"Per riformarla servono esecutivo e Parlamento. Se no sono inevitabili rate di settembre e dicembre". Così il presidente del Consiglio prova a mettere in scacco gli alleati. Ma dal Pdl attacco: "Basta con i ricatti, rispetti i patti", dice il vicecapogruppo Bianconi. Gelmini: "E' vero il contrario di quanto dice il premier. Se si paga l'Imu non c'è più un governo". Alfano: "Dal premier parole chiare, se andiamo avanti via l'imposta"
A mettere fine al litigio 24 ore su 24 nella maggioranza delle larghe intese ci prova il presidente del Consiglio Enrico Letta. Il tentativo lo fa da diverse migliaia di chilometri da Roma, da Baku, capitale dell’Azerbaigian, con il quale il governo ha stretto un accordo per un gasdotto che arriverà in Italia. E da Baku il capo del governo deve parlare di Imu: per riformarla, dice, “serve un governo e un Parlamento. Se non ci fossero l’Italia pagherà le rate di settembre e dicembre”. In sostanza se l’esecutivo cade, con lui sparisce ogni possibilità di riformare il sistema fiscale sulla prima casa. L’avvertimento sembra diretto, in prima battuta, al Pdl e a Silvio Berlusconi che, ignorando la condanna definitiva che pende sulla sua testa ormai da 10 giorni, ha tentato di dettare la linea: abolire l’Imu o tutti a casa perché questi erano i patti. Letta, per giunta, invita “tutti a rileggersi gli impegni che ho preso nel mio discorso in Parlamento”. E in questa frase – che a prima vista pare richiamare la replica di Guglielmo Epifani proprio al Cavaliere – l’impressione è che possa esserci anche un avviso anche a qualche esponente del Partito democratico che nei giorni scorsi aveva cercato di tirare la posizione dalla propria parte: “Non accetteremo ricatti” aveva detto il viceministro dell’Economia Stefano Fassina. Ma non solo nel Pd, se è vero che Mario Monti aveva parlato di richieste “eccessive e prepotenti” e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni aveva definito l’ipotesi di abolizione totale dell’Imu come “inefficace”.
E a chi chiede della cosiddetta “agibilità politica” da assicurare a Berlusconi, pena la crisi dell’esecutivo, Letta fa orecchie da mercante, come sempre ha fatto finora sull’argomento: “Il governo è impegnato ad affrontare i problemi degli italiani e nulla mi distoglierà da questo. Oggi siamo qui per creare sull’energia un’occasione di lungo termine per l’Italia, perché i costi dell’energia sono frutto di scelte che si rilevano molti anni dopo e qui cerchiamo la soluzione a problemi per abbassare le bollette nei prossimi anni”.
Ma Letta non risponde su una questione che per il Pdl è tutt’altro che marginale. Perché, nascosta dietro alla gazzarra sull’Imu, in realtà resta centrale – per i berlusconiani – la richiesta della cosiddetta “agibilità politica” per il loro leader. Maurizio Bianconi non ci prova nemmeno a trovare toni diplomatici con il presidente del Consiglio sostenuto dalla maggioranza di cui il deputato Pdl fa parte: “Doveva andare a Baku per fare un discorso così. Siamo stanchi delle sue mezze parole, dei suoi ricatti, del suo giocare a nascondino. Non gli abbiamo dato la fiducia per questo. Di professori incapaci, di ragionieri non si sa al servizio di chi, di democristiani furbetti che pensano di sopravvivere tra ammiccamenti e ricatti non ne sentivamo il bisogno. La nostra pazienza è finita con Esposito, e chi ritiene che possiamo stare ai giochi di chi pensa solo a durare si sbaglia di grosso. Attendiamo con fiducia una qualche reazione coerente di quanti del Pdl condividono le responsabilità di governo”.
Il vicecapogruppo Giuseppe Esposito aggiunge: “Se per il premier Letta l’agibilità politica per Silvio Berlusconi non è un problema del Paese vuol dire che non tiene nel conto di governare anche grazie agli oltre dieci milioni di voti ricevuti dal nostro leader alle scorse elezioni. La magistratura politicizzata e l’estromissione per via giudiziaria di un leader politico è un problema dell’Italia, faccia in fretta ad occuparsene”. Renata Polverini chiarisce: “Mi auguro che Letta rispetti i patti e che il PD la smetta di ‘gettare fango’ su chi, come il PdL èsempre stato responsabile e continua a lavorare per portare avanti degli obiettivi precisi che possano far ripartire l’economia del Paese”. Anzi Mariastella Gelmini corregge Letta: “Per il Pdl, leale sostenitore del governo delle larghe intese, è vero l’esatto contrario di ciò che ha appena detto il premier a Baku: il governo rischia cioè di cadere se gli italiani saranno costretti a pagare l’Imu, disattendendo cosi un accordo preciso Pdl-Pd”.
Trattandosi di governo delle larghe intese, a girare la dichiarazione del premier a uso e consumo del Pdl ci pensa il suo vice, Angelino Alfano: “Da Letta parole chiare. E’ evidente che se il governo va avanti l’Imu non si pagherà”. L’operazione di equilibrismo piace a Renato Brunetta: “Ha perfettamente ragione il presidente del Consiglio: ‘Senza un governo gli italiani pagheranno l’Imu di settembre e di dicembre’. Non fa altro che confermare gli impegni presi nel suo discorso programmatico alle Camere, su cui l’esecutivo ha ottenuto la fiducia il 29 aprile, e in successive dichiarazioni pubbliche”. Il capogruppo del Pdl a Montecitorio ricorda anche l’intervista a Ballarò del 9 luglio: “Quando il conduttore Giovanni Floris gli chiede quale sarà il regime per le prime case, il premier risponde: ‘Sulla prima casa l’impegno sarà di toglierla’. Se ne facciano una ragione i vari Fassina e i vari Monti, che nonostante la chiarezza del dire di Enrico Letta continuano a non voler sentire né capire, e a produrre confusione. Non è di questo che il Paese ha bisogno”.
Dall’altra parte Benedetto Della Vedova (portavoce di Scelta Civica) raccomanda al presidente del Consiglio di “non cedere alla propaganda elettoralistica dell’abolizione immediata e per tutti dell’Imu prima casa, sorella gemella dell’abolizione totale dell’ICI del 2008, che notoriamente non portò bene al Governo che la volle, ma soprattutto all’Italia”.