Andiamoci piano. L’unico che in questi anni si è dimostrato molto a suo agio nel mercato delle vacche, senza problemi o crisi di coscienza, portafoglio alla mano, è lui, B. Non a caso fu definito agli inizi della sua carriera politica “Il venditore” nella biografia di Giuseppe Fiori. Su questa abilità particolare di Berlusconi, probabilmente messa in pratica anche in politica, sta indagando la magistratura. L’accusa è di aver corrotto nel 2006, con 3 milioni di euro, il senatore Sergio De Gregorio per favorire il suo passaggio tra le file del Popolo delle Libertà in modo da contribuire alla caduta del Governo Prodi.

Ma leggendo le parole di Alessandra Moretti nell’intervista di Repubblica in molti siamo sobbalzati sulla sedia: “Un conto è Grillo, un conto sono i parlamentari del movimento Cinquestelle. Ce ne sono diversi in sofferenza, e che sarebbero pronti ad andare nel gruppo misto” e ha aggiunto: “Per quel che ne so io, dai contatti che ho avuto, gli eletti dei Cinquestelle vivono una fase di grande dibattito interno, e anche di difficoltà. Conoscendoli, credo che qualcuno potrebbe cambiare idea in un numero sufficiente per dare vita a una nuova maggioranza.”

Ecco allora profilarsi all’orizzonte non un mercato delle vacche, in quello è stato insuperabile (e probabilmente condannabile) il pregiudicato B. , ma certamente l’ennesimo episodio di trasformismo italico.

Ma chi, come il sottoscritto, difende e crede nella necessità di attuare e non cambiare la nostra Costituzione, non può che annotare che è proprio l’art. 67 a sancire il diritto di scelta che hanno i parlamentari: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.

Insomma il parlamentare può, anzi deve, agire in piena autonomia, senza che nessuno lo possa costringere a mantenere gli impegni assunti in campagna elettorale, né può essere indotto dal partito che lo ha eletto a fare scelte diverse da quelle che la sua coscienza gli spinge a fare; né può essere costretto da lobby industriali, religiose o consociative. E’ proprio nella definizione “rappresenta la Nazione” che si definiscono i confini del suo mandato. I padri costituenti vollero chiarire che compito primario di ogni parlamentare è lavorare per realizzare gli interessi del popolo nel suo complesso, cioè della Nazione.

Bisogna poi chiarire che, nella storia d’Italia, il “trasformismo” è stato cosa distinta dai De Gregorio, Razzi e Scilipoti. Secondo alcuni storici ha addirittura, in momenti particolari, rappresentato la possibilità di imprimere una “svolta” nell’attività politica (da Cavour con il “Connubio” in poi, con De Petris, Crispi, Giolitti).

E anche nel dopoguerra vi sono stati molti casi di “cambio di casacca” considerati propri della dialettica politica. Altrimenti avrebbero dovuto dimettersi dal Parlamento i deputati che, nel ’47 formarono il PSLI uscendo dallo PSIUP, oppure nel ’64 quelli che uscirono dal PSI per formare di nuovo lo PSIUP e, ancora, quelli del “Manifesto” radiati dal PCI nel ’69 e quelli di Rifondazione Comunista e del PdCI, nella crisi del Prodi I del ’98.

Certo, la situazione politica italiana attuale è molto diversa da allora, visto che abbiamo un Parlamento di nominati. Per questo molti di noi storcono il naso quando vedono parlamentari cambiare casacca. E forse è auspicabile che nessuno – ne la Moretti né altri – si vantino di lavorare per questa causa.

Anche perché, in questa situazione di caos calmo, nessuno sa più spiegare quale sia l’“interesse della Nazione”, in cosa consista. Visto che su questo altare sia Monti che Letta hanno sacrificato le pensioni, le casse integrazioni e il welfare degli italiani, con la scusa di risanare i conti e, nel caso di Monti, lasciando un buco di bilancio di svariati miliardi. 

Per questo, alla luce delle minacce e gli ultimatum lanciati da un pregiudicato che tiene sotto scacco un’intera nazione, l’unica risposta possibile, come spiega bene Gilioli, sarà il voto segreto, nell’aula del Senato, per la decisione sulla decadenza di Berlusconi. Del resto si tratta semplicemente di applicare una legge dello Stato.

Una volta votata positivamente, non ci sarà bisogno di nessun pontiere o di trasformismi vari. Perché sarà chiaro – dopo 20 anni di leggi ad personam – quale siano gli interessi sui quali far convergere i parlamentari di buona volontà: abolizione del Porcellum, reddito di cittadinanza, ridimensionamento della spesa pubblica (e revisione della legge di stabilità), riduzione spese militari.

In questo caso non si tratterebbe più di trasformismo, ma di buon senso.

Altrimenti teniamoci pure il condannato di Arcore, ma a questo punto non critichiamo più i suoi aforismi: “Credo che i Razzi e gli Scilipoti siano un esempio che ci conforta.” E teniamoci pronti ad una risposta forte ed efficace della piazza.

 

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