Non ho fatto ricerche esegetiche, eppure mi è risuonata spesso in mente, con quella traccia vaga, quel gusto che lascia certa musica, certa poesia. “Mastica e sputa da una parte il miele, mastica e sputa, dall’altra la cera…”. Mi è tornata alla memoria tante volte con i bambini. Come se il compito dei genitori, il lavoro più difficile fosse proprio questo masticare la vita e distillare per loro qualcosa di buono, di bello. Macinare le asprezze, le fatiche, le paure e restituire ai nostri bambini solo il sapore buono del vivere. Com ‘è difficile. Ci si incaglia, si incespica: mille lacci ci avviluppano e ci rendono il vivere faticoso, trascinato.
Siamo impeccabili nel provvedere a tutto quello che di materiale serve ai nostri figli. Non ci sogneremmo mai di far saltare loro un pasto. Tutto è sempre apparecchiato, stirato, pulito. Però non sempre siamo capaci di fare percepire loro la bellezza più profonda, l’amore grande che ci lega e ci avvolge tutti insieme. Non ci è sempre altrettanto facile governare noi stessi per contenere la nostra stanchezza, la nostra rabbia, la nostra paura e non permettere che, come cera fusa, si infili ovunque a imprigionare i nostri rapporti, a rendere asfittica l’aria delle nostre case.
Eppure i bambini ci scrutano, ci spiano, sono ansiosi di vedere se ciò che emana da noi è nettare dolce o cera che soffoca. Ci affanniamo a confezionare un pacchetto perfetto e senza pieghe, ma qualche volta dimentichiamo di mettere all’interno il regalo. Il senso pieno, la bellezza.
Ma cosa se ne faranno i nostri ragazzi della camicia inamidata se non sapranno dare al vivere un senso più grande, un gusto?
“Luce luce lontana che si accende e si spegne quale sarà la mano che illumina le stelle. Mastica e sputa prima che venga neve”.
Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 12 Agosto 2013