Alla fine la “bolla” è scoppiata ma non per merito del nostro ministero degli Esteri, almeno fino a ieri pomeriggio. Federconsumatori aveva diramato una nota decisamente critica, sottolineando che la Farnesina continuava a sconsigliare solo di recarsi nelle principali città egiziane: “Siamo indignati che non sia stato ancora formalizzato il provvedimento per tutto il Paese”.
L’associazione pro consumatori chiedeva che si definissero “a rischio” anche le località sul Mar Rosso, come Sharm el Sheikh e Urgada, Mar-sa Alam, Berenice, Marsa Mathrou ed El Alamein, zeppe di turisti. In tutto l’Egitto ci sarebbero almeno 19mila italiani, 5mila sono arrivati nell’ultima settimana, oltre 12mila inglesi e altrettanti tedeschi, l’80% nei resort sul Mar Rosso.
“Presso i nostri sportelli continuiamo a ricevere numerosissime richieste di aiuto da chi aveva programmato una vacanza in Egitto, anche perché – sottolinea Federconsumatori – al momento chi voglia annullare un viaggio sul Mar Rosso o nel Nord del Paese va incontro a gravosissime penali che vengono già annunciate da molte agenzie e tour operator. Se invece il monito del ministero venisse esteso a tutto il Paese, i turisti potrebbero optare, senza aprire contenziosi, per diverse soluzioni: ricevere dal tour operator il rimborso di quanto pagato; rinviare la vacanza; scegliere una vacanza alternativa.
È evidente che la posizione del nostro ministero nei fatti aiuta la posizione censurabile di quei tour operator che non offrono alternative ai cittadini e per cui si dovrà dar corso a inevitabili contenziosi”, conclude la nota. Per i tanti in partenza, la barriera corallina, anziché avvicinarsi, si allontana. Chi invece è già arrivato chiede ai tour operator di ripartire.
In 48 ore le cose sono cambiate: una manifestazione nelle strade di Urgada, che ha fatto registrare una vittima, ha mostrato a tutti che niente e nessuno può sentirsi al riparo dagli scontri. “Sono numerose le partenze dei turisti da Sharm el Sheikh”, ha dichiarato il titolare di un’agenzia di viaggi locale, ‘Atlantis’. L’ufficio centrale della polizia turistica ha consigliato di stare negli hotel e proibito le visite al monastero di Santa Caterina che si trova in una delle aree più insicure del Paese, il Sinai.
Prima che sul sito ufficiale della Farnesina “viaggiare sicuri” – che ha funzionato a singhiozzo per tutta la giornata – nel tardo pomeriggio di ieri comparisse l’avviso a evitare viaggi in qualsiasi zona dell’Egitto, il vice ministro degli Esteri, Marta Dassù, aveva dichiarato di rispettare il coprifuoco. I nostri principali operatori non hanno ancora deciso di cancellare i pacchetti vacanze, cosa che invece hanno fatto i tedeschi ‘Tui’ e ‘Thomas Cook’ che hanno annunciato di aver cancellato “tutti i viaggi fino al 15 settembre”. Ieri sera ‘Alpitur’ pareva però esser pronta a dare lo stop ai viaggi.
La forza lavoro impiegata nell’industria turistica egiziana fino alla rivoluzione del 2010 era pari al 12,6% del totale del Paese e il turismo è stato finora il primo contribuente dell’economia per le entrate in valuta estera, con il 22% del totale. Gli scontri in corso stanno distruggendo il poco rimasto.
il Fatto Quotidiano, 17 agosto 2013