Sulla piazzetta centrale alla fine di via Flaminia, proprio di fronte alla Chiesa del Crocefisso, c’è l’immancabile mercatino. Nel quale di caratteristico sembra esserci ben poco. Più giù, prendendo per via Roma, gallerie d’arte e negozi di ogni chincaglieria espongono le loro merci. Anche direttamente in strada. Da un capo all’altro del piccolo paese è tutto un susseguirsi di hotel, alberghi, bed&breakfast e poi ristoranti e bar, pubblicizzati da insegne e cartelli di vario tipo e dimensione. Sono ovunque. In strada soprattutto, l’uno accanto all’altro, anche sovrapposti, spesso ravvicinati tra loro. Come le briciole lasciate cadere a terra nella favola di Pollicino.

Siamo a Numana, ad una delle estremità del promontorio del Conero. Non lontani da Ancona, da un lato, dall’altro, dalla lingua di spiaggia bassa e progressivamente più larga che prosegue verso sud. Dall’alto, da uno dei belvedere ai bordi del paese, arrampicato sull’alta costa, bianchissima, la vista è mozzafiato. A strapiombo ci sono le spiaggette che si possono raggiungere con un po’ di difficoltà, attraverso ripide discese. Qualche volta addirittura soltanto dal mare. Più in là il porticciolo turistico che conta nella bella stagione un buon numero di yatch, oltre a natanti per il diporto.

Senza ricorrere al cannocchiale la vista si perde lontanissimo, fino a Civitanova Marche. Perfino a S. Benedetto del Tronto. Qui il mare ti entra dentro. Per sempre. Insieme al verde delle chiome dei pini marittimi e dei corbezzoli e al profumo degli oleandri. Insomma un bel posto. Che merita ampiamente il titolo di Signora del Conero.

Quel che la natura del luogo offre esaltato dalle attrezzature turistiche. Con una presenza che la distingue da molti altri centri litoranei. Quella dell’Antiquarium statale nel quale si raccolgono oggetti della storia del sito, dei suoi dintorni. Un edificio quello di via La Fenice, appena dietro la piazza del Crocefisso, nel quale dal 1974 è stato organizzato un percorso attraverso le fasi di vita di Numana. Dall’età picena a quella romana. Una storia lungo tanti secoli, condensata nei due piani disponibili. L’allestimento, anche se datato, non pregiudica il godimento di pezzi straordinari, in molti casi provenienti dagli scavi realizzati tra Numana e la vicina Sirolo a partire dalla fine degli anni Sessanta del Novecento. Soltanto parte dei corredi recuperati perlopiù dalle ricchissime necropoli picene. Oinochoe di impasto, ciste a cordoni di bronzo, crateri alto-adriatici, spade di ferro e bronzo, elmi a calotta in bronzo. E poi i cippi funerari in arenaria, la stele di Chelido e l’urna cineraria in marmo. Soprattutto il carro proveniente dalla principesca Tomba della Regina. Con la ricostruzione alla quale sono “applicate” le parti superstiti, sistemata al centro della sala al primo piano. Un pezzo che da solo meriterebbe la visita. Con o senza giornata in una delle celebri spiagge numanesi.

Qui dentro, il tempo sembra sospeso. Anche se in assenza di supporti digitali, si ha l’impressione che ogni cosa riprenda forma. Gli oggetti sono pienamente al centro del racconto e i visitatori quasi inconsapevolmente scivolano lentamente sul parquet delle sale. Da una vetrina all’altra. L’Antiquarium, uno spazio definito che si moltiplica fino ad espandersi per le strade e le piazze. Così grande da trasformarsi in un vero e proprio motore di sviluppo di iniziative culturali. Perché non rimane tutto all’interno del perimetro museale.

C’è l’estate picena a cura delle Terre del Conero. Una serie di incontri-escursioni, a tema, che coniugano archeologia e ambiente, prodotti agro-alimentari e costume. Con Numana, luogo dal quale partire. Per raggiungere Sirolo, Camerano e Ancona. Peccato che in questo progetto globale, non ci sia ancora spazio per i resti della fase romana. Per le due strutture in opera cementizia all’estremità di viale Morelli e per le parti in opera reticolata lì vicino. Fatta eccezione per quella sul lato destro, tutte sfortunatamente all’interno di proprietà private. Quindi non visitabili. Tanto più che non esiste alcuna indicazione che ne segnali la presenza.

Stessa sorte per l’acquedotto romano, scavato in cunicolo per chilometri, dal paese al luogo di captazione. Un’opera di ingegneria idraulica di tale rilevanza da comparire come esempio del genere in diverse pubblicazioni scientifiche. Ma escluso, anch’esso, alla vista dei turisti.Molto si è fatto a Numana. Non manca poi tanto perché possa brillare non soltanto per il suo mare.

Da queste parti, non lontano dall’ombrellone, si possono trovare “cose” per molti inaspettate. Forse per questo ancora più belle.

 

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Romina, l’eroinomane con il sorriso da adulta

next
Articolo Successivo

Fotografia: chi ha paura di Irene Kung?

next