Due imbarcazioni, che serviranno a supportare costruzioni offshore, saranno costruite nel cantiere rumeno di Tulcea e allestite in quello norvegese di Soviknes, mentre le altre due saranno realizzate nel cantiere brasiliano di Promar
“Estrema soddisfazione e orgoglio per l’ordine record”, ha commentato Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, festeggiando la commessa aggiudicata da 1,1 miliardi di dollari. Le quattro navi posatubi ordinate, che serviranno a supportare costruzioni offshore, saranno consegnate nel secondo e terzo trimestre 2016. Ma non saranno realizzate in Italia. Due saranno costruite nel cantiere rumeno di Tulcea e allestite in quello norvegese di Soviknes e altre due saranno realizzate nel cantiere brasiliano di Promar.
Bono ha spiegato che “anche in Italia, potendo contare su un campione della cantieristica come Fincantieri, su importanti operatori a livello mondiale nel comparto dell’oil & gas e su un network di piccole e medie aziende altamente specializzate, si potrebbe attivare proficuamente un cluster in grado di competere sul mercato internazionale con ricadute sull’economia italiana, per aumentare il valore aggiunto delle nostre industrie e quindi i loro margini e ampliare la base occupazionale del Paese con competenze di altissimo livello”.
Fincantieri si è aggiudicata l’ordine attraverso la controllata norvegese Vard, impegnata nella progettazione e costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di petrolio e gas naturale. Le navi sono state ordinate da DOF Subsea, gruppo norvegese specializzato in ingegneria per l’industria sottomarina, e Technip, multinazionale francese con 38mila dipendenti che opera nel settore energia.
La commessa miliardaria, e la notizia che la produzione sarà in Romania e Brasile, arriva in un momento particolarmente delicato per l’azienda. E’ infatti in corso un braccio di ferro all’interno del gruppo tra operai, sindacalisti e direzione, con l’ultimo sciopero scattato nelle ultime settimane dopo che la società ha messo in cassa integrazione 30 operai minacciando di spostare la produzione.