Una prima boccata di ossigeno dopo mesi passati senza vedere un euro. Arriva la cassa integrazione a zero ore per i lavoratori del Centro d’identificazione ed espulsione di Modena, chiuso dieci giorni fa per lavori di ristrutturazione. L’accordo è stato firmato mercoledì 14 agosto e tocca 31 dipendenti, gli stessi da maggio erano rimasti senza busta paga. Da settembre, grazie anche all’anticipo delle banche, potranno tirare un sospiro di sollievo, anche se rimane preoccupazione per il futuro.
Dopo la chiusura ordinata dal nuovo prefetto di Modena, Michele Di Bari, in questi giorni la struttura è stata completamente svuotata. I migranti trattenuti all’interno sono stati tutti trasferiti in altri Cie, e a giorni dovrebbero iniziare i lavori per rimettere a nuovo l’edificio. La prefettura aveva deciso di mettere i sigilli dopo che un sopralluogo aveva accertato le condizioni non vivibili del centro. Per ora, Di Bari assicura che si tratta di una chiusura temporanea, ma ancora non si sa se sarà revocata la convenzione con i siciliani dell’ Oasi, il consorzio che un anno fa si è aggiudicato l’appalto fa con una gara al massimo ribasso.
Intanto i lavoratori rimangono con il fiato sospeso, senza sapere i quale sarà i loro destino dopo la cassa integrazione. La loro odissea è iniziata un anno fa, quando la gestione è passata, attraverso una gara al massimo ribasso, dalle mani della Confraternita della misericordia, ente con a capo Daniele Giovanardi (fratello del senatore Carlo), a quelle del consorzio di Siracusa, L’Oasi. Questo, dopo essersi aggiudicato gli appalti a Trapani e a Bologna (anche qui dopo alcuni settimane la Prefettura ha autorizzato la chiusura), ha vinto anche a Modena presentando un’offerta pari a 29,1 euro al giorno, per ogni ospite, contro i 75 euro giornalieri dei precedenti gestori. Da quel momento, però, la situazione per i lavoratori del centro, circa una trentina, è precipitata, e per loro è iniziata una strada in salita fatta di continui tavoli, rivendicazioni e scioperi. In un anno il consorzio ha versato solo i primi quattro mesi di lavoro (di cui due con soldi anticipati a L’Oasi dalla Prefettura). Mentre altri sette sono stati pagati direttamente dalla Prefettura.
Ora, dopo la firma dell’accordo, rimangono i tre mesi arretrati che ancora non arrivano e molta amarezza per una vicenda, per adesso, senza lieto fine. “Se guardiamo al futuro a breve termine siamo soddisfatti, ma la cassa integrazione non è mai una vittoria” commenta Marco Bonaccini, della Fp-Cgil. “Ed è triste constatare come alla fine il lavoratore sia più tutelato con la chiusura del centro che con la sua piena attività”.