bensì dal vicedirettore dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), Antonio Gennari, secondo il quale “molti fondi pensione sono già interessati”.
E cosa succede al garante pubblico se i debitori non pagano le rate dei prestiti? La lobby della banche, sempre dalle colonne del Corriere, si affretta a spegnere sul nascere ogni preoccupazione circa la solvibilità delle famiglie finanziate, legata al fatto che la garanzia sulla puntualità dei pagamenti in cima alla piramide è fornita dai risparmi postali dei contribuenti. “In realtà le sofferenze, la percentuale di mutui scoperti, è piuttosto bassa fa sapere l’Abi – continua il quotidiano milanese – è passata dall’1% dell’anno scorso all’1,5-1,8% di quest’anno”. Anche se la crescente disoccupazione (12,1% il dato di giugno) alimentata dalla spirale dei fallimenti d’impresa non fa ben sperare per il futuro. Tanto che l’eventualità dell’insolvenza dei debitori è stata presa in seria considerazione anche dal governo che “pensa a un fondo di garanzia statale“. Quindi in pratica per le banche che dovessero decidere di tornare a fare il loro mestiere di prestatori di denaro, è in arrivo un doppio paracadute, mentre non è chiaro chi garantisce il garante. Cioè, in ultima istanza, il contribuente.
Ma Letta guarda già oltre. Stando sempre all’autorevole quotidiano “l’endorsement del presidente del Consiglio, Enrico Letta, al piano industriale di Cdp fa profilare all’orizzone un’ulteriore chance, per ora allo studio: la Cassa ampliando il suo raggio d’azione da 80 a 95 miliardi, potrebbe acquistare i mutui cartolarizzati dalle banche per liberare risorse degli istituti di credito, da destinare a nuovi mutui”. Tradotto in soldoni, per le banche alle prese con la scadenza della restituzione dei prestiti agevolati ricevuti dalla Bce e l’arrivo dei nuovi e stringenti criteri comunitari di patrimonializione di Basilea III, si profila anche la possibilità di liberarsi dei vecchi prestiti trasformandoli in prodotti finanziari per i quali ci sarebbe già un acquirente certo. Lo Stato via Cdp.