Dalla A alla Z, in che modo editoriali e dichiarazioni parlano d'altro per esorcizzare la realtà e girare intorno all'unico dato di fatto: la condanna a quattro anni per evasione fiscale che potrebbe comportare per l'ex premier l'addio al Senato
Prima di passare alla lettura è utile tenere a mente alcuni dati di fatto. Un signore è stato condannato per frode fiscale a quattro anni. Questo signore è un leader politico ed è un senatore. Una legge, votata anche dal partito dell’interessato, prevede la decadenza dalla carica per chiunque sia condannato a più di due anni. Il signore, in ogni caso, sarà condannato a breve anche all’interdizione dai pubblici uffici. Su questa realtà tutto sommato scontata, sui giornali le meglio intelligenze del Paese si sprecano per dire, o lasciare intendere, che sarebbe meglio non applicare la legge per salvare il governo, il Paese, i destini dell’Occidente. Va bene la realpolitik, ma qui si esagera. Ecco un breve regesto in ordine alfabetico.
Anatema. “Nessuna fortuna seguirà mai la viltà di un controllo di legalità artefatto, alle spalle e contro la volontà popolare” (Giuliano Ferrara). “Le tinte aggressivamente antiberlusconiane che stanno dando vigore alla polemica renziana contro l’immobilismo delle ‘larghe intese’ rischiano di dilapidare il suo capitale di potenziale consenso”. (Pierluigi Battista)
Berlusconi. “Si comporta da statista, da uomo che conosce i suoi interessi. Lo vogliono utilizzare per divellere il governo, ma lui è un uomo logico e non cade nella trappola”. (Andrea Augello)
Cassandra. “Epifani ha una sua dignitosa evanescenza. La politica, penserà, tocca ai magistrati, a noi segretari tocca il ruolo di cancelleria. Lo chiameranno Cassandra per le sciagure che annuncia nel nome della Cassazione”. (Marcello Veneziani)
Dittature. “Il capo incontrastato di uno dei due principali schieramenti viene spedito in galera. Per cercare dei precedenti bisogna andare a frugare tra i regimi autoritari: la Spagna franchista, il Portogallo di Salazar, la Grecia dei Colonnelli, i Paesi dell’Est comunista”. (Piero Sansonetti)
Estetica. “Quando frequentai il Parquet di Parigi, ovvero la procura francese a un passo dalla Sainte Chapelle, mi resi conto della differenza abissale, qualitativa, culturale e persino estetica del personale che vedevo servire la giustizia d’Oltralpe”. (Paolo Guzzanti)
Fretta. “La decadenza da parlamentare del Cavaliere è diventata tema di primissimo piano, con un’irragionevole corsa contro il tempo” (Franco Bechis) Garantisti. “Manifesteremo assoluto garantismo rispetto ai procedimenti e alle regole. Pur non volendo manifestare una posizione di salvacondotto per Berlusconi, sarà assicurato da parte nostra il diritto di garantirgli un percorso sereno e oggettivo”. (Riccardo Nencini e Enrico Buemi, socialisti, Pd)
Hello guys. “Se fossi stato al suo posto, di fronte ad una sentenza così sconcertante, sarei già andato ad Antigua”. (Giancarlo Galan)
Incivili. “Essendo figli di un dio minore non godiamo del bene cui i popoli civili hanno diritto: la certezza per ciascuno di poter essere giudicato da un giudice equanime e non prevenuto”. (Paolo Guzzanti)
Leadership. “Come potrebbe oggi Epifani chiedere a Berlusconi di fare questo ignobile passo di danza che è il ‘passo indietro’, se non dopo aver spogliato un leader di una qualità, la leadership, che è al riparo di sentenze giudiziarie, opinioni avverse e odio diffuso e ben alimentato?”. (Paolo Guzzanti)
Mancanze. “Quel che forse manca nelle dichiarazioni del segretario Epifani, quel che rende parziale la sua affermazione sul principio di legalità da rispettare, è l’assenza di qualunque minimo riconoscimento di ciò che il centrodestra sostiene da tempo riguardo alla magistratura” (Giovanni Belardelli) Nettezza. “A tutti è chiaro che il caso non è giuridico, ma squisitamente politico”. (Franco Bechis)
Poesia. “L’Italia è un grande Paese intellettualmente integro, che non si lascia convincere da Esposito e dai suoi corifei e si interroga sulle cose vere, sulla Repubblica e il suo destino, sui diritti civili del popolo elettore, sulla magnifica storia di dolore, di avventura, di durezza e insidie che pone il berlusconismo reale di tanto al di sopra del suo doppio ideologico”. (Giuliano Ferrara)
Quirinale. “Non si può caricare solo sul Quirinale il peso di questa vicenda. Il Capo dello Stato saprà cosa fare. La sua intelligenza e la sua generosità andrebbero però aiutate da tutti, cercando compromessi possibili ed evitando di mettergli continui paletti” (Gaetano Quagliariello)
Rivoluzionario. “Per rendere impossibile il cammino del governo Renzi non perde occasione di denunciare il patto tra Pd e Pdl che è alla base di questo governo, anche a costo di sfoderare un linguaggio (‘le sentenze vanno rispettate’) che assomiglia molto a quella parte della sinistra contro cui ha combattuto e che ha sempre auspicato la soluzione per via giudiziaria del problema berlusconiano” (Pierluigi Battista)
Sdoppiamento. Dario Stefano al Corriere della Sera: “Non faremo gli ultrà”. Dario Stefano a Repubblica: “Nessun rinvio per favorire il Cavaliere”.
Timore. “Rischiamo di non uscire mai dai vent’anni di inutile scontro politico se il centrosinistra e il centrodestra non si convinceranno ciascuno della parte di ragione, per quanto magari piccola, contenuta nelle posizioni degli avversari”. (Giovanni Belardelli)
Umiliazione. “Alla Cassazione non è sfuggito il fatto che la condanna di Berlusconi rappresentava anche sul piano simbolico la sconfitta e l’umiliazione della politica”. (Piero Sansonetti)
Vittimismo. “Attenzione a non rompere quella delicata linea di demarcazione che solo cento giorni fa si è creata fra chi, pur di salvare il Paese, è stato disposto ad andare oltre alle ragioni di parte e chi punta allo sfascio”. (Gaetano Quagliariello)
Zen. “È un gioco zen: se Berlusconi perde il seggio parlamentare resta in balìa del primo pm che passa e lo mette in prigione. Ma se si va alla conta in Aula sulla sua decadenza dal seggio, i nemici del governo, a sinistra, avranno agio di far cadere Enrico Letta. Se il governo cade una parte del Pd e Grillo sta già discutendo di come distruggere lui, i suoi eredi e le sue aziende”. (Andrea Augello)
Da Il Fatto Quotidiano del 10 agosto 2013