Il Senatur torna a parlare dalla festa del Carroccio a Pontida. Del sindaco di Verona dice: "Quello che di buono ha combinato lo ha fatto perché era sul carro della Lega". Sul Cavaliere: "Se lo costringono a dimettersi non penso che i suoi staranno lì in Parlamento a votare per il governo"
“Mi fa ridere, chi lo vuole Tosi? Sei nella Lega o non sei nella Lega, ma vaff…”. Così, dalla festa della Lega a Pontida (Bergamo), Umberto Bossi si è espresso a proposito dell’autocandidatura, proposta il 14 agosto scorso dalle pagine del Fatto Quotidiano, del sindaco leghista di Verona Flavio Tosi a eventuali primarie del centrodestra. Facendo così, secondo Bossi, Tosi rischia di “andare fuori dalle scatole dalla Lega: non penso riuscirebbe a combinare qualcosa; quello che ha combinato è perché era sul carro della Lega”. Ai giornalisti che gli chiedevano se allora preferirebbe Tosi o Marina Berlusconi, ha risposto: “Marina“.
A questo proposito, lo storico alleato del Cavaliere (che ha zittito i cori contro il ministro Kyenge dicendo “non mi piace sentire gli insulti”) ha detto la sua a proposito della decadenza dell’ex premier da senatore: “Se costringono a dimettersi Berlusconi, è impensabile che i suoi stiano lì a votare” in parlamento per il governo. A chi gli chiede se il Cavaliere a suo giudizio potrebbe accettare la concessione della grazia in cambio dell’uscita di scena politica, risponde che “non accetterebbe, sarebbe un ricatto poco democratico”.
Il presidente del Carroccio, dopo aver nettamente ribadito le sue riserve sulle ambizioni di Tosi, è poi andato cauto sui prossimi sviluppi interni al movimento. Come aveva già detto nei giorni scorsi, Bossi ha ricordato di aver saputo che Maroni vuole convocare il congresso della Lega entro l’anno, ma “non vuole andare a un congresso dove ci sono bossiani e maroniani, e su questo ha ragione, perché danneggerebbe la Lega”. Comunque vada, ha concluso Bossi, “non penso che la Lega morirà, ce la faremo: io non rompo, voglio radunare anche i partitini nati da chi è uscito dalla Lega”. Il Senatur ha risposto “no comment” sull’ipotesi che una figura di mediazione possa essere quella del capogruppo alla Camera, Giancarlo Giorgetti.