Il presidente dell'associazione piange la morte del ragazzo che si è tolto la vita nei giorni scorsi a Roma, ma precisa che "i giovani sempre imitano gli esempi adulti che hanno di fronte". E ribadisce di essere contrario a una legge sull'omofobia
I Papaboys piangono la morte del 14enne gay che si è tolto la vita nei giorni scorsi a Roma, ma il presidente dell’associazione Daniele Venturi precisa che “i giovani sempre imitano gli esempi adulti che hanno di fronte. Se Platinette è tutti i giorni sui media, avremo una generazione di omosessuali e travestiti. Se sui media ogni giorno raccontiamo le storie sessuali di giovanissime che si vendono al politico di turno per far carriera in tv, avremo una generazione di escort. Se invece torneremo a parlare di Don Bosco, Don Orione, Domenico Savio e Giovanni Paolo II, forse riusciremo a ricostruire una generazione di santi”.
Morire a 14 anni gettandosi dal terrazzo in strada, secondo Venturini, “è un dolore che ci interroga, deve chiamarci a riflettere”, non si tratta solamente del “dramma” e del “vuoto che ha vissuto un ragazzino: questo è l’apice del grido di dolore che una intera generazione vive, talvolta nel silenzio, che incancrenisce l’anima e la fa esplodere dall’interno, talvolta negli episodi che sfociano in droga, baby gang, ed eccessi vari”.
Il leader dei Papaboys sottolinea poi di essere contrario a una legge sull’omofobia. “Il mondo politico non ha perso l’occasione di speculare su una morte ed invoca a gran voce una nuova legge sull’omofobia”, ha detto, “ma non sarà quella legge a restituire la vita a chi ha purtroppo deciso di togliersela, e neanche a curare una generazione che cresce, colpita da vari dolori. Uno di questi, è la discriminazione di identità”. A questo proposito, aggiunge, “l’ascolto delle nuove generazioni è l’unica strada possibile” così come “restituire funzione sociale ai luoghi nel quali la futura gioventù di un Paese si può formare” come l’oratorio. “In secondo luogo – sottolinea – non possiamo far mancare alla generazione che cresce la nostra testimonianza di adulti.