Per il capogruppo dei senatori Pdl, la tenuta del governo è imprescindibile da un "approfondimento" sulla legge Severino. Insoddisfazione anche per le parole di Napolitano anche da parte del presidente della commissione Esteri secondo cui il Capo dello Stato deve "ulteriormente misurarsi con la estrema gravità della situazione"
A nulla è valso il tentativo di Enrico Letta di blindare le larghe intese al Meeting di Rimini. Il Cavaliere infatti sta preparando un atto di accusa a magistratura e Parlamento da pronunciare a settembre, dopo la riunione della giunta che potrebbe farlo decadere da senatore. A fare quadrato intorno a Berlusconi intervengono Renato Schifani e Fabrizio Cicchitto secondo cui per la tenuta del governo è imprescindibile il no alla decadenza da senatore del leader del centrodestra. E Napolitano, da cui “ci aspettavamo di più” deve “ulteriormente misurarsi con la estrema gravità della situazione”. “Per noi tutto si tiene – ha detto il capogruppo al Senato del Pdl ai microfoni di SkyTg24 dal meeting di Rimini – se ci sarà una chiusura pregiudiziale del Pd sul percorso di approfondimento sulla legge Severino che chiediamo per noi sarebbe impossibile parlare di un percorso comune”. In sostanza o rinvio sulla Severino – secondo cui non sono candidabili coloro che hanno riportato condanne definitive “a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni” – o cade il governo.
(video di Giulia Zaccariello)
Stessa posizione ribadita anche da Fabrizio Cicchitto che in un’intervista al Messaggero manda un “avviso di sfratto” al governo. “Se dovesse prevalere la linea di chi ha già schierato il plotone d’esecuzione – ha detto – ci sarebbero conseguenze molto negative per la maggioranza e la sopravvivenza del governo”. Il presidente della commissione Esteri si rivolge a quella parte del Pd (Bindi, Zanda e Moretti), secondo i quali la decadenza di Berlusconi dal seggio senatoriale è inevitabile. Se così fosse, i cinque ministri del Pdl sarebbero pronti a dimettersi. “Non esiste una decisione formale – fa sapere Cicchitto- ma c’è qualche probabilità che questo possa accadere se nel Pd non dovesse prevalere la disponibilità ad ascoltare le nostre ragioni”. Il governo delle larghe intese, ricorda, si regge sull’accordo tra Pd e Pdl, “che può venire meno se si segue la linea di chi ritiene che la questione dell’ineleggibilità di Berlusconi sia già risolta in modo negativo”. Secondo Cicchitto “esiste un’interpretazione della legge Severino da parte del Pdl della quale va tenuto conto. Non si possono respingere a priori -conclude l’esponente del Pdl- le nostre eccezioni di incostituzionalità, né la nostra contestazione sulla retroatiività della legge”.
I due esponenti del Pdl esprimono inoltre delusione anche sul fronte della nota del Capo dello Stato dopo la condanna per frode fiscale dell’ex premier. Cicchitto si aspetta addirittura un altro intervento da parte di Napolitano. “E’ aperta una partita tra le più drammatiche e delicate della vita politica italiana – scrive in una nota -. Che mette in gioco sia il governo del Paese, sia il destino politico e la libertà personale del leader del centrodestra. In una situazione del genere nessun atto di irresponsabilità e nessuna forzatura sono accettabili. Il presidente Napolitano rimane una scelta migliore di quella di Prodi, ma egli deve ulteriormente misurarsi con la estrema gravità della situazione”. Se Cicchitto sollecita un nuovo intervento del Quirinale, Schifani ribadisce il disappunto per la nota del Colle. “Da Napolitano ci aspettavamo di più”, dice, perché “nel messaggio del Capo dello Stato, che non commento, non ho trovato quello che avevamo chiesto. Non entro nel merito, le posizioni del Capo dello Stato si rispettano, ma ci aspettavamo di più”.
Letta, poi, sottolinea l’urgenza di una nuova legge elettorale, ma per Schifani le differenze tra i due partiti di maggioranza rimangono significative. “Non vedo margini di avvicinamento, le distanze rimangono”, ha detto, specificando che il Pdl sulla legge elettorale ha mantenuto una posizione “coerente”. “Noi siamo contrari al ritorno al Mattarellum, siamo per mettere in sicurezza la legge elettorale secondo i rilievi della corte costituzionale”, ma “un ridisegno” complessivo potrà esserci solo una volta completato il percorso delle riforme e della nuova forma di governo, spiega.
Critiche al Pd anche sul fronte della legge Severino. Di fronte alla richiesta del Pdl di un approfondimento sull’applicazione della norma, che è alla sua prima applicazione, secondo il capogruppo Pdl dai democratici arrivano “posizioni politiche di chiusura pregiudiziale prima ancora di aver letto gli atti e prima di aver ascoltato le nostre obiezioni, fondate sulla presunta incostituzionalità della legge Severino”. Schifani respinge l’ipotesi di uno scambio tra legalità e stabilità, come accusano i dem: “Non chiediamo nessun baratto, chiediamo un approfondimento della Consulta“. Dinanzi a una sentenza che va eseguita, ma che presenta “tanti dubbi nel suo contenuto”, il Pdl, prosegue, coglie delle “ombre” che meritano un “approfondimento di carattere giuridico e anche politico”, spiega il presidente dei senatori del Pdl. E avverte: “Il governo lo abbiamo voluto e lo stiamo sostenendo, ma con questo atteggiamento il Pd getta gravi ombre sul percorso dell’esecutivo”. Tutti, prosegue, “si rendano conto che il momento è talmente complicato che serve un atto di pacificazione e dinanzi a un atteggiamento pregiudiziale di chiusura sarebbe impossibile parlare di un percorso comune”. E specifica che “il Pdl non si muove per tutelare interessi personali ma per tutelare gli interessi di dieci milioni di elettori”.