C’eravamo tanto preoccupati. E invece sprechi e privilegi si accomodano ancora su divanetti Frau comprati di fresco, insieme ad altri arredi di lusso, al ritmo di 50mila euro al mese. A sei anni dal libro di Rizzo e Stella, in coda all’epopea del rigore, sotto l’occhio vigile dei “controllori” spediti in Parlamento ad aprirlo come una scatola di tonno, succede l’imponderabile: le spese della Camera dei Deputati non diminuiscono affatto come promesso ma aumentano ancora. In una manciata di mesi Montecitorio è costata ai contribuenti italiani la consueta montagna di soldi e quattro milioni di euro in più. Lo rivela l’elenco delle spese ordinate per lavori, servizi, forniture, consulenze e collaborazioni, risultanti dal sistema informativo contabile della Camera dei deputati. Il primo semestre del 2013 si è chiuso con un conto di 110 milioni di euro (109.809.654,17), lo stesso semestre del 2012 si era fermato a 105. Certo, erano 124 milioni nel primo del 2011, ancora epoca Berlusconi, Scilipoti&C. Ma la stagione del rigore non ha cambiato il vento. Neppure nei quattro lunghi mesi – dalla caduta del governo Monti all’insediamento di Letta – in cui le aule parlamentari hanno lavorato a ranghi ridotti e noi ci bevevamo ancora impegni e promesse solenni di candidati, questori, presidenti delle camere e tutti i cantori della nuova sobrietà. Invece ecco, son riusciti a farcela ancora sotto il naso, a costare quanto e più di prima beffando l’Italia alle prese con la crisi. A parte i 17 centesimi riportati nel totale, tocca vedere dove sono andati a finire tutti quei soldi, partendo – ovviamente – dalle competenze parlamentari e arrivando fino in casa dei “questori” che contro gli sprechi avevano promesso pugno di ferro e son caduti invece sulle consulenze d’oro.
Da Assange a Rosy Bindi, così si mantiene un deputato italiano
Nel conto semestrale , bene dirlo subito, non ci sono alcuni fondamentali: come i 784 milioni per pagare stipendi e pensioni di deputati e dipendenti che fanno 2/3 del bilancio di Montecitorio. E neppure i 138 milioni per le pensioni degli “ex”. Ma alcune voci di spesa certificano che i soldi volano fuori dalle finestre della Camera e che la Casta goda ancora di ottima salute. Come i 165mila euro di quotidiani per consentire a tutti e 630 gli onorevoli di leggere il proprio: 27mila euro al mese, mille euro al giorno. Sorridono gli editori e ancor più gli edicolanti, come la “Mondini” di Piazza Colonna, che da anni riceve una generosa commessa da 100mila euro a semestre. Eppure esiste una bella biblioteca dove ipotizzare uno spazio di consultazione a rotazione. Chi avesse dubbi in proposito può dare un’occhiata al conto degli acquisti librari (836mila euro) e a quello di gestione (2,4 milioni, non mancano preziosi lavori di rilegatura da 37mila euro). La passione bibliofila dei deputati italiani può sembrare bizzarra, ma mai come altre. L’anno scorso, per dire, Libero s’era accanito contro Fini, reo d’aver speso 200mila euro per portarsi appresso il fotografo personale Enrico Para, ex fotoreporter del Secolo d’Italia e dell’Msi, titolare della “Impero Fotografico srl”. Si stanno pagando le ultime fatture, perché sotto la voce “cerimoniale” 2013 la società di Para beneficia di pagamenti per altri 93mila euro.
Grande passione anche per le lingue straniere. E’ ormai stampato nella Storia Nessuno e nessuno può cancellare il “Berlusconi is not a delinquent” dell’onorevole Biancofiore. Ma è stampato anche un conto da 120mila euro per corsi di lingua inglese ai deputati che, evidentemente, vanno deserti o sono poco efficaci. Poco si sa, invece, sull’efficacia dei corsi di informatica costati 180mila euro. Si tengono da anni, a beneficio sempre delle stesse società, come la Capturator Srl di Roma. E a beneficio degli stessi deputati che resistono a più legislature. A quest’ora dovremmo avere in Parlamento gente come Kevin Mitnick o Assange. E invece abbiamo deputati, come Rosy Bindi, che giocano con l’Ipad a carte mentre in aula si discute il ddl lavoro-Ilva. A Roma però ci tengono ad essere tecnologicamente evoluti. E infatti sta per partire l’operazione Camera2.0., una gara per la gestione del sito da 4 milioni. Sulla salute, poi, non si scherza e soprattutto non si risparmia. Sul Fattoquotidiano.it abbiamo raccontato i costi per i servizi medici interni a Camera e Senato. Ebbene, nulla è cambiato. Non si capisce quale morbo si stia debellando laggiù, dove stipendio, diaria e rimborsi consentirebbero agli onorevoli di curarsi privatamente o affidandosi come tutti al SSN. Ma è molto preferibile per loro, a quanto pare, usare i presidi gratuiti (sempre per loro) che a noi sono invece costati 1,2 milioni di euro in sei mesi, 200mila euro al mese.
