Guardia giurata e biglietteria per una delle baie più belle della Sicilia, candidata a diventare patrimonio Unesco. Per i giudici amministrativi non è prevista la fascia demaniale perché la scogliera confina direttamente con il mare. Ma la Cassazione nel 2001 aveva stabilito che non si può impedire l'accesso all'acqua
È una delle calette più belle della Sicilia. È stata scelta come scenografia naturale di kolossal cinematografici come Ocean’s Twelve di Steven Soderbergh e candidata ufficialmente come bene patrimonio dell’umanità protetto dall’Unesco. Ma nonostante sorga all’interno della prima riserva naturale protetta in Sicilia, oggi è diventata proprietà privata. Succede in provincia di Trapani, dove all’interno della riserva dello Zingaro, area naturale protetta dal 1981, sorgono i Faraglioni di Scopello, frazione del comune di Castellammare del Golfo.
Dal 2010 gli abitanti della zona non possono più accedere liberamente al mare dalla caletta naturale dei Faraglioni, dove un tempo sorgeva la più antica tonnara della Sicilia. Una sentenza del Tribunale amministrativo regionale ha infatti dato ragione ai proprietari della zona: i Faraglioni confinano direttamente col mare e secondo il Tar in quella zona non è prevista la fascia demaniale con cui si garantisce l’accesso alla riva. In pratica sono considerati proprietà privata tout court e chi vuole entrare per fare il bagno deve pagare. E infatti all’entrata è stato allestito un punto d’accesso bloccato da una barra d’acciaio con tanto di guardia giurata di controllo: per usufruire della splendida caletta si devono sganciare ben 3 euro e 50 a testa, più la tariffa oraria dell’unico parcheggio presente nelle vicinanze. Sul web c’è anche un sito on line per le produzioni cinematografiche interessate ad affittare la caletta come location di film.
Una sentenza molto controversa quella che ha reso privato uno spazio già presente in un’area naturale protetta. E infatti dopo le proteste dei residenti e quelle dei turisti, che hanno invaso il web di commenti in cui denunciano come sia assurdo far pagare il biglietto per un bagno al mare, il caso è approdato anche in Parlamento con un’interrogazione di Francesco D’Uva, deputato del Movimento Cinque Stelle, al ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray. “Intende prendere provvedimenti – scrive il deputato dei Cinque Stelle – affinché un sito di tale importanza dal punto di vista turistico e dalla bellezza paesaggistica così suggestiva, oggetto di candidatura a località protetta dall’Unesco quale patrimonio dell’umanità, sia soggetto alle speculazioni di privati che ne limitano il passaggio e l’accesso?”.
L’esponente dei Cinque Stelle fa infatti notare che “la terza sezione penale della Corte di Cassazione, ha stabilito il 16 febbraio 2001, che nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l’accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l’unica via per raggiungere una determinata spiaggia, rendendo ancora più incomprensibile come una sentenza del Tribunale amministrativo regionale possa continuare a consentire la presenza di tali impedimenti meramente speculativi”. Una vicenda quindi che corre sul filo della superiorità di grado tra fonti del diritto. Che però potrebbe moltiplicarsi all’infinito. La sentenza del Tar sui Faraglioni di Scopello potrebbe essere spunto anche per altre località siciliane, che confinando direttamente col mare, sarebbero dichiarate proprietà privata dopo il ricorso dei proprietari delle aree confinanti. Come dire che all’entrata delle più suggestive calette naturali dell’isola potrebbero presto spuntare barre d’acciaio e guardie giurate: caratteristiche che ricordano più che le spiagge, i caveau delle banche.
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