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Se si ferma Google che fine fa il mondo?

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Disegni occulti? Cospirazionismo internazionale? Un black out ci seppellirà? Dopo i cinque minuti di “down” planetario di Google del 16 agosto scorso, gli interrogativi si erano già fatti strada. Quella manciata di minuti di “down” – ovvero quando un sito diventa irraggiungibile – aveva colpito il 40% delle connessioni Internet globali (fonte GoSquared), creando apprensione e smarrimento tra gli internauti di mezzo mondo.   

L’episodio, semmai se ne fosse sentita la necessità, è servito a testimoniare, piaccia o meno, il ruolo che Google gioca nel mondo odierno. Da Google Search a Gmail, da YouTube a Google Drive, da Google Reader a Google Maps, passando per AdSense, Google Docs e Google News, i servizi targati Mountain View non avevano mai registrato un tilt contestuale costato, secondo le stime dei blogger di Venturecapital, mezzo milione di dollari ( “Big G” fattura 108 mila dollari al minuto).   

Quasi come nel libro Dieci piccoli indiani, ora è stata la volta di Amazon, il colosso dell’ eCommerce, scomparso ieri dagli schermi di tutto il mondo. Lo stop, ricompreso tra i 15 e i 40 minuti, ha fatto accumulare al colosso di Jeff Bezos perdite per 5 milioni di euro.   

Ma non è finita qui. Di recente, anche Microsoft aveva riscontrato problemi con il servizio di posta Outlook, tornato alla completezza delle funzioni solo dopo tre giorni. La scorsa settimana, invece, perfino il cliccatissimo portale del New York Times è risultato off line per quasi un’ora (si era pensato a un attacco hacker, poi smentito, sul modello di quello che aveva colpito l’Associated Press).

Una serie di episodi che, al di là delle ipotesi fantascientifiche che animano la Rete, evidenziano debolezze e paradossi del Web e della società digitale. Da un lato, infatti, come rileva una ricerca di Cisco System, il traffico online cresce a ritmi annuali del 35% ogni anno, mentre le rete mobili macinano aumenti del 92% a fronte di infrastrutture sempre più obsolete e inadeguate ai cambiamenti. Basti pensare che i milioni di video scaricati ogni giorno, nel 2017 rappresenteranno il 66% del traffico a livello globale. Dall’altro, proprio quando si moltiplicano i canali comunicativi, vi è una consistente concentrazione del Rete nelle mani di pochi grandi colossi che ne scandiscono uno sviluppo verticale e monocentrico.

 

il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2013

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