Carenze progettuali che hanno comportato danni alle casse pubbliche. La ‘maledizione’ del ponte di Calatrava a Venezia non pare essere finita. Stavolta è lo stesso progettista, il celebre architetto catalano, a dover fronteggiare le conseguenze negative di una tra le opere più innovative, costose e ‘sfortunate’ realizzate in epoca moderna in Italia. All’ufficio dell’archistar Santiago Calatrava i magistrati della Corte dei Conti del Veneto sono infatti riusciti a notificare – dopo due tentativi a vuoto – la citazione in giudizio per 3,8 milioni di euro dovuti all’Erario. Questo, secondo i giudici, per le pecche e i “macroscopici errori” nella progettazione del manufatto.
Del quarto ponte sul Canal Grande si era iniziato a parlare nel 1996. L’approvazione del Comune al progetto definitivo arrivò nel 2001, ma solo nel 2008, tra un rinvio ed un aggiustamento in corsa, il ‘Ponte della Costituzione’ vide la luce. Da allora è stato uno stillicidio di piccoli incidenti, interventi di manutenzione, perizie e controperizie per stabilire se la pressione dell’enorme campata di acciaio potesse essere fatale o meno per le rive su cui poggia – quella di Piazzale Roma e quella della Stazione di Santa Lucia.
I 3 milioni 886mila euro chiesti a Calatrava dai giudici sono la somma che il Procuratore della Corte dei Conti, Carmine Scarano, ha calcolato per i danni erariali direttamente imputabili alle carenze progettuali. Nel mirino della magistratura contabile, del resto, non c’è solo Calatrava. Scarano aveva stimato che i danni erariali totali fossero pari a 7,6 milioni di euro. “La vicenda della costruzione del quarto ponte sul Canal Grande – aveva denunciato Scarano in apertura dell’anno giudiziario 2013 – ha comportato un abnorme dilatazione dei tempi di realizzazione ed un aumento ingiustificato dei costi causati da errori di progettazione”.
In mezzo così c’erano finiti anche i tre tecnici che negli ultimi dieci anni avevano ricoperto il ruolo di responsabile unico del procedimento o direttore dei lavori, chiamati a loro volta a risarcire le casse pubbliche per cifre nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Tra gli ‘errori’ che Scarano aveva contestato a Calatrava e ai responsabili del progetto, anche il rifacimento dei conci in acciaio che costituiscono la campata, passati da 200 a 400 tonnellate, che avrebbero aumentato della metà la spinta dell’arco, con ciò che questo comporta per le fondazioni.
Il ‘Ponte della Costituzione‘ doveva costare secondo il progetto iniziale 6 milioni e 700mila euro, arrivò alla fine alla cifra quasi doppia di 11 milioni 276mila euro. Le spiegazioni dovranno darle Calatrava e gli ingegneri che hanno lavorato con lui nel processo che si aprirà davanti alla Corte dei Conti a Venezia il 13 novembre prossimo.