In una nota ufficiale l'Associazione Nazionale Magistrati denuncia la "strategia giornalistica con l'evidente finalità di sminuire gli effetti della sentenza definitiva" del processo Mediaset. "A rischio lo Stato di diritto", scrive il presidente Rodolfo Sabelli
E’ in corso un “linciaggio mediatico per neutralizzare la sentenza” di condanna nei confronti di Silvio Berlusconi. La denuncia viene dall’Associazione Nazionale Magistrati, con una nota firmata dal presidente Rodolfo Sabelli, dal suo vice, Valerio Savio, e dal segretario generale Maurizio Carbone.
“L’Anm ancora una volta denuncia pubblicamente il susseguirsi di articoli di stampa e di servizi televisivi contenenti gravi offese a singoli magistrati e inaccettabili attacchi all’intero ordine giudiziario, giunti fino alla redazione di elenchi di magistrati, che evocano liste di proscrizione“, si legge nel testo. “Tale strategia giornalistica, che ricorre anche alla diffusione di notizie grottesche e ripropone argomenti vecchi e già ripetutamente smentiti – prosegue l’Anm – rivela la sua natura di operazione strumentale, fondata sull’uso sistematico di argomenti falsi e gravemente diffamatori, volti a screditare la magistratura e l’operato di singoli magistrati, con una gravità e un’intensità tali da assumere le caratteristiche di un vero e proprio linciaggio mediatico. Ciò avviene in collegamento con la conclusione del processo Mediaset’, con l’evidente finalità di sminuire gli effetti di una sentenza definitiva e nel pervicace tentativo di neutralizzare le conseguenze della stessa, con grave compromissione dei principi fondamentali sui quali si basa lo Stato di diritto“.
Il riferimento dell’Anm non è esplicito, ma sembra tirare in ballo alcuni quotidiani legati a Berlusconi, come Il Giornale, Libero e Panorama, che nelle ultime settimane hanno rivolto pesanti accuse al giudice Esposito. Per giorni Il Giornale ha insistito su una serie di inchieste che in passato hanno riguardato il presidente della Corte di Cassazione, omettendo sistematicamente gli esiti a lui favorevoli. Al quotidiano diretto da Alessandro Sallusti si è poi aggiunto anche quello di Maurizio Belpietro, citando una cena in cui il magistrato avrebbe esternato il suo odio nei confronti del Cavaliere. Oggi, poi, Panorama (ripreso anche dal Giornale) ha pubblicato una lista di venti “pm rossi anti Cav” che nel corso della loro carriera avrebbero inquisito il leader del Pdl.
Quella dell’Anm è l’ultima di una serie di prese di posizione che il sindacato dei magistrati ha messo nero su bianco nelle ultime settimane, da quando il 1 agosto la Suprema Corte ha emesso il suo verdetto e pochi giorni dopo il giudice che presiedeva il collegio, Antonio Esposito, ha rilasciato un’intervista poi smentita nel passaggio centrale, ma da più parti giudicata inopportuna. Un’intervista in cui si sono voluti vedere, indebitamente anticipati, i contenuti delle motivazioni della sentenza che ancora non sono state depositate. Esposito ha ripetutamente spiegato che alcune domande erano state inserite arbitrariamente in un secondo momento, che quello non era il testo concordato. Ma la registrazione audio di quel colloquio ha fatto traboccare il vaso e ha aperto un fronte polemico che non si è ancora spento; e la vicenda ha indotto Csm, Pg della Cassazione e ministro della Giustizia a degli approfondimenti.
Il 12 agosto l’Anm aveva contestato proprio il Giornale per la “grossolana ricostruzione” della storia di Magistratura Democratica e due giorni dopo le stesse critiche si erano estese a Panorama. Ora il contrattacco si inasprisce. Il sindacato parla di “strategia giornalistica, che ricorre anche alla diffusione di notizie grottesche e ripropone argomenti vecchi e già ripetutamente smentiti”, un’“operazione strumentale, fondata sull’uso sistematico di argomenti falsi, gravemente diffamatori, volti a screditare la magistratura e l’operato di singoli magistrati, con una gravità e un’intensità tali da assumere le caratteristiche di un vero e proprio linciaggio mediatico”. Lo scopo: “Sminuire gli effetti di una sentenza definitiva” e tentare di “neutralizzarne le conseguenze, con grave compromissione dei principi fondamentali sui quali si basa lo Stato di diritto”.