Un milione e mezzo per raffreddare l’estate calda della politica
Insieme agli eletti ci sono gli inquilini dipendenti (1.521), i servizi, le funzioni della Camera. Mai a buon mercato. Si è accesa e spenta, a giorni alterni, la polemica estiva sulle ferie alla Camera. Verrebbe da supplicare vacanze più lunghe, se si guardasse alla bolletta: il condizionamento delle sale di Montecitorio riesce a costare in sei mesi 1,4 milioni di euro. Chi entra batte i denti ma intanto può lustrarsi gli occhi. A dettar legge alla Camera è ormai l’interior designer: tra fatture Frau (79mila euro) e di altre nobili marche d’arredo, gli acquisti di beni mobili (di legno) procedono al ritmo di 48mila euro al mese, fino a un totale di 290mila euro. Non stupiscono i costi di “trasloco e facchinaggio” sopra il milione di euro e quelli per manutenzioni e pulizia. E’ in fase di aggiudicazione una gara da 2,9 milioni per assicurare il lavaggio di tappezzeria, vetrate, tende e parati. Tirare a lucido transatlantico e le infinite sale, e tenere il guardaroba riesce a costare ancora 1,6 milioni.
C’è poi il vestiario per i mille e rotti dipendenti che -contrariamente agli usi civili – usano servire gli onorevoli in livrea: il conto lavanderia in sei mesi è arrivato a 180mila euro, 30mila euro al mese. Briciole, certo, rispetto alle “spese strutturali” del bilancio. Dove pesano come un macigno le affittanze senza gara a beneficio dei soliti noti. La parte del leone la fa sempre la Milano 90 Srl dell’imprenditore romano Scarpellini: in 13 anni ha beneficiato di 561 milioni di euro di fitto e nel primo semestre 2013 non poteva mancare una cedolare secca per lui da 23,8 milioni. Gli spazi per la politica non sono mai troppi, dal conto economico spuntano infatti altri 2 milioni. Spazi che poi tocca pulire, per la modica spesa di 500mila euro al mese. Insomma, i risparmi promessi erano solo sulla carta. No, neppure. Mentre tutti, da anni, si affannano a decantare mirabili risparmi della dematerializzazione negli uffici della Camera si continuano a disboscare foreste: solo in carta, in sei mesi, si sono spesi 322mila euro tra risme e cancelleria varia. Verrebbe da appellarsi ancora ai famosi “questori”, i deputati che tengono in mano questo bilancio e avevano dato avvio alla XVII legislatura con i migliori propositi. Ma tra i conti spunta anche il costo della loro segreteria per 599mila euro, oltre la metà in fatture per consulenze agli studi più blasonati della Capitale (Orrù, Mazzantini, Maresca&Boccia). E noi che ci eravamo tanto preoccupati, la Casta è un punto fermo nell’Italia che cambia, una storia che non finisce mai.
LA PRECISAZIONE DELLA CAMERA: “MA NEL 2013 MONTECITORIO RISPARMIERA’ 9 MILIONI” (leggi)
LA RISPOSTA DELL’AUTORE DEL PEZZO
Fa piacere ricevere una replica a quanto abbiamo scritto che nella forma lo precisa e nella sostanza lo conferma: conferma le cifre riferite (“aldilà degli importi citati“, perché sono esatti al centesimo) e conferma l’avvenuto aumento delle spese del bilancio 2013 rispetto al 2012 precisando che “la crescita delle spese (che quindi c’è, ndr) nel primo semestre non risulta essere indicativa di alcun trend“. E questo non lo abbiamo mai scritto, anzi confidiamo proprio nel contrario, in un trend negativo se possibile, che riservi agli italiani un significativo e reale calo delle spese alla Camera. Sul quale, a quanto pare, non c’è alcuna certezza: “Nel 2013 la Camera risparmierà 9 milioni di euro“, significa infatti una cosa sola, che anche i tagli annunciati nella nota saranno insufficienti a conseguire un risparmio. Come si è visto, infatti, nel primo semestre dell’anno le spese sono state superiori di 4 milioni rispetto al semestre del 2012. Questo significa che per ottenere un risparmio rispetto al 2012 i tagli dovranno essere dell’ordine di 13 milioni e non dei soli 9 prospettati in nota, perché andranno recuperati e assorbiti anche i 4 milioni eccedenti al primo semestre. Stesso discorso, ovviamente, vale per le percentuali indicate nella nota, quando si rimarca che “nella previsione 2013 del bilancio è segnata una riduzione del 5,47% della spesa prevista per il 2012 che sarebbe pari ai famosi 9 milioni“. Per ora la spesa è aumentata del 4,7% rispetto al bilancio 2012. Quindi chiudere il 2013 in pareggio con il 2012 richiede una riduzione del 4,7 e un altro 5,47 per andare sotto e conseguire un reale risparmio: in tutto un 10% tondo di tagli alla spesa che è quasi il doppio di quelli annunciati per tutto il 2013. Tra cinque mesi potremo sapere se la Camera avrà vinto la sua sfida col rigore, ma che sia almeno onesta nel traguardo: in sei mesi dovrà tagliare il 10% della spesa corrente per conseguire un risparmio reale sull’anno e non il 5,47%. Per ora, ed è un fatto, la spesa è aumentata del 4,7%. Auguri.
TM