Politica

Grazia a Berlusconi, il Pdl esulta. E Longo dice: “La chiederà”

L'avvocato Piero Longo a Radio Capital dice: "Prima o poi verrà fatta domanda formale", per poi smentire poco dopo. Il legale Franco Coppi: "Grande sensibilità politica: ha voluto indicare la strada per la richiesta di clemenza". Cicchitto: "Riconosciuto il ruolo politico dell'ex premier". Toni di entusiasmo anche dai quotidiani Libero e il Giornale che titolano: "Re Giorgio l'ha ammesso, è un problema politico", oppure "Lavorando al golpe, nascosti dalla toga". Il Pd resta cauto, mentre il Movimento 5 Stelle attacca: "L'Italia non ha più un capo dello Stato"

Silvio Berlusconi chiederà la grazia al Presidente della Repubblica. Dopo la nota del Quirinale in cui non si esclude nessuna ipotesi di clemenza, ma si spiega come fare una domanda formale, Piero Longo, avvocato del Cavaliere, in un’intervista a Radio Capital, si dice convinto che: “la grazia verrà prima o poi formalmente richiesta. L’ agibilità politica è poi altra cosa ma se venisse chiesta e data la grazia ci potrebbero essere novità perché questa può riguardare parzialmente la pena”. Il fatto che poi possa essere estesa anche alle pene accessorie, continua Longo, “dipende dalla decisione del Presidente della Repubblica, bisognerà vedere che tipo di provvedimento di clemenza verrebbe eventualmente concesso”. In ogni caso Berlusconi non uscirà di scena: “Farsi da parte significa non essere più un punto di riferimento e io non credo che questo possa accadere”. Parole poi smentite dallo stesso Longo: “Smentisco categoricamente di aver dichiarato che l’ex premier prima o poi chiederà la grazia. In una breve conversazione con Radio Capital mi sono limitato a precisare le fonti normative per il beneficio che il Presidente della Repubblica può concedere a sua assoluta discrezionalità”.

“Un’apertura significativa”. A parlare per primo per il Popolo della libertà è Fabrizio Cicchitto, secondo cui l’intervento del Colle “lascia aperti spazi significativi per il futuro. C’è un esplicito riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi, evidentemente dipendente dalle scelte della sua forza politica, scelte che peraltro sono già a me ben chiare”.

Ad essere soddisfatto è anche Franco Coppi, avvocato che insieme a Nicolò Ghedini ha retto il ricorso in Cassazione per il caso Mediaset, poi bocciato dai giudici: “Il presidente ha voluto sdrammatizzare sul carcere”, commenta al Corriere della Sera, “e ha indicato un percorso al termine del quale, eventualmente, si potrà ragionare sulla grazia. Avendo escluso provvedimenti motu proprio, l’alternativa è quella di una richiesta seguita da una serie di adempimenti. Napolitano ha dimostrato grande sensibilità politica affermando che oggi non ci troviamo di fronte a un semplice problema individuale, ma davanti un problema che va visto nella prospettiva di ristabilire un clima di serenità e stabilità”.

La lettura della nota del Quirinale fa cantare vittoria alle forze vicine a Berlusconi. “Mezza grazia” o “Re Giorgio l’ha ammesso: problema politico” titola il quotidiano Libero e con un editoriale di Fausto Carioti scrive: “Il capo dello Stato, pur senza sbilanciarsi, ha indicato al Cavaliere la strada per ottenere la grazia. La cattiva notizia è che la questione dell’agibilità politica resta irrisolta, mentre la buona è che Napolitano ha riconosciuto che la condanna inflitta al leader del centrodestra rappresenta un enorme problema politico”. Sulla stessa linea il Giornale: “Napolitano non chiude alla grazia”, si legge in prima pagina. Il direttore Alessandro Sallusti nel suo editoriale “Lavorando al golpe, nascosti dalla toga” argomenta: “La sola possibilità che l’ex premier venga graziato scatena i forcaioli d’Italia e di mezzo mondo. E’ la dannazione che vive questo Paese in cui la giustizia è stata usata per troppi anni come arma di lotta politica. Ed è per questo che quella grazia dovrebbe arrivare”.

Per il Pdl le parole del Colle aprono ulteriori scenari: “Se il presidente avesse escluso del tutto la possibilità della grazia”, commenta il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, “non avrebbe sprecato tanto inchiostro. L’aver indicato precisamente la strada da seguire per un’eventuale richiesta di clemenza significa che Napolitano la ritiene percorribile. Magari molto complicata, ma percorribile”. E sottolinea come la nota rappresenti una mezza vittoria per il Popolo della libertà: “Di certo la nota di Napolitano non può essere presa a pezzi, escludendo magari quello che a qualcuno non piace. Se il Quirinale ha citato la riforma della giustizia un motivo c’è. Chiaramente non è un tema semplice da affrontare, ma è ineludibile”. La scelta di appellarsi al Quirinale, secondo Michaela Biancofiore, spetta al : “Sulla eventuale richiesta di grazia rifletterà Berlusconi, visto che ne va della sua vita e della sua dignità, ma sembra di cogliere con evidenza che vi sia da parte del Quirinale una disponibilità di massima“. 

Il no del Movimento 5 Stelle
“Secondo me”, commenta Riccardo Nuti, capogruppo alla Camera, “l’Italia non ha più un Presidente della Repubblica. Un Presidente dovrebbe dire basta a queste indecenze e non incitarle! Come può avallare delle riforme costituzionali derogando la Costituzione stessa? Come può definire che questo Governo sta facendo cose importanti quando ha solo effettuato rinvii e i cittadini percepiscono il nulla da questa azione lodata da Napolitano? Come può chiedere a questo governo una riforma della Giustizia? Un governo ricattato da un condannato per frode fiscale, un corruttore (vedi processo Mills), e con in corso altri processi, dovrebbe riformare la giustizia?”.

La cautela del Partito democratico
Più cauto il Partito democratico. Per il segretario Guglielmo Epifani, la dichiarazione di Napolitano è stata “opportuna, viste le pressioni che si sono create anche indebitamente. In generale, rispettosa di tutti i ruoli: da quello della divisione dei poteri, alla presa d’atto delle sentenze definitive a quelle che sono prerogative del Capo dello Stato”. Anche per Gianni Pittella Napolitano è stato “impeccabile come sempre”. Il candidato alla prossima segreteria del partito, però, lancia un messaggio e un appello diretto al Pdl: “Il presidente Napolitano respinge al mittente ogni indebita pressione escludendo a priori fantasiose quanto incostituzionali azioni dopo il pronunciamento della Cassazione: di una sentenza definitiva non si può che prendere atto e applicarla. Berlusconi se ne faccia quindi una ragione. Il Pdl dimostri di essere un partito nazionale e non padronale sostenendo il governo non condannando l’Italia al caos”.

Apprezzamento anche da Scelta Civica, che per bocca di Benedetto Della Vedova giudica l’intervento del Colle “equilibrato ma risoluto e preciso”. Il senatore aggiunge: “Le parole di Napolitano richiamano tutti al senso dello Stato e non possiamo che augurarci che tutti se ne dimostrino all’altezza”. Fuori dal coro di approvazione, insieme al M5s, anche la Lega Nord. “Sento puzza di fregatura”, scrive sul suo profilo Facebook Matteo Salvini, vice-segretario federale del Carroccio.