Il sistema di Goldman Sachs s’inceppa e partono per errore ordini sul mercato delle stock option. E così la banca d’affari americana rischia fino a 100 milioni di perdite. L’incidente è avvenuto martedì in apertura di seduta: le autorità americane hanno completato la revisione delle transazioni, ma al momento non è possibile stimare l’ammontare preciso delle eventuali perdite, fino che non sarà deciso se cancellare o meno le operazioni effettuate inavvertitamente.
Il caso mostra come ancora una volta la vulnerabilità del sistema degli scambi americano e globale, con l’ascesa delle nuove tecnologie e il loro affermarsi con l’high frequency trading, circuiti di negoziazione paralleli all’interno delle borse Usa costituiti dall’insieme degli scambi realizzati dai sistemi di trading automatico. Si tratta di operazioni veloci, con l’esecuzione automatizzata di milioni di ordini di compravendita in contemporanea sui diversi mercati finanziari.
L’incidente in casa Goldman Sachs “potrebbe accadere a chiunque, nessuno è immune”, affermano alcuni analisti, ricordando come dal “flash crash” del 2010 si sono verificati molti episodi di malfunzionamento dei sistemi di trading. Uno degli ultimi, in ordine cronologico, è quello di Knight Capital, finita lo scorso anno sull’orlo della bancarotta per un problema tecnico al sistema di trading. Il nodo degli scambi elettronici e automatizzati è oggetto si indagine anche in Cina, dove le autorità stanno indagando il broker Everbright Securities dopo un ordine sbagliato di acquisto per 3,8 miliardi di dollari che ha avuto come effetto quello di far salire lo Shanghai Index Composite del 6% in pochi minuti.
Il problema incontrato da Goldman Sachs, invece, ha riguardato il sistema interno usato dalla banca per raccogliere le manifestazioni di interesse dei clienti sul mercato delle stock option. Manifestazioni di interesse che il mercato ha trasformato in ordini sui titoli con iniziali dei propri simboli fra la I la K: l’effetto è stato quello di far calare i prezzi delle azioni, alcuni dei quali sono scesi a un dollaro. E le conseguenze, affermano alcuni osservatori, sarebbero potute essere anche peggiori se l’errore avesse riguardato titoli come Google o Apple.