Quando aprì la sua bottega sul lungomare di Rimini, più di trent’anni fa, la signora Ofelia Pari non avrebbe mai immaginato che, un giorno, si sarebbe trovata il minimarket pieno di etichette incomprensibili. Ma si sa, il cliente ha sempre ragione, anche se viene da lontano. E così la signora Pari, a sessant’anni, ogni mattina si mette davanti al computer, cerca un traduttore automatico e piano piano confeziona etichette in cirillico. “Non so nemmeno se siano scritte correttamente, ma di sicuro lo capiscono”. Pane, pasta, piadine, olio, caffè e aceto balsamico. Nel suo negozio, ogni parola della nostra cucina è stata trasformata e adattata ai nuovi ospiti. È l’immagine della Romagna che cambia e apre le porte ai turisti russi, gli unici oggi in grado di salvare il Ferragosto dalla crisi

“Non possiamo più contare sugli italiani, perché sono sempre meno e, invece di comprare, si portano le cose da casa” racconta la signora Pari, seduta alla cassa del suo negozio. “Con i russi invece è tutto diverso. Non chiedono prodotti di casa loro, ma cibi italiani tradizionali, come il pane, l’olio e l’aceto balsamico. Anche pasta, caffè e vino vanno molto. Sono articoli che qui esponiamo solo per loro”. Dietro di lei ha appeso banconote straniere: “Sono soldi ungheresi, bulgari e russi, tutti regalini dei nostri clienti”. Occhi scuri, capelli rosso fuoco, battuta facile, dalla vetrina del suo alimentari ha visto cambiare mode e tendenze. Ma un boom così non se lo sarebbe mai aspettato. “Se non ci fossero gli arrivi dall’est qui non si guadagnerebbe un centesimo, saremmo alla canna del gas”.

Lo dice la signora Pari, lo certificano i numeri della Provincia: 212mila pernottamenti dalla Russia nei primi sei mesi dell’anno, con un incremento di oltre il 10% rispetto all’anno scorso. Un mercato da un milione di presenze l’anno, che ormai ha ufficialmente superato quello tedesco. E che ha convinto l’Agenzia per il turismo dell’Emilia Romagna ad aumentare gli educational tour per agenti di viaggio russi, gite organizzate per far conoscere sul campo l’offerta turistica regionale, da quella del settore balneare a quella più culturale e artistica, fino a quella enogastronomica.

E passeggiando per le strade della riviera l’effetto è notevole. Quasi tutte le pizzerie turistiche espongono insegne e menù bilingue. Alcuni ristoranti, come quello di Roberto Baldrati, storico locale di Rimini, aperto da oltre vent’anni, si è adeguato ai nuovi clienti, inserendo nell’offerta anche piatti tipici moscoviti. Zuppe particolari, preparate da cuoche russe, assunte solo per accontentare i turisti che arrivano dall’est. “È un modo per interagire e conquistarsi la loro fiducia, per questo l’ho fatto volentieri” spiega il titolare. “E poi, diciamoci la verità, se non ci fossero i russi qui metà delle attività sarebbe costrette a chiudere i battenti”.

E in terra di Romagna c’è anche chi arriva per una vacanza e ci rimane per tutta la vita. Come Anna, moscovita arrivata in riviera 10 anni fa, che si è innamorata dell’Italia e di un italiano. Oggi lavora in un albergo di Riccione: traduce i depliant e accoglie i nuovi arrivati. E in hotel se la tengono stretta. “Mi hanno chiamato per aiutare i proprietari italiani a parlare con le comitive di russi. Oggi sono loro a riempire le camere, in ogni periodo dell’anno”.

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