Il governo Letta non ha mantenuto le promesse sulle nomine pubbliche e si è comportato nel modo peggiore: scegliendo i top manager di quel poco che resta del capitalismo di Stato con logiche politiche e non di mercato. Per non aggiungere frizioni tra Pd e Pdl, troppo occupati a discutere di come aggirare sentenze per governare, Letta ha lasciato al loro posto tutti i presidenti e amministratori delegati in scadenza.
Ma come? Il Parlamento non aveva discusso per settimane mozioni per stabilire i criteri di professionalità e onorabilità per i dirigenti ? E il Tesoro non aveva fatto propri quegli impulsi al rinnovamento con una direttiva che doveva chiudere un’epoca? Davvero il ministro Fabrizio Saccomanni si è rivolto a società di cacciatori di teste per scoprire che per guidare l’Anas serviva proprio, sorpresa, Pietro Ciucci o che il miglior amministratore delegato su piazza per le Ferrovie era il solito Mauro Moretti? Domande retoriche che gli smaliziati Letta (junior e senior) ed Epifani nemmeno si fanno. Le ha avanzate in solitudine Sandro Gozi, deputato Pd, in una interrogazione parlamentare che è rimasta ovviamente senza risposta. Perché non ci possono essere spiegazioni razionali per confermare alla presidenza delle Fs l’ottantenne Lamberto Cardia, già celebre come presidente della Consob che non ha visto maturare gli scandali Monte Paschi e Fonsai. (E comunque prima o poi qualcuno dovrebbe spiegare anche che se ne fanno le Ferrovie di un presidente, peraltro pagato alcuni milioni di euro nel corso del mandato). Al di là delle doti manageriali, i requisiti di onorabilità servono a poco se il fatto che Moretti sia imputato per la strage di Viareggio risulta totalmente irrilevante nella decisione di confermarlo.
L’unica vera novità di questa tornata di nomine è stata l’arrivo di Gianni De Gennaro come presidente di Finmeccanica. Ma l’ex superpoliziotto ed ex capo dei servizi segreti si è conquistato la poltrona più per la sua rete di conoscenze, relazioni e potere che per competenza tecnica nel settore della difesa.
Letta e Saccomani in queste settimane parlano molto delle società a controllo pubblico, ma soltanto per evocare non meglio dettagliati piani di privatizzazione. Fare soldi subito, vendendo le azioni ancora in mano al Tesoro. Ma alla prossima crisi non avremo più nessuna argenteria da svendere. Non sarebbe meglio scegliere i manager con maggiore coraggio così da rendere le partecipate redditizie e valorizzarle? In Gran Bretagna hanno chiamato il nuovo governatore della Banca d’Inghilterra dal Canada, Mark Carney. Possibile che per le nostre grandi aziende in tutto il mondo non si trovino amministratori delegati più bravi di quelli che abbiamo visto all’opera nell’ultimo decennio?
Il Fatto Quotidiano, 14 agosto 2013