Troppi guai per l'ex premier, dal bunga bunga alle vicende delle escort di Gianpi Tarantini, dai nastri Unipol a Valter Lavitola. Presto le sentenze da Milano e Napoli delle inchieste che tolgono il sonno al Cavaliere
Giorgio Napolitano lancia l’amo della grazia al Cavaliere ma i problemi giudiziari di Berlusconi non si risolvono certo con l’eliminazione dei 4 anni di pena inflitti dalla Cassazione. L’evasore fiscale che guida il Pdl deve affrontare altri due processi a Milano e altre due indagini a Bari e Napoli. La toppa del Colle in caso di nuova condanna si rivelerebbe peggiore del buco. Il processo Ruby è il più pericoloso. Le motivazioni della sentenza del Tribunale che ha condannato Berlusconi a 7 anni di reclusione e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici saranno depositate a settembre.
Sempre da Milano potrebbero arrivare sorprese dalla coda velenosa del processo Ruby bis. Il Tribunale che ha condannato per i festini di Arcore a 7 anni anche Lele Mora, Emilio Fede e a 5 anni Nicole Minetti, ha infatti trasmesso alla Procura le carte delle testimonianze di molte ragazze, compresa la stessa Ruby, che hanno decantato davanti ai magistrati le cene eleganti. Piccolo particolare: prima o dopo sono state tutte pagate da Berlusconi. Purtroppo per loro il munifico imputato è stato condannato per il reato di prostituzione minorile e in autunno, dopo il deposito delle motivazioni, i giudici trasferiranno il fascicolo ai pm che dovranno valutare una ad una le testimonianze delle ragazze retribuite con bonifici di 2mila e 500 euro al mese o gratificate da automobili e altri benefit. Anche i comportamenti degli avvocati Nicolò Ghedini e Piero Longo finiranno sotto la lente della Procura.
I magistrati milanesi potrebbero contestare a Silvio Berlusconi le riunioni con le ragazze e i pagamenti a loro favore. Anche se siamo alle ipotesi teoriche questo filone preoccupa più del processo sulle intercettazioni del caso Unipol, nonostante in questo caso sia già intervenuta una condanna in primo grado a un anno. Il Cavaliere secondo il Tribunale ascoltò in quel di Arcore alla vigilia di Natale del 2005 le intercettazioni trafugate da un imprenditore che lavorava per la Procura e consegnate al fratello Paolo. La pubblicazione da parte del Giornale di famiglia della celebre conversazione tra l’imprenditore rosso Giovanni Consorte e l’allora leader dei DS, Piero Fassino, (‘Abbiamo una banca’) certamente favorì alle elezioni il centrodestra. Ma Berlusconi non pagherà il prezzo processuale di quel grande regalo di Natale ricevuto dal fratello. Colpa della lentezza della giustizia milanese, tante volte accusata dal leader del Pdl di essere eccessivamente rapida. Il Giornale pubblicò la trascrizione a dicembre del 2005 e quindi la Corte di Appello dovrebbe dichiarare la prescrizione con l’estinzione del reato e delle ansie del Cavaliere.
In realtà la Procura di Napoli potrebbe essere il fronte più caldo della ripresa autunnale nell’attività giudiziaria contro Berlusconi. Il 16 settembre è prevista l’udienza preliminare per il caso della corruzione del-l’ex senatore Sergio De Gregorio. Berlusconi è accusato dai pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio di avere pagato insieme a Valter Lavitola 3 milioni di euro a De Gregorio per far cadere il Governo Prodi. De Gregorio ha chiesto già il patteggiamento a un anno e 8 mesi e il 23 ottobre si prevede che il Gip Amalia Primavera decida su tutte le posizioni. Anche se lo sciopero degli avvocati previsto proprio per il 16 settembre potrebbe fare slittare di qualche giorno il ruolino di marcia, il processo contro il presunto corruttore Berlusconi potrebbe iniziare alla fine del 2013 o all’inizio del 2014 con l’ipoteca pesante del patteggiamento del corrotto De Gregorio. Una situazione apparentemente in discesa per la Procura.
Infine a Napoli c’è un’altra indagine per rivelazione di segreto d’ufficio che preoccupa il fronte berlusconiano. In questo caso, a differenza del caso Unipol, Berlusconi non è indagato ma l’inchiesta riguarda una testata della società guidata dalla figlia Marina. Giorgio Mulè, direttore del mondadoriano Panorama, infatti è indagato per rivelazione del segreto e corruzione dai pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli perché ha pubblicato i contenuti della richiesta di arresto contro Walter Lavitola e Gianpaolo Tarantini, prima della firma dell’ordinanza di arresto da parte del Gip Amalia Primavera, nell’agosto del 2011. Le carte segrete, come nel caso delle intercettazioni Fassino-Consorte sarebbero state ottenute – secondo l’accusa – compiendo un reato da parte della fonte: il cancelliere del Gip Primavera che aveva estratto dal computer di ufficio la richiesta di arresto.
Inoltre i pm sospettano che i giornalisti abbiano promesso qualcosa in cambio all’avvocato che avrebbe favorito lo scoop facendo da intermediario con il cancelliere. Mulé è indagato insieme all’inviato autore dello scoop, Giacomo Amadori che avrebbe ricevuto fisicamente la richiesta di arresto dei pm ancora segreta. Il problema è che quello scoop ha favorito oggettivamente la fuga di Valter Lavitola. L’amico del Cavaliere si trovava all’estero quando uscirono le anticipazioni della notizia e fu consigliato al telefono da Berlusconi di restare lì.
Nell’articolo uscito quel giorno è riportata anche una dichiarazione di Berlusconi sull’indagine segreta. Panorama, quando chiamò il suo editore conosceva i contenuti della richiesta di arresto di Lavitola e Tarantini. Chissà se Amadori e Mulè dissero tutto quello che sapevano sulla richiesta di arresto contro Lavitola e Tarantini al padrone della società che li stipendia. E chissà se chiesero l’autorizzazione per la pubblicazione dello scoop che poi favorì il latitante Lavitola. Al momento della pubblicazione dello scoop, Berlusconi era considerato dai pm napoletani una vittima dell’estorsione del duo Tarantini-Lavitola. Oggi invece è indagato a Bari insieme a Lavitola con l’accusa di avere pagato Gianpaolo Tarantini per mentire in suo favore nelle indagini della Procura di Bari sulle escort. E la risposta alle domande che si pongono oggi gli inquirenti sul contenuto di quella conversazione del Cavaliere con il giornalista di Panorama, assume un senso diverso.
da Il Fatto Quotidiano del 14 agosto 2013