La richiesta avanzata dal capogruppo in giunta elezioni al Senato, Roberto Giarrusso: "I venti giorni per la difesa scadono il 28, dal giorno dopo vogliamo essere in aula". A motivarla, il sospetto che il Pdl punti a temporeggiare e far cadere prima il governo per lasciare l'ex premier al suo posto. Ma il presidente Stefàno frena
Le ferie agostane non placano il dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi. La seduta della giunta per le elezioni ed immunità del Senato è stata convocata per il prossimo 9 settembre, come effetto della concessione del termine a difesa di venti giorni. Ma il Movimento 5 stelle vuole stringere i tempi. Il capogruppo in giunta, Michele Giarrusso, ha infatti chiesto al presidente in quota Sel, Dario Stefàno, di anticipare, già ad agosto, la discussione della posizione dell’ex premier. “La giunta ha concesso a Berlusconi un periodo di pausa per preparare la sua difesa, non per sfasciare il Paese”, spiega Giarrusso. “Se questa è la sua strategia, anche noi cambiamo la nostra”. Ipotesi subito scartata da Stéfano che ha ribadito come all’unanimità la giunta abbia deciso di riunirsi il 9 settembre prossimo: “La vicenda Esposito e quella della decadenza da senatore di Berlusconi sono due vicende distinte. Ciò che accadrà al Csm non interesserà l’attività della giunta ne può modificare gli atti in nostro possesso come la sentenza della Corte Costituzionale che ci ha indicato la strada della incandidabilità e dell’eventuale decadenza “.
A scatenare la reazione del M5s sono state le ultime iniziative del Pdl: l’accerchiamento nei confronti del giudice della Cassazione Antonio Esposito, sulla cui intervista al Mattino si stanno muovendo parallelamente sia il Ministero della Giustizia (con il Guardasigilli, Anna Maria Cancellieri, che ha dato mandato di ‘approfondire’ il caso), sia il Csm (sulla pratica c’è stata un’accelerazione e verrà discussa nei prossimi giorni). Ma anche la “melina” sulla decadenza. E non da ultimo l’attacco diretto sul tema dell’Imu, che comincia ad aprire le prime crepe in maggioranza. Il timore è che il Popolo delle Libertà punti a dilatare al massimo i tempi della procedura di espulsione e interrompere prima la legislatura, così da potersi ripresentare alle urne lasciando Berlusconi sulla sua poltrona di senatore (a cui però, a rigor di legge, l’ex premier non potrebbe essere in ogni caso ricandidabile).
Il sospetto, però, è bastato ad indurre il Movimento 5 stelle a passare al contrattacco. Spiega Giarrusso: “I venti giorni, a partire dall’8 agosto, scadono il 28. Quindi noi, dal giorno dopo, chiederemo che si tenga subito la seduta, e che all’indomani sia convocata subito l’aula”. Per il momento, però, il presidente di giunta Stefàno si mantiene prudente: “Non dobbiamo mai dimenticarci che siamo un organismo para giudiziario, non politico, quindi dobbiamo rispettare la legge, noi per primi. I venti giorni per il diritto alla difesa sono obbligatori, a Berlusconi non potevamo negarli. Il calendario rispetta la procedura, in cui ai venti giorni si aggiunge qualche ora al relatore Augello per studiare anche la memoria difensiva che Berlusconi presenterà”.
La questione, comunque, pare solo rimandata di poche ore. Non resta che attendere: fine agosto, probabilmente inizio settembre. Poi il dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi s’infiammerà. A metterà a dura prova la tenuta del governo. L’ultimo monito in ordine di tempo al Partito Democratico arriva dall’ex presidente del Senato, Renato Schifani, dalle pagine del Corriere della Sera: “Temo che il Pd non abbia valutato a fondo le conseguenze di questa sua intransigenza”, avverte. Un’allusione, neanche troppo velata, alla ricaduta politica del tira e molla su Berlusconi. Appunto.