Il corpo forestale dello Stato non conferma, ma in un comunicato denuncia di aver fatto un sopralluogo in uno storico delfinario italiano e di aver riscontrato parecchie violazioni delle regole per la custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici: "Sono assenti ripari dal sole e dalla vista del pubblico, un sistema di raffreddamento e di pulizia adeguata dell'acqua, e un idoneo programma di trattamenti medico veterinari". Gli animalisti: "E' il caso della Romagna: diritti calpestati e condizioni invivibili"
Animali sedati con tranquillanti, costretti a vivere in vasche inadeguate, e prive di protezione dal sole e dalla vista del pubblico. 18mila euro di multa per lo storico parco divertimenti della Romagna, dopo il sopralluogo del corpo forestale dello Stato. Una situazione di negligenza e maltrattamenti al delfinario di Rimini, più volte denunciata dagli animalisti di Enpa e Lav, che ora chiedono il sequestro e la chiusura immediata della struttura. Soprattutto dopo l’intervento della Forestale che, secondo e le associazioni, in questi giorni avrebbe inviato alla procura di Rimini una comunicazione di reato per maltrattamenti.
“Abbiamo documentato le violazioni del delfinario di Rimini e quindi plaudiamo all’azione del servizio Cities, che ha annunciato l’invio di una comunicazione di reato per maltrattamenti” si legge in una nota inviata dall’Ente nazionale protezione animali. Il riferimento è al lavoro portato avanti da una task force del corpo forestale dello Stato, composta da veterinari e funzionari del ministero dell’Ambiente, che sta controllando a tappeto le strutture di tutta Italia. Compreso il parco acquatico della riviera romagnola, uno dei più vecchi del nostro Paese, aperto negli anni ’60 dalla famiglia Fornari.
In un comunicato, la Forestale ha annunciato di aver fatto un sopralluogo in uno storico delfinario italiano e di aver riscontrato parecchie violazioni sia della legge 73 del 2005, che detta le regole per la custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici, sia del decreto ministeriale del 2001, che si riferisce più nello specifico al mantenimento dei delfini in cattività. Innanzitutto, “sono assenti ripari dal sole e dalla vista del pubblico, un sistema di raffreddamento e di pulizia adeguata dell’acqua, e un idoneo programma di trattamenti medico veterinari”.
Inoltre, si legge ancora del testo diffuso dalla Forestale, mancano “adeguate vasche per il trattamento medico veterinario degli animali, per la quarantena e per le femmine in gravidanza o allattamento”. Irregolarità che costringeranno la struttura a pagare una sanzione di 18 mila euro.
Ma non basta. Gli ispettori hanno anche rilevato come l’attuale vasca di contenimento, che risale a qualche decennio fa, non consenta un adeguato movimento dei delfini, e li costringa a una “convivenza forzata nel gruppo sociale dove sono inseriti”. Con il rischio di compromettere la loro salute fisica e psichica. “Anche grazie al contributo di esperti in mammiferi marini, si è potuta riscontrare la somministrazione ai delfini di tranquillanti per inibire i problemi di aggressione intraspecifica e di cure ormonali, anche in questo caso in modo continuativo e prolungato, per non far esprimere i comportamenti legati alla maturità sessuale e impedire la riproduzione in consanguineità”.
E mentre il parco di Rimini chiude per un giorno, ufficialmente per “problemi tecnici”, esultano le associazioni a difesa degli animali, che da sempre si battono contro le attività dei delfinari. In prima fila l’Enpa: “Chiediamo l’immediata chiusura di quello di Rimini, anche alla luce di esercizio abusivo delle attività al pubblico, dal momento che non ha la dovuta autorizzazione prevista dal ministero dell’Ambiente”. L’ente ora invoca il controllo a tappeto anche delle strutture di Riccione, Fasano e Torvaianica. Qui, denunciano, ogni giorno “i delfini sono sottoposti a comportamenti innaturali attraverso la deprivazione alimentare, mancanza di vasche di quarantena. Ci sono poi esposizioni a rumori insopportabili causati da concerti e manifestazioni ludico-circensi, e vengono pubblicizzati progetti di ‘pet therapy’ condannati dal ministero della salute”.
di Annalisa Dall’Oca e Giulia Zaccariello