Dalla sovrabbondanza di offerta al rischio black out, in pochi mesi e senza vie di mezzo. È il paradosso che ha colpito il sistema gas italiano: per smettere di perdere soldi con i contratti take or pay Eni, Edison e Enel hanno quasi dimezzato le importazioni dall’Algeria. Nel frattempo l’Italia si è trovata a corto di scorte e pagherà misure di sicurezza aggiuntive per difendersi da eventuali emergenze.
Il problema dell’insufficiente riempimento degli stoccaggi – giacimenti di gas esauriti in cui viene iniettato gas durante l’estate per tirarlo fuori in inverno – era noto a governo e authority già da qualche tempo ed è stato reso pubblico dal ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato ai primi di luglio. Parte del nodo dipende dall’assenza di convenienza per le imprese a utilizzare le scorte, nell’attuale mercato caratterizzato da forte eccesso di offerta e un debole differenziale di prezzo del gas tra estate e inverno. Quest’anno una quota importante della capacità di stoccaggio è stata assegnata ad asta e, mancando l’incentivo a stoccare, è rimasta in parte inassegnata o inutilizzata.
Risultato: al 5 agosto negli stoccaggi nazionali erano presenti circa 6,9 miliardi di metri cubi di gas contro gli 8,7 dello stesso giorno del 2012. Se andiamo avanti così, all’inizio dell’inverno la consistenza delle scorte sarà inferiore di circa il 16% rispetto all’anno passato. Ciò comporta una minore capacità del sistema di coprire punte giornaliere di domanda dovute al freddo e/o all’eventuale interruzione di gasdotti, come avvenuto nel 2006 con la Russia. Questa però è solo una parte del problema. Il basso livello delle scorte da solo, infatti, non sarebbe un problema tanto grave se non fosse per un’altra circostanza: la scelta parallela di alcuni dei maggiori importatori di ridurre drasticamente le loro importazioni dall’Algeria.
Anche in questo caso il motivo sta nel contesto di mercato, che ha indotto gli importatori a una scelta dal loro punto di vista del tutto razionale. I contratti di import dall’Algeria, come da altri grandi fornitori, sono caratterizzati dall’obbligo di ritirare una quantità minima di gas o pagarne un anticipo (take or pay). Negli ultimi anni il crollo della domanda italiana e Ue ha gravato le imprese con quantitativi ingenti di gas sempre più difficili da vendere. Naturale quindi che appena possibile gli importatori abbiano cercato di ridurre il fardello – per la sola Eni è un onere di 2,13 miliardi di euro in pochi anni – e, con l’occasione, riequilibrare un po’ il mercato. Secondo fonti qualificate negli ultimi negoziati con l’Algeria, l’Eni avrebbe tagliato il proprio import per l’anno in corso di 7 miliardi di mc a fronte di contratti per complessivi 16.
Un dato che il Cane a Sei zampe non commenta. Ma che si accorda con quanto riferiscono dal Mise: dopo le ultime rinegoziazioni di Eni, Edison e Enel quest’anno l’import italiano dall’Algeria si ridurrà complessivamente di quasi 10 miliardi di mc, poco meno della metà di quanto importato nel 2012 e circa il 13% di tutti i consumi nazionali dello scorso anno. Ossigeno per i bilanci degli importatori: nell’ultima trimestrale, grazie alle rinegoziazioni concluse e quelle in corso, Eni prevede nei prossimi quattro anni prelievi finalmente in linea coi minimi contrattuali. Ma anche un fattore di tensione per la sicurezza.
Interpellata, Eni sottolinea di aver “storicamente garantito la sicurezza degli approvvigionamenti al Paese”. Ma che ora, “per le mutate condizioni di mercato del gas sta rinegoziando i contratti per adeguarli all’attuale scenario a tutela dei propri azionisti”. La società “ha comunque un costante confronto con il governo italiano su questo tema”, fermo restando che “non ha alcun vincolo legale o formale con il governo che stabilisca in che modo debba gestire i contratti e non ha alcun monopolio o esclusiva”.
Anche per questo motivo il Mise sta preparando contromisure onerose: far pagare ai consumatori la disponibilità di centrali a olio per sostituire il gas. Un’assicurazione costata lo scorso anno circa 100 milioni secondo il Mise (250 secondo un dato a lungo non smentito) a beneficio di 4.400 Mw di centrali Enel altrimenti destinate alla chiusura. Spesa che pare quantomeno eccessiva se, nella pur dura emergenza freddo di due anni fa, non se ne usarono più di 2.500. Ma l’emergenza potrebbe trasformarsi in opportunità commerciale per gli stessi importatori che hanno ridotto i volumi dall’Algeria. Che saranno tra i pochi in grado di offrire gas aggiuntivo per compensare eventuali ammanchi.
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da Il Fatto Quotidiano del 14 agosto 2013