Si chiama "Burka avenger" il nuovo programma ideato dall'anglo-pakistano Aaron Haroon Rashid. Al centro Jiya, giovane insegnante di scuola elementare educata dal padre adottivo a un'arte marziale a base di penne, matite, libri ed evoluzioni acrobatiche. Di giorno maestra e di notte super-eroina, la protagonista porta avanti un obiettivo: sdoganare con ironia i preconcetti legati all'uso del velo integrale
Il burka è considerato da molte donne occidentali simbolo di costrizione e oppressione. Forse da oggi qualcosa potrebbe cambiare. Il cantante pop, compositore, musicista e produttore anglo-pakistano, Aaron Haroon Rashid ha creato un cartone animato, chiamato “Burka avenger” ossia “La vendicatrice con il burka”, per spiegare l’importanza dell’educazione femminile e sdoganare i preconcetti legati all’uso del velo integrale.
In Italia si parla del Pakistan solo per i disordini afghani o per atti di violenza. Nell’ottobre del 2012 la giovane quindicenne Malala Yousufzai è divenuta, suo malgrado, portavoce di una situazione che colpisce gravemente il sistema educativo pakistano. Sostenitrice dell’importanza dell’educazione per le donne (secondo le statiche dell’Onu e del governo pakistano tre quarti delle giovani donne non hanno accesso alle scuole primarie) è stata quasi uccisa da un colpo di pistola sparato da un commando di talebani convinti che la ragazzina non rispettasse la sharia.
Forse ispirato da questo fatto Haroon ha pensato di creare non solo un cartone animato ma un intero progetto che include gadget, videogiochi, un supporto a comunità locali a favore dell’educazione femminile. La trama del cartone animato è intrigante. Una giovane insegnante di scuola elementare, orfana sin da piccola, viene adottata da un insegnante di arti marziali. Il padre adottivo la educa all’antica arte (inventata) del “takht kabaddi”: un mix di combattimento creativo con penne, matite e libri più una serie di evoluzioni acrobatiche. Una sorta di disciplina ninja adattata a uso scolastico. Di giorno insegnante, di notte vendicatrice mascherata per combattere i soprusi, difendere i deboli e diffondere l’importanza dell’istruzione.
La figura del difensore mascherato non è nuova. Spesso la loro nascita è coincisa con momenti critici della storia di una nazione. Basti pensare a tutti gli eroi della Marvel: Batman, gli Xmen, Ironman, tutti personaggi che hanno “servito” la comunicazione nazionale americana durante e dopo la guerra mondiale. Di recente gli eroi della Marvel, in coincidenza con la crisi economica americana che ha messo in ginocchio milioni di cittadini, sono riapparsi per rilanciare il modello a stelle e strisce. Allo stesso modo l’idea dell’eroe mascherato anche in Pakistan diventa portatore di valori positivi: così “Burka avenger” è il primo, forse non l’ultimo, esempio di comunicazione nazionale per bambini.
Il programma è visibile in rete gratuitamente e il suo creatore prevede di lanciarlo in visione in tutto il mondo islamico. Come sarà accolto il progetto dagli islamici più conservatori? Dal punto di vista mediatico è già un successo, visto che anche il Washington Post ha riportato una lunga analisi del cartone animato, dibattendo sulla sua utilità e validità.
Una giovane insegnante elementare nel distretto pakistano di Swat, Sobia Chaudry ha dichiarato al quotidiano online The diplomat: “Chiaramente Haroon ha fatto una scelta attenta di vestire una donna con quello (il burka) che è stato comunemente criticato dalla stampa liberale. Con questo potente strumento, un cartone animato in lingua urdu (la lingua nazionale del Pakistan e lingua ufficiale dell’amministrazione nazionale indiana, ndr) che mostra le avventure di una comune insegnante, Haroon usa la sua particolare immagine per combattere la visione pubblica generale. Un progetto fantastico”.
La scelta di legare un tema forte come l’educazione delle giovani donne a un capo di abbigliamento tradizionale come il burka potrebbe essere una scelta vincente. La comprensione che gli occidentali hanno di alcune pratiche islamiche – come quella di coprirsi il capo con lo hijab in Iran o il burka in Pakistan, Afghanistan ed Emirati arabi – è spesso lacunosa perché priva di una visione d’insieme del mondo islamico. Partendo dal presupposto che qualunque cambiamento in una società tradizionale con un forte attaccamento alla religione deve partire da piccoli passi, questo cartone animato, distribuito in tutto il mondo islamico, potrebbe essere il primo mattone per costruire un nuovo islam, liberale e aperto alla crescita culturale e spirituale della donna.
Twitter @EnricoVerga