Altre due tragedie ieri, a Genova una donna è stata sfigurata con l’acido da uno sconosciuto e a Verona un’altra donna è stata ritrovata morta nell’auto dell’ex fidanzato con due coltellate al cuore. Un’altra stanotte a Siracusa. Nel primo caso la donna si è salvata e si sta indagando su chi sia l’autore della violenza e con quale motivazione abbia agito. Vedremo se la colpa ricadrà su un uomo ed eventualmente che rapporti intercorrevano tra i due, certo è che già programmare di gettare dell’acido sul volto di un essere umano non  è cosa comune, farlo lascia inorriditi.

La violenza non ha genere, ma l’uomo ne è troppo avvantaggiato nell’utilizzo per una questione di forza e di stereotipi che, nel corso dei secoli, si sono radicati dentro tutti noi, uomini e donne. Non esiste solo l’uomo che maltratta, purtroppo, in molti casi, esiste anche la donna che pensa che dall’essere maltrattata non ha vie di fuga perché è così che gira il mondo. Per maltrattamento non intendo solo la violenza fisica, ma qualsiasi atto o pensiero teso a sminuire il valore del femminile in quanto tale.

E’ di pochi giorni fa il decreto sul femminicidio approvato dal governo, ne abbiamo già parlato con Nadia Somma in due diversi articoli, ma parlarne  ovviamente non ferma le mani degli uomini che perdono il controllo e uccidono.

Potrei scrivere di essere indignato, lo sono e lo scrivo. Non riesco a credere, in coscienza, che non si riescano a prevenire tutte queste morti.

Potrei scrivere di essere sfiduciato, lo sono e lo scrivo. Il governo non deve mostrare solo interesse verso la violenza sulle donne, ma anche competenza.

Potrei scrivere di sentirmi coinvolto in un maschile che è anche parte lesa, lo sono e lo scrivo. Noi uomini fatichiamo a metterci in discussione,non possiamo pensare che la violenza  non ci riguardi solo perché non siamo materialmente la mano che picchia o che mette fine alla vita di una donna. Non riguarda altri uomini, riguarda noi tutti come genere. Non approvo ciò che possiamo arrivare a fare, ma non approvo neanche che veniamo colpevolizzati senza esitazione come categoria. Il maschile sa essere ben altro e non di rado lo è, ma può essere vittima della sua stessa egemonia sociale e culturale perché troppo spesso conquistata con la forza e non con il diritto.

Potrei scrivere  di essere arrabbiato, lo sono e lo scrivo. Stroncare la vita di una donna succede troppe volte per non stupirsi di quanto possa essere semplice ancora oggi nel 2013.

La questione però è proprio questa , possiamo sentirci e scrivere come vogliamo, ma se non agiamo nulla di tutto questo eliminerà la violenza sulle donne.

Cosa significa agire? Io posso solo dire cosa significa e continuerà a significare, per me, agire: l’impegno a creare maggiore spazio di discussione di riflessione tra gli uomini, l’aiutare, chi lo chiede,ad interrompere i propri comportamenti violenti tramite il mio lavoro, l’incoraggiare ad andare nelle scuole a parlare con i ragazzi, uomini e donne di domani, delle questioni di genere e ogni altra cosa riterrò utile per il raggiungimento dei pari diritti e delle pari opportunità.

C’ è bisogno di un cambiamento sociale e culturale, ma è evidente ormai che parlarne non serve, dobbiamo essere ciò che desideriamo. “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” diceva Gandhi e non potrei utilizzare citazione migliore per dare il senso di quello che sto scrivendo.

Ogni donna morta per mano di un uomo dovrà, purtroppo, servirci a ricordare quanto ancora non stiamo facendo perchè fermarsi a quello che già stiamo facendo, seppure non è mia intenzione sminuirne l’importanza, è oggi più che mai evidente che non basta.

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