In un'intervista a Repubblica, l'ex capogruppo al Senato avanza la candidatura del Movimento per guidare un prossimo, eventuale esecutivo: "Ora siamo pronti. Proporremmo un accordo su 3-5 punti a tutto il parlamento, saltando filtri della partitocrazia". E il premier sarebbe "una personalità esterna"
Se cade il governo delle ‘larghe intese‘ “noi siamo pronti a governare”. Parola di Vito Crimi, ex capogruppo al Senato del Movimento 5 stelle, che sulle pagine del Corriere avanza la candidatura del movimento a guidare un nuovo esecutivo.
Non si tratta dell’apertura politica ad un’alleanza, almeno programmatica, col Partito Democratico, che da giorni si vocifera in caso di rottura col Pdl. Ma le dichiarazioni di Crimi ribadiscono l’ipotesi – a cui Berlusconi e il Pdl guardano con sempre maggiore preoccupazione – che il ritorno al voto potrebbe non essere l’unica e conseguente soluzione, in caso di sfiducia a Letta. Anzi. Ieri la deputata Pd Alessandra Moretti aveva parlato di un possibile ‘Letta bis’, con un’altra maggioranza senza il Pdl. Oggi Crimi suggerisce che a guidare il prossimo, eventuale governo sia proprio il M5s. “Adesso abbiamo un’autorevolezza e un’esperienza che prima, da esordienti, non potevamo avere”, spiega il senatore a Repubblica. Che si rivolge direttamente al Capo di Stato, a cui spetterebbe decidere in caso di crisi governativa: “Napolitano ci dia un mandato esplorativo. Proponiamo due, tre, cinque punti base. E poi si torna al voto“.
Certo, le parole di Crimi non anticipano alcuna rivoluzione rispetto a quanto ripetuto costantemente da Beppe Grillo e dai suoi parlamentari. Nessuna alleanza strutturata, solo una proposta trasversale al parlamento, “saltando i filtri della partitocrazia: “Noi lavoriamo molto con i colleghi di altri partiti, dal Pd a Sel, ma come pure del Pdl. Ci troviamo nelle commissioni, scopriamo di condividere molte cose”, aggiunge Crimi. I punti su cui trovare un accordo sarebbero già sul tavolo: “Legge elettorale, reddito di cittadinanza e misure per le piccole e medie imprese”. Anche la scelta del premier a cui affidare la guida dell’esecutivo non sarebbe un problema: “Una personalità esterna al Movimento, sul solco dei nomi che uscirono fuori dalle Quirinarie”, da far eleggere agli iscritti sul web.
Nonostante dunque anche ieri da Rimini, dal meeting di Comunione e Liberazione, il premier Enrico Letta abbia ribadito la necessità di dare continuità al suo esecutivo per il bene dell’Italia, le speculazioni su un’eventuale alternativa al suo governo si moltiplicano. A dettarle, è soprattutto la possibilità che Silvio Berlusconi, messo alle strette dalla condanna in via definitiva e dalla discussione sulla decadenza da senatore, voglia far saltare il banco e tornare subito alle urne. Il Pdl, però, rischia di far male i conti e di abbandonare questo governo per ritrovarsi all’opposizione del prossimo. Anche secondo il Corriere della Sera, infatti, “l’aria è molto diversa dall’inizio della legislatura” nei banchi grillini, e il ritorno alle urne “in questo momento non sarebbe in cima neanche dei pensieri di Grillo e Casaleggio“.
Ma il Corriere si spinge ancora più in là, e tratteggia uno scenario in cui potrebbero non essere solo i grillini a dare il là ad un nuovo governo alternativo alle ‘larghe intese’. Dal senatore Pd, Felice Casson, ieri è arrivata una “strana profezia”: “Se Berlusconi rompe, un gruppetto più o meno grande di suoi senatori potrebbe smarcarsi“. In fondo, conclude il Corriere, “basterebbe una ventina di senatori per far nascere un nuovo esecutivo con lo stesso premier uscente”.