Il vicepresidente della Giunta ritorna sull'intervista del giudice Esposito non eslcudendo un ricorso in Cassazione per errore di fatto: “Non c'è mai stato alcun testimone che agli atti del processo abbia detto che Berlusconi sapesse”. Stefàno: "Decisione entro settembre". Intanto il M5S su Facebook fa sapere che il voto sarà compatto e chiede cosa farà il Pd
Le grandi manovre per rinviare il voto della Giunta per le Immunità del Senato per decidere la decadenza di Silvio Berlusconi proseguono. “Proporrò di acquisire le motivazioni della sentenza della Cassazione che ha condannato Berlusconi. Se per ipotesi quanto sostenuto dal presidente Antonio Esposito nella sua intervista al Mattino fosse la motivazione della sentenza, allora non è da escludersi la possibilità – spiega il vicepresidente della Giunta per le immunità del Senato Giacomo Caliendo (Pdl) – di un ricorso in Cassazione per errore di fatto o materiale in base all’art.625 bis del codice di procedura penale”, poiché “non c’è mai stato alcun testimone che agli atti del processo abbia detto che Berlusconi sapesse”. In una intervista al Messaggero il senatore, ex magistrato, spiega che la Giunta avrà bisogno di tempo per “approfondire” e “discutere” i problemi di interpretazione della legge Severino, che prevede la decadenza degli eletti in caso di condanna definitiva.
Le motivazioni del verdetto dovrebbero essere depositate il 31 agosto e già il 5 settembre il Csm discuterà la pratica del giudice Esposito. Il 9 invece è prevista la riunione della Giunta che proseguirà la discussione avviata per arrivare alla decisione sull’ex premier. “Se anche si arrivasse a fine ottobre cosa cambierebbe? A meno che non ci sia un pregiudizio politico per votare seduta stante la decadenza di Berlusconi. Ci sono una serie di nodi preliminari da sciogliere – osserva Caliendo -. L’incandidabilità prevista dalla legge Severino è di natura penale e dunque non retroattiva? Se invece l’incandidabilità è una sanzione amministrativa e non penale, è comunque afflittiva e pertanto limitativa del principio della Convenzione dei diritti dell’uomo? L’indulto ha una qualche conseguenza?”.
Ma se il vice presidente della Giunta sostiene la necessità di una lunga discussione il presidente Dario Stefàno (Sel) la pensa diversamente: ”Non si tratta di fare rivelazioni, il nostro compito è applicare la legge, come presidente il mio compito è delicato perché devo creare le condizioni affinché ogni componente si senta pienamente nel diritto di esprimere la sua opinione ma poi anche pienamente nel diritto che la Giunta compia e svolga il suo mandato” spiega il senatore a Radio 24.
Quanto alla retroattività applicabile alla legge Severino, Stefàno spiega che “in Giunta abbiamo l’impegno di ascoltare le proposte del relatore (Andrea Augello del Pdl, ndr) e discutere sulle proposte prima del voto. Alcuni di questi rilievi sono stati già stati mossi nella discussione preliminare precedente, ma io credo che non intacchino il percorso che noi abbiamo tracciato. Con una nostra precedente autodeterminazione come Giunta abbiamo fissato che le nostre funzioni non ascrivano la competenza nel richiamare problemi di costituzionalità delle norme o delle leggi. Credo che quell’autodeterminazione della Giunta sia da riferimento anche in questo caso. Dobbiamo limitarci a svolgere il ruolo che le norme ci attribuiscono, quello di applicare e in questo caso di discutere sull’incandidabilità intervenuta ed eventuale decadenza di Silvio Berlusconi”.
”Se la relazione Augello dovesse essere bocciata dalla Giunta, il senatore verrà sostituito e il nuovo relatore avrà l’incarico di proporre un’altra soluzione, i tempi non saranno lunghi perché io credo che ogni commissario in questo periodo abbia avuto tempo e documentazione per approfondire il caso. Il nostro proposito era stata quello di portare a compimento la nostra attività sul caso specifico entro il mese di settembre”. La Giunta è composta da 23 senatori e il Pdl – con sei componenti – è in netta minoranza, ma Stefàno non dà per scontata la decisione: “No, non faccio pronostici, mi impegno come presidente a che la giunta valuti la questione nel merito e non per appartenenza, nel merito di una legge che ci indica alcune prescrizioni, nel merito di regolamenti che attribuiscono a noi alcune funzioni che noi dobbiamo assolutamente ossequiare”.
Intanto il M5S, con quattro senatori, fa sapere con un post su Facebook che “voterà compatto per la decadenza e lo dichiarerà alla luce del sole. No al voto segreto. E il Pd cosa farà?”.