Il 2 Maggio del 2000 in notturna alle ore 21,30 nove persone si radunarono e proposero l’annullamento dell’ergastolo anche alla mafia stragista del 1993 e di lì a breve fu norma, erano:
4 DS (Democratici di sinistra)
2 PPI (Partito Popolare Italiano)
2 FI (Forza Italia)
1 del Governo Amato che però ha votato contro.
In quella serata infame si è cercato, attraverso l’approvazione del rito abbreviato, di togliere l’ergastolo a Salvatore Riina e a tutti gli uomini di cosa nostra che il 27 Maggio 1993 avevano raso al suolo il centro storico di Firenze, proprio con l’intenzione di far abolire il regime detentivo speciale di 41 bis e l’ergastolo ai mafiosi, con il tragico bilancio di 5 morti e 48 feriti, tutti invalidati in via definitiva e ancora oggi in cerca di norme economiche adeguate ai risarcimenti del danno.
A Firenze nell’aula Bunker di santa Verdiana in quell’anno 2000 eravamo in pieno processo a cosa nostra per le stragi del 1993.
Mentre in Tribunale attraverso il lavoro dei magistrati sentivamo raccontare tutte le atrocità alle quali i nostri figli erano stati sottoposti con la strage di Firenze, dopo l’approvazione della norma, i mafiosi condannati all’ergastolo, chiesero tutti uno dopo l’altro l’applicazione del rito abbreviato aggirando così la pena dell’ergastolo ottenuta in primo grado.
Solo il nostro intervento sul Governo ha fatto sì che lo scempio non si compisse, fu varato un decreto in 48 ore che fermò la mano di chi stava per fare un regalo alla mafia quando i nostri morti erano ancora caldi.
Sono passati 20 anni, i mafiosi rei di strage condannati con sentenze passate in giudicato, sono tutti pronti per lasciare il carcere, se l’ergastolo dovesse essere abolito dal nostro ordinamento, ed ecco che la cordata di quel Maggio 2000 che oggi governa insistiamo con “larghe pretese”, pensa di riprovare a dare al Paese una ventata di “democrazia” favorendo i desiderata della mafia.
I desideri della mafia, compreso l’annullamento dell’ergastolo, furono espressi come ben spiega il processo di Firenze passato in giudicato, in una nota denominata “papello” che Riina Salvatore fece avere allo Stato per vie traverse, usando l’espressione “si sono fatti sotto” e per la verifica definitiva della qual cosa, a Palermo il 26 Settembre prossimo si va a processo.
Giovanna Maggiani Chelli
Presidente Associazione familiari vittime della strage di via dei Georgofili
Giustizia & Impunità - 11 Agosto 2013
Mafia, le ‘larghe pretese’ del rito abbreviato
Il 2 Maggio del 2000 in notturna alle ore 21,30 nove persone si radunarono e proposero l’annullamento dell’ergastolo anche alla mafia stragista del 1993 e di lì a breve fu norma, erano:
4 DS (Democratici di sinistra)
2 PPI (Partito Popolare Italiano)
2 FI (Forza Italia)
1 del Governo Amato che però ha votato contro.
In quella serata infame si è cercato, attraverso l’approvazione del rito abbreviato, di togliere l’ergastolo a Salvatore Riina e a tutti gli uomini di cosa nostra che il 27 Maggio 1993 avevano raso al suolo il centro storico di Firenze, proprio con l’intenzione di far abolire il regime detentivo speciale di 41 bis e l’ergastolo ai mafiosi, con il tragico bilancio di 5 morti e 48 feriti, tutti invalidati in via definitiva e ancora oggi in cerca di norme economiche adeguate ai risarcimenti del danno.
A Firenze nell’aula Bunker di santa Verdiana in quell’anno 2000 eravamo in pieno processo a cosa nostra per le stragi del 1993.
Mentre in Tribunale attraverso il lavoro dei magistrati sentivamo raccontare tutte le atrocità alle quali i nostri figli erano stati sottoposti con la strage di Firenze, dopo l’approvazione della norma, i mafiosi condannati all’ergastolo, chiesero tutti uno dopo l’altro l’applicazione del rito abbreviato aggirando così la pena dell’ergastolo ottenuta in primo grado.
Solo il nostro intervento sul Governo ha fatto sì che lo scempio non si compisse, fu varato un decreto in 48 ore che fermò la mano di chi stava per fare un regalo alla mafia quando i nostri morti erano ancora caldi.
Sono passati 20 anni, i mafiosi rei di strage condannati con sentenze passate in giudicato, sono tutti pronti per lasciare il carcere, se l’ergastolo dovesse essere abolito dal nostro ordinamento, ed ecco che la cordata di quel Maggio 2000 che oggi governa insistiamo con “larghe pretese”, pensa di riprovare a dare al Paese una ventata di “democrazia” favorendo i desiderata della mafia.
I desideri della mafia, compreso l’annullamento dell’ergastolo, furono espressi come ben spiega il processo di Firenze passato in giudicato, in una nota denominata “papello” che Riina Salvatore fece avere allo Stato per vie traverse, usando l’espressione “si sono fatti sotto” e per la verifica definitiva della qual cosa, a Palermo il 26 Settembre prossimo si va a processo.
LA REPUBBLICA DELLE STRAGI
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l’interesse europeo, all’interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche una attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai paesi fondatori dell’Europa, per collocare l’Italia sulla frontiera più avanzata dell’integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un’iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autoderminazione, l’ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Il piano ReArmEU, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
"La difesa non può essere considerato un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l’affermazione dei nazionalismi disgregatori dell’unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell’amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, rilanciando anche l’iniziativa multilaterale per l’introduzione della Global Minimum Tax". E' quanto chiede il Pd al governo nella risoluzione sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo, nella risoluzione presentata sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni, di "collocare l’Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un’unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Promuovere, nell’attuazione del Libro bianco sulla difesa europea, tutti gli strumenti che puntano a una governance democratica chiara del settore, agli investimenti comuni necessari per realizzare l’autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all’integrazione della capacità industriali europee e dei comandi militari, all’interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.