Le gaffes e il razzismo a propria insaputa non sono prerogativa italiana. E così la compagnia aerea Aeromexico, tra le più importanti dell’America Latina, colpevole di una campagna di assunzioni discriminatoria, ha incolpato l’agenzia pubblicitaria Catatonia, la quale a sua volta ha accusato una terza agenzia di casting sua sussidiaria. I fatti risalgono alla seconda settimana di agosto, quando la blogger messicana Tamara de Anda posta su Twitter la foto del prospetto di assunzione di Aeromexico, che invita i messicani dalla pelle scura ad astenersi da fare domanda. “No morenos” saranno presi in considerazione, è scritto. Nessuno dalla pelle scura, in un paese dove su una popolazione di poco più di 100 milioni, il 60% è meticcia e il 20% è amerinda, discendente dai nativi americani. E a Città del Messico la percentuale di amerindi sale al 30%.
Il primo tweet di Tamara de Anda, quando è incappata nella notizia, ha avuto in poche ore oltre 400 retweet, tanto che ha deciso di dedicare alla notizia un post specifico sul proprio blog, che ha avuto immediata diffusione virale. Le conseguenze, come racconta lei stessa, sono che è stata tempestata da chiamate da un numero sconosciuto e, quando ha risposto, le è stato detto che ci sarebbero state conseguenze legali per aver reso pubbliche informazioni confidenziali. Ma le compagnie coinvolte, dopo aver cercato di nascondere la notizia con le minacce, sono state sovrastate dalla sua diffusione in Rete. Tanto che, dopo una settimana, sono state costrette a pubblicare scuse ufficiali, pur cercando di scaricar la responsabilità tra di loro: Aeromexico si è scusata per il “il tono discriminatorio” della campagna affidata a Catatonia, che a sua volta si è scusata per il linguaggio utilizzato dall’agenzia di casting cui aveva passato la pratica.
Ma in un paese in cui politici, accademici, professionisti e i personaggi dello spettacolo tendono sempre più ad avere la pelle chiara, a confronto con la massa di lavoratori che ha – ed è rappresentata con – la pelle più scura, la selezione razziale di Aeromexico non poteva limitarsi a escludere i messicani moreno. E, infatti, nel prosieguo si è fatta esplicitamente classista. Coloro che vogliono fare domanda di assunzione per la compagnia aerea, è scritto nel prospetto, devono infatti sembrare “Polanco”, dal nome del quartiere bene della capitale messicana. Una zona come potrebbero essere i Parioli a Roma dove, come scrive Tamara de Anda sul suo blog “i padroni di casa hanno la pelle più chiara, e chi ci lavora come servitù più scura”.
Come scrive sempre la blogger, l’orribile campagna pubblicitaria ha avuto almeno il merito di riaprire la delicata questione razziale in Messico. Un paese dove “fuori dai programmi governativi, dalle Ong e dalle campagne per il turismo folkloristico, nell’immaginario collettivo messicano le persone scure di pelle e gli indigeni non esistono, sono cancellate completamente, a meno che non siano vestite coi costumi tradizionali”. E come hanno notato molti commentatori, con l’equazione “simili a Polanco e non scuri di pelle”, Aeromexico ha finalmente reso esplicito come il razzismo sia sempre stato, e sia tuttora, non solo una semplice e becera attitudine ma una vera e propria forma di conflitto di classe, che parte dai piani superiori.
twitter: @ellepuntopi